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Berrettini: “Mi piace stare da solo, mi fa capire bene cosa succede”

Intervistato da Repubblica, Matteo ha raccontato della necessità di ritagliarsi degli spazi propri, paragonandoli all'esperienza del campo

Ultimo aggiornamento: 17/09/2020 10:55
Di Tommaso Villa Pubblicato il 21/08/2020
4 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Matteo Berrettini - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)

A New York per la doppietta che segnerà ufficialmente la ripartenza dell’ATP Tour, Matteo Berrettini ha risposto alle domande di Paolo Rossi di Repubblica, toccando diversi temi ma soffermandosi principalmente su quello della solitudine con cui tanti si sono trovati ad avere a che fare in questi mesi e con cui i tennisti dovranno saper convivere durante le prossime tre settimane dentro la bolla (tre settimane per chi sarà più fortunato).

Stando al nuovo libro del suo mental coach, Stefano Massari, intitolato “O vinci o impari”, questo non è affatto un problema per il N.1 d’Italia, che anzi rilancia con una citazione di Seneca: “La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo”. Secondo Berrettini, questo è vero in particolare per il tennista: “Ognuno ha il suo team con il quale lavora e si confronta ma, alla fine, in campo si è soli. Contro tutti. E fin quando non esisterà il time-out col coach, al di là delle sperimentazioni di queste esibizioni in cui ho giocato [l’Ultimate Tennis Showdown, ndr], i problemi tocca risolverseli da soli. […] So bene che tutti mi vogliono bene, che mi vogliono aiutare ma la cosa migliore e realizzare da soli e capire cosa sta succedendo per indirizzare le cose”.

A quanto pare, la capacità di stare bene con i propri pensieri è una caratteristica innata del semifinalista uscente dello US Open, che, pur non descrivendosi come introverso, da piccolo faceva preoccupare sua madre per la sua tendenza a giocare per conto proprio: “Sono fatto così, mi piace stare da solo per avere degli spazi miei. Stare da solo mi fa capire bene cosa succede“. D’altronde, il tennis non è solo un gioco di solitudine (nemmeno i compagni di doppio si guardano in faccia durante i punti), ma anche di reazioni infinitesimali, e per questo, secondo Berrettini, è importante saper scegliere senza pensare troppo, e la solitudine certamente aiuta a disciplinare il proprio flusso di coscienza.

Sapersi creare dei propri spazi è stato fondamentale durante il lockdown, quando Berrettini è stato ospite presso la famiglia della sua ragazza, Ajla Tomljanovic, in Florida, un’esperienza multiculturale a cui si è ormai abituato: “Figlio nato, cresciuto e attaccato visceralmente a Roma. Ma la vita ha voluto altro per me: mi sono spostato, viaggio e mi muovo tanto. Sono un cittadino del mondo. Mai avrei immaginato di non parlare in italiano alla persona amata“.

Dalla fine della quarantena, Berrettini ha trascorso soltanto tre giorni in Italia, giusto per salutare la famiglia, ed è tornato ad allenarsi a tempo pieno, ma non a Roma, città che, secondo lui, “sarebbe una distrazione”: “Il cuore dice Roma, ma sono molto più a Montecarlo. In Florida sono stato ospite. Dal 2017 non sono mai stato più di un mese nello stesso posto“. Interrogato infine sul futuro della sua carriera, adesso che è entrato a far parte dei migliori e ha anche avuto una racchetta personalizzata, Berrettini ha detto: “La direzione è giusta, ora bisogna solo non smarrire la strada”.


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