La storia siamo noi (Crivelli). La cruna di Sinner (Azzolini). Si ferma Seppi, highlander azzurro (Manfredi)

Rassegna stampa

La storia siamo noi (Crivelli). La cruna di Sinner (Azzolini). Si ferma Seppi, highlander azzurro (Manfredi)

La rassegna stampa di mercoledì 26 ottobre 2022

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La storia siamo noi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Adesso arrivano loro. E la battaglia tra generazioni conoscerà un finale di stagione di fuoco. Con Nadal sospeso tra recupero dall’infortunio e paternità, Djokovic impegnato con i bambini della sua fondazione a Belgrado, dopo aver centellinato come al solito i tornei a cui iscriversi, e Federer definitivamente approdato nel novero degli ex, le ultime settimane hanno esaltato i giovani leoni. Domenica scorsa, i tre tornei in calendario hanno incoronato tre ragazzi nati in questo millennio (Auger-Aliassime, classe 2000, ad Anversa; Musetti, 2002, a Napoli; Rune, 2003, a Stoccolma), mentre il numero uno del mondo resta nelle mani di un talentuosissimo diciannovenne, il fenomenale Alcaraz. Rafa e Nole, però stanno scaldando di nuovo il motore e si ripresenteranno al Masters 1000 di Bercy (da lunedì) e poi alle Atp Finals di Torino (dal 13 novembre): non giocavano in uno stesso torneo da Wimbledon. Il maiorchino da qualche giorno posta incessantemente video di allenamenti intensi alla sua Accademia. E coach Moya, intervistato da una tv locale, ha confermato che Nadal sarà pronto per l’indoor parigino e poi per il torneo dei Maestri: due tra le rarissime medaglie che il mancino non si è mai appuntato al petto, intanto perché il veloce indoor rimane per lui la superficie più ostica, e poi perché di solito a questo punto della stagione è sempre arrivato spremuto dalle fatiche dei primi nove mesi. Dunque, non gli mancheranno motivazioni extra, rinforzate dalla possibilità di tornare numero uno del mondo e concludere così l’anno in vetta per la sesta volta, a 36 anni suonati. Un inno all’immortalità che lo accomuna all’arcirivale Novak, il quale ha rivelato di voler rimanere in campo per almeno altre tre stagioni e in una chiacchierata con un sito sportivo serbo ha dissipato dubbi sui prossimi passi agonistici «Ci sarò, mi sto preparando per gli ultimi due tornei dell’anno. Mi sento bene, gli ultimi due tornei, ad Astana e Tel Aviv, e i titoli vinti hanno fatto crescere i miei livelli di fiducia e di motivazione. È naturale e normale, quando vinci, voler giocare di più e continuare con la serie di vittorie. Quindi spero di poter concludere questa stagione nel migliore dei modi». Chissà che nei due appuntamenti non possa rinverdirsi la rivalità più corposa della storia del tennis, con il 60° episodio della saga dei loro confronti diretti (Nole conduce 30- 29), in attesa di ritrovarsi di nuovo in uno Slam, in Australia a gennaio, visto che Djokovic ha dovuto rinunciare a New York perché non vaccinato. Il serbo, dopo il pasticciaccio della falsa esenzione di inizio anno culminato nella detenzione in un centro per immigrati irregolari a Melbourne, teoricamente ha il visto d’ingresso nel Paese sospeso per tre anni, ma il governo australiano potrebbe cancellare la sanzione; intanto, non c’è più l’obbligo vaccinale per viaggiare nell’altro emisfero. Per queste ragioni, Nole se la sente di sprizzare un velo di ottimismo: «Riguardo alla mia presenza in Australia, ci sono dei segnali positivi, ma nulla di ufficiale ancora. Sono in contatto con miei avvocati che sono là, che a loro volta ogni giorno si interfacciano con le autorità che si occupano nel mio caso. Spero di avere una risposta nelle prossime settimane, positiva o negativa che sia. Ho superato quello che è successo a gennaio, voglio solo giocare perché è ciò che so fare meglio. L’Australia è sempre stata il posto dove ho espresso il miglior tennis, i risultati parlano chiaro».

La cruna di Sinner (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Mille punti per Torino. E potrebbero non bastare. Ma Sinner ci crede, raccoglie la sfida e da essa trae nuove motivazioni per questo suo terzo ritorno all’agonismo nel corso di una stagione che, a disporre in ordine tutto ciò che è successo a lui e a Berrettini, c’è materiale in esubero per un simposio sul tema “medicina e sfiga, dove finisce l’una e comincia l’altra”, relatore James Blake, numero 4 negli anni d’oro di Federer, uno che alla fine se n’è tirato fuori, ma è rimasto negli annali del tennis più sventurato quando in allenamento al Parioli di Roma slittò per incornare di testa il paletto della rete, causando un rumore tale da spingere i soci ciel circolo a precipitarsi non sui campi, ma in strada, per dare soccorso agli automobilisti che pensavano coinvolti nell’incidente. Ma Jannik fa bene a crederci, numeri alla mano. Dice: «So che dovrei passare per la cruna di un ago, ma l’aritmetica ancora mi concede qualche speranza.. Cerco di non pensarci molto, ma Vienna e Parigi sono due tornei che mi piace giocare, dunque proverò a fare del mio meglio. La caviglia ora è a posto, se sono qui a Vienna è perché posso giocare, altrimenti non sarei venuto». L’anno scorso Sinner raggiunse le semifinali dell’ATP 500 austriaco. Fanno 180 punti. Per arrivare ai mille che servono, dunque, già da Vienna è richiesto un balzo in avanti. La finale vale 300 punti, la vittoria ovviamente 500. A Parigi, l’ultimo tra i Masters 1000, si pesca meglio, la semifinale vale 360 punti, la finale 600, la vittoria 1000. C’è poi da tenere d’occhio che cosa faranno i tennisti che precedono Jannik nella Race. Il settimo in corsa per le Finals è Felix Auger Aliassime, che ha 3.225 punti, Sinner ne ha 2.310. Di mezzo ci sono Fritz ottavo a 2.910 punti, Hurkacz nono a 2.770, e altri tre, oltre a Djokovic iscritto a Torino in virtù dello Slam vinto a Wimbledon e Zverev, fuori gioco per infortunio. Visto così, il concetto della cruna dell’ago appare abbastanza chiaro. Sinner oggi sarà in campo contro il cileno Garin, e non si sono mal incontrati. Al secondo turno Cerundolo (battuto di recente in Davis), nei quarti Medvedev, presenza che restringe ancora di più la suddetta cruna. Ma sperare è gratis e fa bene Sinner a sentirsi sempre in lotta per qualcosa da ottenere o qualcuno da raggiungere. Vienna e Parigi, mal che vada, faranno da preparazione alla Davis. C’è un patto fra gli azzurri, formulato nelle liete giornate di Bologna. «Diamoci dentro con tutto ciò che abbiamo» è il succo dell’accordo. Battere gli Stati Uniti nei quarti (primo impegno a Malaga) significa non solo entrare nel gruppo delle prime quattro, ma anche evitare il preliminare nel 2023. Buone notizie arrivano da Berrettini. «Non ci sono lesioni al piede -annuncia coach Santopadre al telefono – Matteo farà la terapia che serve per far sparire il dolore, ma conta di essere pronto per Parigi Bercy». […]

Si ferma Seppi, highlander azzurro capace di battere Federer e Nadal (Jacopo Manfredi, La Repubblica)

Ha salutato il tennis con una partita emblematica, manifesto di un’intera carriera. Come fatto per 21 anni, anche nell’ultimo atto da professionista Andreas Seppi ha lottato per due ore al primo turno del challenger di Ortisei prima di arrendersi (5-7, 6-3, 6-4) al tedesco Yannick Hanfmann, n. 154 del mondo. Seppi ha provato ad allungare di un altro giorno il suo addio ma si è dovuto arrendere dopo aver sciupato un vantaggio di 3-1 nel terzo set ed aver mancato due palle per il 5-5. Il 38enne di Caldaro saluta il circuito dopo essersi tolto tante soddisfazioni. È arrivato al 18° posto del ranking mondiale e per 810 settimane, da maggio 2005, è stato nella Top 100 della classifica Atp. Andreas lascia con tre record prestigiosi che nessuno gli potrà mai togliere: è l’unico italiano ad aver battuto Federer in uno Slam (agli Australian Open 2015), il primo azzurro ad aver vinto un titolo su tutte le superfici (sull’erba di Eastbourne 2011, sulla terra di Belgrado 2012 e sul cemento di Mosca 2012) e il primo anche ad aver vinto un titolo sull’erba (Eastbourne 2011). Inoltre, per ora, è l’unico italiano ad aver battuto sia Federer che Nadal (a Rotterdam 2008). Presente in tre edizioni dei Giochi olimpici (2008, 2012, 2016), Seppi nelle prove degli Slam si è tolto la soddisfazione di collezionare ben 66 partecipazioni di fila, una in più di Federer. […]

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