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Interviste

Jonathan Eysseric, la promessa mancata: “Dovevo essere il primo francese a battere Nadal a Parigi”

Gli allenamenti con Federer, Gasquet e Monfils, le enormi aspettative e quel match contro Murray al Roland Garros. “Sono andato in depressione. Non ho avuto la carriera che volevo”

Ultimo aggiornamento: 20/12/2025 17:31
Di Andrea Binotto Pubblicato il 21/12/2025
10 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Jonathan Eysseric - US Open 2015 (Photo Flickr/Steven Pisano CC BY S.A. 2.0 - https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/deed.en)

Se a un appassionato di tennis chiedete di Jonathan Eysseric, è molto probabile che vi ritroviate davanti una fronte corrugata e uno sguardo rivolto verso l’alto. Dopo alcuni secondi, arriverebbe la frase che racchiude molto della sua eredità, ma che allo stesso tempo non racconta nulla della sua storia: “Non mi dice niente questo nome”. Eppure, poco meno di vent’anni fa, in Francia, questo ragazzo sembrava destinato a riportare al vertice la bandiera transalpina nel tennis professionistico. Ma il corso degli eventi non sempre va di pari passo con la conferma delle aspettative. Sarebbe troppo bello e troppo semplice.

Sezioni
Mai nei Top 200“Tutti quelli che battevo sono stati Top 30, io no”Sul Philippe Chatrier contro MurrayLe feste e la depressioneIl dopo-tennis

Mai nei Top 200

In un’intervista concessa a Quentin Moynet de L’Equipe, Eysseric si è raccontato a 360 gradi. La carriera juniores che lo ha visto diventare numero 1 del mondo in singolare – con tanto di Trofeo Bonfiglio messo in bacheca (battendo in finale Kei Nishikori) e la finale dell’Australian Open 2007 – e anche in doppio, specialità nella quale ha vinto lo US Open 2007 (sconfiggendo in finale la coppia Dimitrov/Pospisil) pochi mesi dopo aver perso l’ultimo atto al Roland Garros.

Ma anche gli anni da professionista, che lo hanno visto raggiungere in singolare al massimo la posizione numero 202 del ranking. Per lui, 16 titoli Future e nessuna finale Challenger giocata (5 semifinali perse), un bilancio di 5 vittorie e 19 sconfitte contro i top 100 – la miglior vittoria è arrivata contro Marcel Granollers, per ritiro di quest’ultimo, allora numero 45 ATP, a inizio terzo set in un Challenger nel 2016 – e un record di 0 successi e 4 sconfitte nel circuito maggiore. Oppure i risultati leggermente più soddisfacenti in doppio, disciplina nella quale si è spinto sino alla 72esima piazza mondiale. Una finale nel 250 di Gstaad, 24 titoli Challenger e altrettanti allori nei Future, 5 presenze al secondo turno negli Slam (non è mai andato oltre) e al Roland Garros 2014 anche un quarto di finale nel doppio misto.

Jonathan Eysseric – Roland Garros 2017 (Photo Flickr/Kate Tann CC BY S.A. 2.0)

“Tutti quelli che battevo sono stati Top 30, io no”

“Ho incontrato persone fantastiche. Ho viaggiato. Mi sono divertito. Ma non ho avuto la carriera che volevo”, ha raccontato Eysseric. “Ho vissuto una carriera difficile. Quando avevo 17, 18 anni, volevo essere tra i primi 30. Tutti i ragazzi intorno a me che battevo ci sono riusciti (Paire, Evans, Mannarino, Nishikori, ndr). Per me, invece, c’è stato un intoppo da qualche parte”.

Il classe 1990 francese è poi entrato nel dettaglio di queste dinamiche. “La gente vedeva del potenziale in me. Gli agenti, l’entourage… Ti mettono su un piedistallo da quando sei veramente molto giovane. Ci si entusiasma in fretta. Guillaume Peyre, allora allenatore di Nicolas Mahut, diceva che sarei stato il primo francese a battere Nadal al Roland Garros”. Mancino e con il dritto potente, il giovane Jonathan veniva infatti più volte paragonato a Fernando Verdasco. Tutti vedevano in lui enormi potenzialità, comprese grandi realtà come IMG e Adidas che in quegli anni iniziavano a supportarlo.

Vide in lui qualcosa di speciale anche Roger Federer, che qualche volta si allenò con Jonathan – anche nei campi del Roland Garros – proprio per cercare di risolvere l’enigma Rafa Nadal su terra rossa. “Mi sono ritrovato in Svizzera con Federer, è stato fantastico. Ovviamente non vincevo, e lui stava lavorando su alcune cose, ma era una partita combattuta. Lo facevo arrabbiare”.

Sul Philippe Chatrier contro Murray

Due volte l’ex tennista francese ha potuto partecipare a un tabellone principale di uno Slam, in singolare, grazie a una wild card. Chiaramente entrambi gli inviti sono arrivati a Parigi, nel 2007 e nel 2008. E in tutte e due le occasioni il transalpino è incappato in una sconfitta. Ma la seconda volta, dal lato opposto della rete, c’era Andy Murray, allora numero 12 al mondo. Eysseric si era trovato avanti due set a uno, salvo poi crollare alla distanza. Una sconfitta che poteva in qualche modo lasciare ottimi spunti e consapevolezza al francese, che però ha definito quella partita “l’inizio della m***a”.

2008 French Open - Day 1

Fino a quel momento Jonathan aveva lavorato con coach Olivier Soulès, con il quale aveva instaurato un rapporto molto stretto. Non poteva sapere che presto la sua vita sarebbe cambiata. “A luglio vinco un Future, quando mi chiamano per annunciarmi che cambio allenatore e che mi trasferisco a Parigi. A 18 anni, cosa vuoi dire? Sulla carta era bellissimo. Ti danno l’allenatore che ha portato tutti nella top 10 e ti dicono che l’anno prossimo toccherà a te”.

Inglobato in un ambiente totalmente diverso, nuovo e che a fianco gli ha piazzato nomi come Richard Gasquet e Gael Monfils, Eysseric si è piano piano perso con il passare del tempo. “Mi hanno fatto vivere in una bolla, come se fossi il numero 30 al mondo mentre ero il numero 300. Mi sono ritrovato con ragazzi che arrivavano in Porsche, in Ferrari. Ti sembra di avere tre milioni sul conto mentre in realtà non hai nulla. L’essere umano ama le comodità. In quel momento non sono stato abbastanza stimolato. Sono stato catapultato in un mondo che non era il mio. Se non hai un allenatore che ti sta col fiato sul collo dalla mattina alla sera e ti mette la testa nella m***a ogni giorno, non progredisci come dovresti”.

Le feste e la depressione

Ogni tanto Eysseric, nel perfetto ruolo di ragazzo ventenne, si concedeva qualche festa e un po’ di vita mondana. Per questo è stato infatti colpevolizzato da alcuni per non aver voluto lavorare con la massima dedizione, al fine di capitalizzare nella maniera migliore possibile le sue potenzialità. “Non riuscire con me è stato un grande fallimento per chi mi aveva tra le mani. Quindi bisognava puntare il dito contro di me. Ne sono in parte responsabile perché nessuno mi ha costretto ad amare la vita mondana. Ma il ruolo di un allenatore è quello di mostrare la strada giusta, non di lasciare fare”.

Presto sono quindi arrivati i momenti bui. “Se sono caduto in depressione è proprio perché mi tormentavo. Ero alla continua ricerca della perfezione per ritrovare il mio livello”. Un’infiltrazione al polso sinistro, a fine 2008, lo ha infatti messo al tappeto. Da quella situazione Eysseric non è più riuscito a rialzarsi. “Avevo l’impressione che il mio braccio fosse tagliato. La racchetta non era più il prolungamento della mia mano. Per la prima volta nella mia vita non sentivo la palla. Ho iniziato a perdere partite contro ragazzi che avevo battuto nei Futures. Di settimana in settimana cadevo di dieci piani. La caduta è stata rapidissima”.

Nel 2009, a Marsiglia, contro Denis Istomin, la sconfitta per 6-3 6-1 lo ha poi buttato giù quasi definitivamente. “Tutta la mia famiglia era lì e io non riuscivo più a giocare. Colpivo senza sapere dove sarebbe andata la palla. Era pazzesco. Per cinque, sei anni ho avuto incubi notturni. Ogni mattina mi svegliavo dicendomi: ‘Ci siamo, credo di aver ritrovato quella magia’. Ma non era così. Eppure, avevo provato di tutto. Ripensavo alla partita contro Murray per ritrovare quelle sensazioni. Analizzavo ogni mio movimento. Giocavo contro un muro e colpivo con tutta la mia forza. Sono persino andato da un ipnotizzatore! Non mi importava vincere, volevo solo ritrovare la potenza che avevo nel diritto e quella capacità di spedire l’avversario a dieci metri dalla mia palla”.

Jonathan Eysseric (France)

Il dopo-tennis

Non c’è però mai riuscito. Ora, a quindici anni da quei primi pensieri negativi sulla sua carriera che poteva essere ma invece non è stata, sta per diventare papà. È entrato nel mondo della ristorazione e qui sta ottenendo parecchie soddisfazioni. Ma un rimpianto riguardo la sua ex vita da tennista rimarrà sempre in un cassetto della sua mente. “Ho vissuto la mia carriera al 100%. Ma mi sarebbe piaciuto arrivare fino in fondo con ‘Soussou’ (il suo primo coach, ndr). Sono convinto che avremmo fatto qualcosa di grande”.


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TAGGED:Andy MurrayfeaturedJonathan EyssericRafael NadalRoger Federer
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