La storia di Silvia Ambrosio parte dalla fredda Germania, paese in cui è nata e cresciuta, nonostante la provenienza salernitana dei genitori. L’attuale numero 275 del mondo, è arrivata in punta di piedi al Country Time Club di Palermo – grazie alla concessione di una wild card per il main draw – e mentre il caloroso pubblico del capoluogo siculo focalizzava l’attenzione sull’attesissima Grant e le palermitane Pedone e Spiteri… la ventottenne di Francoforte metteva k.o la numero 7 del seeding, Leyre Romero Gormaz.
Un sorriso stampato sulle labbra, e lo stupore di doversi sedere dinanzi ai giornalisti in conferenza stampa, alla quale, evidentemente, è poco abituata. “Il tennis non è era mai stata una priorità”, dice l’azzurra, passata anche per la tappa “College” negli Stati Uniti d’America, e sbocciata professionalmente all’età di 24 anni. Poco nota al pubblico poiché relegata nelle zone basse del ranking WTA, Ambrosio incanta col suo dritto poderoso e con un dinamismo atletico che ha poco da invidiare alle colleghe, le quali, a differenza sua, non hanno calpestato i manti erbosi tedeschi. Ma non è di tennis che stiamo parlando: “All’inizio c’era una squadra (di calcio) da dove venivo io, poi non hanno più fatto la squadra l’anno dopo. Non c’era mai la possibilità di giocare a calcio, comunque mi piaceva tanto, quindi ho detto ok, gioco a tennis. Però quando avevo 14-15 anni non giocavo tanto. Ho iniziato quando sono andata in America. Mi allenavo tutti i giorni a giocare a un livello più alto, anche con più giocatrici forti prima del college non ho mai pensato di poter giocare a quel livello”.
Una giocatrice multiforme, che prima di intraprendere a tempo pieno la vita da giocatrice, si è dedicata agli studi di Psicologia, conseguendo la laurea. Approfondire la psiche umana, però, non è stato così d’aiuto per trovare l’antidoto allo sport del diavolo: “Mi autoanalizzo un pò troppo. ma… no, non aiuta. Poi giustamente quando studi ogni piccolezza vai a pensare ‘forse anch’io mi comporto così”. L’azzurra dovrà affrontare – nei suoi primi ottavi ‘125’ della carriera – l’autrice dell’eliminazione di Grant, Tamara Zidansek. L’impronta teutonica di Silvia non le è indifferente, così come il suo essere glaciale nel campo da gioco. Ma nel contesto del country, dove il caloroso pubblico palermitano viene sempre in soccorso delle atlete tricolore, dovrà assorbire quanta più carica energica possibile, con l’obiettivo di superare lo scoglio sloveno: “Non sono una che usa tanto l’aiuto del pubblico. A volte preferisco forse anche i punti importanti dove il pubblico si fa sentire. Mi piace giocare col pubblico però non è che lo uso come una forza. Giustamente sono consapevole del fatto che tipo ieri, io da italiana, questo mette anche pressione all’avversario. Poi lei fa un errore banale, tutti che fanno il tifo per me, so che mentalmente pesa per lei questo lato qua”.
Silvia fa un passo alla volta, sognando di approdare ai quarti di finale, nella splendida cornice del Country Time Club. Ma l’obiettivo – a breve termine – è uno solo, ed è chiaro. Guadagnare l’accesso alle qualificazioni di uno Slam: “È un obiettivo che ho. Ci sono andata abbastanza vicino l’anno scorso, però sicuramente è un obiettivo abbastanza importante”.