Nadal non si ferma a 1000. Schwartzman vede Londra (La Gazzetta dello Sport). Attenti a Humbert, le suona a tutti (Mastroluca). Quasi nemici, il duello (Azzolini)

Rassegna stampa

Nadal non si ferma a 1000. Schwartzman vede Londra (La Gazzetta dello Sport). Attenti a Humbert, le suona a tutti (Mastroluca). Quasi nemici, il duello (Azzolini)

La rassegna stampa di venerdì 6 novembre 2020

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Nadal non si ferma a 1000. Schwartzman vede Londra (La Gazzetta dello Sport)

Fatto mille, Nadal aggiunge una partita vinta in più alla quadrupla cifra che lo ha già collocato nella leggenda. E del resto lo aveva ricordato subito dopo il successo contro Lopez: «Non posso certo fermarmi, è ora di concentrarmi sulla vittoria numero 1001». Et voilà, Rafa vola ai quarti battendo l’australiano Thompson, ma deve cancellargli una palla del set sul 6-5 del secondo parziale dopo un micidiale scambio di 26 colpi: «Credo di aver giocato un buonissimo primo set, con tanti vincenti, ma nel secondo sono calato alla risposta e lui invece è salito di livello, per fortuna nel tie break ho giocato un paio di buoni punti». Ora lo attende un secondo derby spagnolo, contro Carreño, già battuto a Roma. L’asturiano è ancora in corsa per le Finals di Londra (dal 15 novembre), ma l’ultimo posto disponibile è ormai sempre più alla portata del formidabile argentino Schwartzman, cui basta un’altra vittoria per raggiungere il traguardo. Il Peque ci proverà oggi contro Medvedev. Per il Masters sono già qualificati Djokovic, Nadal, Thiem, Tsitsipas, Medvedev, Zverev e Rublev. […]

Attenti a Humbert, le suona a tutti (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Fuori dal campo è ragazzo rispettoso e serio. In campo, un talento creativo con quel pizzico di improvvisazione tipico dei mancini. Su questi binari si muove la storia di Ugo Humbert, 22 anni e numero 34 del mondo, che sta vivendo la sua miglior stagione di sempre. È il sedicesimo francese nei quarti di finale a Parigi Bercy. Finora, non era mai andato così bene in un Masters 1000. Lungo il percorso, ha eliminato Stefanos Thitsipas dopo 3h15′, il suo secondo successo in cartiera contro un Tbp 10. E ieri negli ottavi ha impiegato altri tre set per superare l’ex n.3 del mondo Marin Cilic, battuto 6-3 6-7(4) 6-3. «Ho giocato bene contro grandi avversari. Cerco di essere più aggressivo – ha spiegato dopo la partita – E mi sento anche più sicuro mentalmente. Sono un giocatore migliore, adesso, nei momenti chiave delle partite». Leggero e agile, Humbert possiede un tennis classico e completo. Anticipo e scelta di tempo gli danno la possibilità di giocare colpi veloci e filanti pur senza mettere peso sulla palla. Può irrobustirsi ancora e guadagnare fiducia sotto rete. […] Il tennis è da sempre la sua grande passione, in cui ha trasferito l’etica del lavoro assorbita dai genitori. Gli Humbert gestiscono infatti una storica gastronomia a Metz. Non si è perso d’animo quando ha dovuto smettere di giocare per oltre un anno, da adolescente, per una crescita troppo rapida, e in quel periodo ha iniziato a suonare il pianoforte, passatempo che continua a coltivare.

Quasi nemici, il duello (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Il titolo, “Quasi nemici”. Protagonisti, due che solo ad affiancarli c’è di che provocare lo smottamento delle tonalità più drammatiche da una qualsiasi sceneggiatura, per vederia trasformarsi in una commedia. Un duo comico e insieme tennistico di rara espressività, quello composto da El Peque e The Bear, il piccolino e l’orso. Uno alto alto e surreale, un po’ sbilenco nella corsa e nei pensieri; l’altro agitato e iperattivo, talmente piccolo da entrare nel corpaccione del rivale. Daniil Medvedev vicino ai due metri e Diego Schwartzman un metro e settanta, sono pronti alla seconda replica annuale di un malmostoso antagonismo. Appuntamento oggi, nei quarti del Masters 1000, sul Centrale di Bercy. Non si piacciono. Meglio, non si piacciono più. Tutto cominciò all’Atp Cup di gennaio. Dieguito l’ha raccontata: «Faccio il break nel primo set e vado 4-5, ci tengo a disputare una buona partita perché lui mi ha già battuto due volte su due. Così, alzo il pugno chiuso verso la mia panchina, che festeggia. Nel game successivo, servo per il 5 pari, ma vado sotto 0-30 e commetto doppio fallo. Lo vedo esultare, “strano” mi dico, dato che di solito non si fa. Ma lui prolunga l’esultanza, me la sbatte in faccia. Mi rendo conto che mi sta prendendo in giro, e non capisco perché. Perdo il punto e poi il set 6-4 e lui mi pianta gli occhi addosso e mi squadra con un’espressione sarcastica, poi fa lo stesso col mio angolo. Penso: “è un deficiente”. Decido di insultarlo per tutto il 2° set, gli do dello sciocco, ma non mi basta e passo al cretino, salgo su di tono fino a dargli dell’imbecille. Perdo il match, ma sento di essere in pace con me stesso per quante gliene ho cantate. A fine match il suo capitano, Marat Safin si scusa. “Perdonalo, è mezzo matto, non so perché faccia così”. La storia finisce qui, ma non parlo più con Medvedev né ho accettato di allenarmi più con un tipo simile. Peccato, credevo di avere con lui un buon rapporto». […] C’è chi dice che le baruffe nascano tutte allo stesso modo. Una parola sbagliata, un gesto fuori luogo. Ciò che i tennisti meno sopportano è la mancanza di rispetto. Esiste un codice di comportamento non scritto, ma tramandato a memoria. È la cosa che s’impara prima delle altre, se non si vuole andare incontro a seri problemi: rifiuti, ostracismi, emarginazioni. Se il piccoletto ha deciso di raccontare la storia (è successo al Roland Garros) nutrendola di così tanti particolari, è perché con tutta probabilità non può essere smentita. Nel circuito Diego passa per bravo ragazzo, affidabile, amico di tutti. Federer e Nadal hanno sempre una parola di stima in più per lui. L’orso (“medved” in russo significa quello), è un tipo in buona parte da scoprire. Qualche volta si concede a siparietti che non invitano a considerarlo un mostro di simpatia, ma in qualche modo rimedia sempre. Il più noto, forse, agli Us Open 2019, che lo videro in finale contro Nadal. Beccato dal pubblico, rispose con il dito medio sguainato, e fu costretto a porgere pubbliche scuse. […]

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