Nadal: "In Spagna si doveva chiudere prima. La stagione 2020 è persa"

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Nadal: “In Spagna si doveva chiudere prima. La stagione 2020 è persa”

In un’intervista alla stampa spagnola, il numero due ATP ha commentato le azioni del governo Sanchez, secondo lui troppo tardive. Sul ritorno alle gare nel 2020: “Lo spero, ma non credo si giocherà”

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Rafael Nadal - ATP Finals 2019 (foto Roberto Zanettin)
 

La settimana scorsa il governo spagnolo ha illustrato il programma per la riapertura della Spagna, secondo Paese al mondo per contagi da COVID-19 e quarto per decessi nel corso della pandemia. Saranno quattro le fasi che porteranno a una graduale ripresa dell’attività nel continente iberico, tutti dalla durata di circa due settimane, per poter monitorare l’andamento dei contagi ed eventualmente tornare indietro se la situazione tornerà a peggiorare. A parlare dell’emergenza spagnola è stato uno dei personaggi più influenti del mondo sportivo, il diciannove volte campione Slam Rafa Nadal, ancora chiuso in casa a Maiorca.

In un’intervista a ‘El PaisNadal ha commentato le scelte del governo sulla gestione delle prime settimane dell’epidemia, le più tragiche per la Spagna: “Nessuno se lo aspettava. Non eravamo pronti. Ma chi dovere doveva avere accesso a tante informazioni più di noi, perciò credo siano stati fatti degli errori. Se le misure preventive fossero state adottate prima, magari tutte le misure estreme adottate in seguito le avremmo evitate. Non è una critica, ma è comunque umano riconoscere i propri errori. Io sbaglio tutti i giorni. E non pensavo che avrei vissuto qualcosa di simile. Faccio anch’io il mea culpa: ero anche pronto a giocare Indian Wells senza pensare a ciò che stava accadendo”.

Nell’ambito dell’attività fisica, in Spagna sono state adottate misure più severe che in Italia. Non ci si poteva allenare nemmeno nei pressi della propria abitazione, ma dal 2 maggio il presidente Pedro Sanchez ha alleggerito le restrizioni, permettendo attività fisica e passeggiate per fasce orarie, ma limitate nel raggio di un chilometro. “Capisco i divieti all’allenamento” ha continuato Nadal, “ma sono comunque un cittadino che paga le tasse e ha il diritto di esprimere il suo parere. Gli alpinisti o i triatleti si devono allenare da soli, il tennista ha bisogno di un avversario, ma parliamo comunque di uno sport individuale. Perché quindi prima non potevamo nemmeno andare a correre? È il nostro lavoro”.

Rafa è comunque riuscito a riprendere in mano la racchetta. Non l’ha fatto sui campi della Rafa Nadal Academy, ma su un campo privato a casa di un suo amico. A far discutere è stato invece il video pubblicato da Novak Djokovic, che si è allenato al circolo tennis di Marbella, mentre la riapertura dei circoli è infatti prevista solo per il prossimo lunedì, 11 maggio. “All’inizio è stato difficile adattarmi” ammette Nadal, “ma poi mi sono abituato a stare a casa e ho fatto doppie sessioni di allenamento, senza però uscire, per riprendere la routine. Ho anche smesso di seguire le notizie, è stato un passo avanti molto importante. Non credo in una nuova normalità, credo nella vecchia normalità. Sappiamo adattarci bene, ma abbiamo anche l’abitudine a dimenticare: apprezziamo la salute solo quando stiamo male. Spero che questo serva di lezione”.

Ancora non si parla di riaperture per i tornei ATP e WTA, ma tutto rimarrà bloccato almeno fino a metà agosto. Nadal però non crede che si potrà giocare nella seconda parte della stagione: “Lo spero, ma io non penso che si giocherà. Se potessi firmare per una ripresa nel 2021 lo farei subito. Mi preoccupa più il prossimo Australian Open che ciò che accadrà da qui a fine anno. Il 2020 lo vedo praticamente perso”.

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