A differenza della parte bassa del tabellone dove il n. 2 e il n. 4 del seeding, rispettivamente Zverev e Musetti, si sono fermati ai quarti, i due favoriti della metà alta hanno raggiunto la semifinale. Così, martedì al China Open, quando in Italia saranno le otto del mattino, Jannik Sinner e Alex de Minaur si troveranno uno contro l’altro per l’undicesima volta negli ultimi sei anni. E l’azzurro ha sempre vinto.
Il primo duello risale alla finale delle Next Gen ATP Finals del 2019, quando il classe 1999 allenato da Adolfo Gutierrez aveva da poco festeggiato l’ingresso in top 20, proprio la stessa settimana (quella del 28 ottobre) in cui Jannik, due anni e mezzo più giovane, sfondava il muro della top 100. La seconda sfida tra i due e prima in un torneo che distribuiva punti, a Sofia nel 2020, è l’unica in cui Alex è riuscito a strappare un set, il primo, al tie-break. Solo un altro tie-break hanno giocato i due, nel match successivo (Australian Open 2022), e da allora solo in finale a Rotterdam nel 2024 De Minaur è arrivato a 5 game in un set.
Curiosamente, su dieci confronti ben sei si sono giocati sul duro indoor e uno solo su terra battuta, a Madrid. Ma non è davvero una sorpresa, visto che la prima è la superficie dove entrambi vincono di più e la seconda quella “meno preferita”, certo ognuno con le proprie percentuali di successo che, quest’anno, sono un 88% complessivo per Jannik e 71% per Alex, attuale n. 8 del mondo.
A ventiquattro anni il Rosso di Sesto Pusteria ha fatto cose che parevano vietate ai tennisti italiani, come vincere quattro titoli Slam tra cui Wimbledon e diventare numero 1 del mondo, eppure quasi sorprende di più quel best ranking al numero 6 raggiunto dall’australiano nel luglio dell’anno scorso, subito dopo Wimbledon. Un picco purtroppo amarissimo a causa dell’infortunio agli ottavi di finale in Church Road proprio sul match point contro Fils che gli ha impedito di scendere in campo contro Djokovic per giocarsi l’accesso in semifinale. Un tabù, per adesso, quello di arrivare tra i primi quattro (o gli ultimi quattro?) in uno Slam. Non ha ancora i numeri di Rublev (dieci quarti, nessuna semi), ma sei volte su altrettante si è fermato a quel punto.
Se come Andrey è arrivato ai quarti almeno una volta in ogni major, a suo favore c’è il fatto di esserci riuscito cinque volte nelle ultime due stagioni, inequivocabile segnale di un notevole salto di qualità per il 183 centimetri di Sydney. Certo, i punti facili al servizio sono merce rara ed è 29° per game di battuta vinti; tuttavia, il dritto, se non potrà mai generare potenza dal nulla come quelli di Alcaraz o Fonseca, è diventato più pesante e ne hanno giovato i risultati sulla terra battuta. Inoltre, se il punto di forza rimangono spostamenti e velocità, ha fatto ulteriori progressi anche tatticamente – anche in conseguenza del citato infortunio, come da lui stesso ammesso –, raramente sbaglia le scelte e non ha paura di venire a prendersi i punti a rete quando l’avversario è in difficoltà.
I suoi limiti, come testimoniato appunto dai risultati Slam, diventano evidenti contro gli altri top player: quest’anno, sei sconfitte contro i primi 10 del mondo e una sola vittoria, contro Zverev in Laver Cup. Un bilancio di 19-56 in carriera e 1-12 quando è lui stesso in top 10. In definitiva, come del resto certificano le quote dei bookies, un risultato diverso dal solito sarebbe più che sorprendente e, fermo restando che ogni match fa storia a sé, che ci sono le giornate storte e tutto quanto, la parte più interessante potrebbe essere vedere se Sinner proverà cose nuove cercando di automatizzare l’imprevedibilità (una contraddizione in termini?) di cui è alla ricerca anche a costo di perdere qualche match o baderà al sodo.
