Due tornei non bastano per trarre conclusioni, ma l’inizio della collaborazione tra Jasmine Paolini e Marc Lopez ha già catturato l’attenzione degli appassionati. Dopo gli impegni a Stoccarda e Madrid, l’ex compagno di mille battaglie di Rafael Nadal racconta in una lunga intervista al sito spagnolo com’è nato questo inedito sodalizio, spiegando con entusiasmo il suo nuovo ruolo nel circuito WTA. “Il feeling è stato immediato, anche se siamo solo all’inizio. Sono felice di poter dare la mia esperienza a una giocatrice come Jasmine”, ha raccontato López, in una lunghissima intervista rilasciata a Punto de Break.
“Jasmine? L’ho conosciuta il 7 aprile a Barcellona”
Tutto comincia quasi per caso, in una primavera che prometteva cambiamenti. “L’ho conosciuta il 7 aprile a Barcellona, il nostro primo torneo insieme è stato Stoccarda e le cose sono andate molto bene. Non mi aspettavo nulla, ma ero aperto a un progetto che mi motivasse”. La proposta è arrivata dal manager della tennista toscana, ma a volerlo in squadra, racconta Lopez, è stata proprio Jasmine. “La cosa più bella è stata sapere che l’idea è partita da lei. Non mi aveva visto giocare tanto, ma apprezzava il mio percorso da tennista e il mio lavoro con Rafa”.
Perché accettare una nuova sfida, per di più nel circuito femminile dove non aveva mai lavorato? “Mi ha colpito la sua allegria, la sua capacità di sorridere anche in contesti competitivi. Anch’io ho sempre cercato di affrontare la vita e la carriera con leggerezza, senza perdere la passione. Il suo atteggiamento mi ha convinto. Ho pensato che se non avessi accettato, forse me ne sarei pentito”.
Dall’ATP al WTA: un mondo diverso?
Passare dal circuito maschile a quello femminile è un salto che può sorprendere, ma Lopez minimizza. “Alla fine è sempre tennis, parlare di ‘altro mondo’ è un po’ esagerato. Certo, nel circuito femminile c’è meno varietà, ma ho visto un livello altissimo. A Stoccarda sono tornato davvero colpito da quanto giocano bene”.
E sull’aspetto mentale? “Ho sentito dire che le ragazze si lasciano aiutare di più, ma è ancora presto per dirlo. Jasmine viene da quasi dieci anni con Renzo Furlan, una collaborazione lunga e intensa. Io cerco solo di aiutarla, di capirla e accompagnarla in questa fase della sua carriera”.
Il margine c’è, anche tra le Top10
Con umiltà e rispetto, l’ex doppista spagnolo non vuole rivoluzionare nulla. “Non sono qui per cambiarle il gioco, ha 29 anni ed è n.6 del mondo. Ma credo possa aggiungere qualcosa in più al suo repertorio, variare un po’ di più, non essere sempre così diretta. Ci lavoreremo poco a poco”.
Sul confronto fisico con le “big hitter” del circuito, Lopez ha le idee chiare: “È vero che è la più bassa della top100, ma è veloce, legge bene il gioco, ha una palla potente. Certo, il servizio non è tra i migliori della top10, ma nel circuito femminile i break sono frequenti. Lei sa come compensare”.
Dopo un 2024 da sogno, la sfida è confermarsi
Con un 2024 finora brillante, c’è da difendere tanti punti. “Gliel’ho chiesto anch’io, volevo sapere come si sentisse con questa pressione. Mi ha detto che non ci pensa, che vuole solo competere al massimo in ogni torneo. È lo spirito giusto. Alla fine dell’anno il ranking ti dà ciò che meriti, non bisogna farsi condizionare troppo da quello che si difende”.
Nonostante il nuovo coach arrivi da una carriera nel doppio, Lopez non è entrato per imporre rinunce. “A Jasmine piace giocare il doppio, la rende felice e la aiuta anche nel singolare. Finché vedo che non le toglie energia, non ho motivo di chiederle di smettere. Gioca con Sara Errani, la sua migliore amica. Vederle in campo insieme, sempre sorridenti, è un piacere”.
E tra campioni olimpici, lo spirito non manca. “Durante una cena con Sara e il suo coach abbiamo scherzato: ‘Qui l’unico senza medaglia d’oro sei tu, Pablo’”, racconta ridendo l’allenatore catalano, oro a Rio 2016 con Nadal.
“Jasmine sa perdere. E sa rialzarsi”
Anche nella sconfitta, Jasmine sorprende. “Dopo la semifinale persa con Sabalenka a Stoccarda l’ha presa bene, ha avuto le sue chance, ma è rimasta lucida. È una persona con cui puoi parlare sia dopo una vittoria che dopo una sconfitta”.
Più complicata la tappa di Madrid: “Ha avuto un virus intestinale proprio il giorno dell’esordio, è scesa in campo comunque e ha vinto, ma poi ha avuto febbre e si è sentita molto debole. Alla fine ha perso sia in singolo che in doppio, ma fa parte dello sport”.
L’equilibrio tra famiglia e adrenalina con Nadal sempre nel cuore
Dopo anni al fianco di Nadal, questa è una nuova fase anche per López. “Con Rafa ho vissuto momenti unici, ma questo progetto è più ‘mio’, con una persona che non conoscevo e con la quale sto costruendo qualcosa da zero”. L’equilibrio tra carriera e famiglia è delicato: “Mia figlia ha quattro anni, non voglio perdermi la sua crescita. Ma sento ancora il bisogno di restare vicino alla competizione. Cercherò il giusto bilanciamento”.
Inevitabile parlare di Nadal, la leggenda che lo ha accompagnato negli ultimi anni. “Mi manca molto, come tutti quelli che hanno lavorato con lui. È stato un esempio di gioia e carisma. Anche quando si è ritirato, ha dimostrato grande maturità. Lo sapevamo, ma è stato un momento forte”.
Lopez però non lo immagina allenatore. “Non credo che lo vedremo in quel ruolo, non so spiegare bene perché. Ha già dato tutto, ha altri interessi, una bella famiglia, tanti progetti. Però, se dovesse succedere, sarebbe bellissimo per il nostro sport”.