New York, Parigi e…casa. Le strade dei big si dividono (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Il tempo è quasi scaduto. Nei primi giorni di agosto la federazione americana di tennis comunicherà ufficialmente il destino dello Us Open, lo Slam di New York che dovrebbe partire il 31 agosto preceduto dal Masters 1000 di Cincinnati, spostato a Flushing Meadows per motivi di sicurezza. La cancellazione dell’Atp 500 di Washington, che sarebbe scattato tra due settimane riaprendo di fatto il sipario sul circuito maschile, ha nuovamente gettato un’ombra sul futuro dei tornei americani. Molti dei giocatori sono appesi tra il restare in Europa e volare negli Stati Uniti. C’è chi si prepara come Djokovic e chi invece cambia rotta puntando direttamente agli appuntamenti sul rosso nel Vecchio Continente, come Nadal. In tutto questo Federer, in via di recupero dalla doppia operazione al ginocchio destro, resta a guardare, riprendendo lentamente la preparazione fisica ma spostando l’appuntamento con i tornei e il suo amato pubblico direttamente nel 2021. Il numero 1 al mondo, dopo la disavventura del coronavirus, contratto in Serbia durante l’Adria Tour organizzata da lui, è tornato a Marbella. Lì il campione ha passato la quarantena è lì è tornato per allenarsi in attesa del via libera per i tornei americani. Djokovic è al lavoro sul veloce e si è fatto anche mandare le palline che si useranno allo Us Open per prepararsi al meglio. Un segnale chiaro che l’intenzione del numero 1 al mondo è di giocare lo Slam americano che ha già vinto tre volte, nel 2011, 2015 e 2018. Le condizioni di sicurezza nella bolla di New York ora sono di suo gradimento: potrà portare tre persone del team e alloggiare a Long Island invece che al Queens. Addentare il trofeo della Grande Mela lo porterebbe a quota 18 Slam, a uno soltanto da Nadal e a due da Federer, l’oggetto del desiderio di entrambi. L’anno scorso Djokovic e Nadal si erano spartiti i quattro tornei maggiori, con il serbo campione a Melbourne e Wimbledon e il maiorchino trionfatore (per la dodicesima volta) a Parigi e Us Open. Rafa, a oggi, non sembra avere intenzione di volare oltreoceano per difendere il titolo. Si sta allenando nella sua accademia di Manacor, sulla terra rossa insieme a Carlos Moya. Rafa ha già confermato la sua presenza al Masters 1000 di Madrid che al momento è in programma dal 14 settembre, un giorno dopo la fine dello Us Open. Un incrocio di date impossibile se non dotati del dono dell’ubiquità. Pochi giorni fa Rafa ha glissato, durante un evento del suo sponsor, sull’argomento Us Open limitandosi a descrivere le sensazioni del ritorno alla normalità: «Ho ripreso con intensità, il mio corpo si sente bene e voglio essere prontissimo per il rientro in campo, quando sarà». Madrid, Roma e Parigi sono la strada scelta dal mancino che, conquistando il Roland Garros, aggancerebbe l’eterno rivale Roger Federer a quota 20 Slam. Lo svizzero, fermo dopo le due operazioni al ginocchio, ha confermato di aver ripreso ad allenarsi con il preparatore fisico Pierre Paganini. Una prima fase di recupero prima di riprendere anche la racchetta, presumibilmente a metà agosto, poco dopo il compimento dei 39 anni. Pochi giorni fa ha ragguagliato i suoi adepti sui programmi futuri: «Il ginocchio sta bene — ha detto —. L’obiettivo è essere al massimo della forma all’inizio del prossimo anno. Ho in programma un blocco di 20 settimane di allenamento sia fisico che con la racchetta. Sarà una strada lunga, ma non vedo l’ora di essere di nuovo al 100 per cento».