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Le 500 vittorie di Murray: un punto di partenza o di arrivo?

Last updated: 02/04/2015 0:35
By Danilo Princiotto Published 01/04/2015
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7 Min Read

All’ATP Master 1000 di Miami, la vittoria su Anderson, regala ad Andy Murray un prestigioso traguardo in carriera: le 500 vittorie in match ufficiali, più di Henman e Rusedski. E’ il sedicesimo giocatore, in ordine di anzianità, a raggiungere questo traguardo. A quasi 28 anni, Andy ha la maturità giusta e la voglia di tornare a vincere uno Slam. Le 500 vittorie faranno da stimolo?

La storia di Andy Murray racconta un giocatore in costante mutamento, in perenne metamorfosi, che da sempre prova a migliorare alcuni aspetti del suo gioco, passando per diversi coach e differenti idee di gioco. Il traguardo delle 500 vittorie rappresenta una pietra miliare non da poco, in una carriera condita da 2 titoli Slam, tra cui l’agognato Wimbledon che ha cancellato l’incubo Fred Perry. Mai nessuno britannico, nell’era Open, è riuscito nell’impresa di raggiungere quota 500: Henman si è fermato a 496 e Rusedski a 436 successi. Non solo; con questo risultato il campione scozzese entra sempre più a far parte della storia di questo sport, essendo il nono giocatore in attività a raggiungere detto traguardo.

Ecco la tabella dei 9 giocatori, tuttora attivi,che hanno raggiunto quota 500:

Player
Career Match Record
1) Roger Federer
1,012-229
2) Rafael Nadal
721-145
3) Novak Djokovic
625-142 (prior to Miami QF)
4) David Ferrer
623-296 (prior to Miami QF)
5) Lleyton Hewitt
612-255
6) Tommy Haas
561-315
7) Tomas Berdych
507-266 (prior to Miami QF)
8) Tommy Robredo
505-322
9) Andy Murray
500-155

Andy Murray è inoltre, il sedicesimo giocatore, in ordine di anzianità a raggiungere le 500 vittorie in carriera, tutti rientrati nel ventisettesimo anno di età:

Bjorn Borg=           23 anni e 7 mesi
Ivan Lendl=           24 anni e 10 mesi
Rafael Nadal=       24 anni e 10 mesi
John McEnroe=    24 anni e 10 mesi
Michael Chang=   25 anni e 1 mese
Jimmy Connors=  25 anni e 1 mese
Boris Becker=         25 anni e 5 mesi
Stefan Edberg=      25 anni e 7 mesi
Roger Federer=      25 anni e 8 mesi
Pete Sampras=       25 anni e 9 mesi
Novak Djokovic=   26 anni
Goran Ivanisevic= 26 anni e 9 mesi
Guillermo Vilas=   26 anni e 11 mesi
Yevgeny Kafelnikov= 27 anni e 3 mesi
Andy Roddick=       27 anni e 5 mesi
Andy Murray=    27 anni e 10 mesi

Un giocatore in costante mutamento, si diceva all’inizio dell’articolo; Andy ha sempre cercato di migliorare gli aspetti deboli del suo gioco, partendo dal dritto fino ad arrivare al gioco di volo. Gli anni passati con Ivan Lendl hanno trasformato i colpi dello scozzese in quelli di un campione vero, con notevoli miglioramenti, soprattutto sulla diagonale destra, uno dei suoi punti deboli. L’improvvisa separazione dall’ex numero uno del mondo ha suscitato non poche perplessità negli addetti ai lavori, tant’è che, complice qualche infortunio di troppo, lo scozzese sembrava non riuscire a recuperare il livello di gioco che lo ha portato a trionfare a Church Road. L’innesto di Amelie Mauresmo e il recente annuncio di una collaborazione con Jonas Bjorkman dimostra la voglia di Andy di consolidare una posizione più offensiva, con i piedi dentro il campo. Troppo spesso, non ultimo nella finale degli Australian Open, Murray ha utilizzato un atteggiamento passivo, forse poco convinto dei propri mezzi di attacco, che lo ha portato a perdere la finale, quando Djokovic sembrava sul punto di non ritorno.

Sono 2 i macroscopici punti deboli che Murray si porta avanti da troppo tempo e deve quantomeno ridurre per accarezzare di nuovo il sogno Slam e, perchè no, spodestare l’attuale numero uno del mondo: la seconda di servizio e l’atteggiamento fiacco in campo. Quanto al primo aspetto, anche nel match di ieri si è avuto modo di notare quanto lo scozzese facesse fatica sulla propria seconda palla di servizio. 15 punti su 32 (46%) non sono sufficienti contro un giocatore come Anderson, che non fa della risposta il suo punto di forza. Sull’atteggiamento indolente, c’è poco da aggiungere se non che Murray ricorda il primo Stefan Edberg (peraltro poi ampiamente migliorato), in questo aspetto. La Mauresmo sta provando a farlo migliorare anche sotto questo punto di vista, (così come ci proverà Bjorkman) ma i risultati non sono ancora sufficienti. Colmate queste due lacune, Novak Djokovic non sarà certo irraggiungibile, poichè lo stesso Murray ha dimostrato più volte di giocarsela alla pari con il serbo.

Ecco le vittorie “tonde” di Murray, dagli albori, fino ad arrivare al successo di ieri:

Match Win No. & Opponent
Tournament (Round)
No. 1 – d. Santiago Ventura
2005 London-Queen’s Club (1R)
No. 100 – d. Fernando Verdasco
2007 St. Petersburg (Final)
No. 200 – d. Fabio Fognini
2009 Masters 1000 Monte-Carlo (3R)
No. 300 – d. Robin Soderling
2010 Barclays ATP World Tour Finals (RR)
No. 400 – d. Tatsuma Ito
2012 Roland Garros (1R)
No. 500 – d. Kevin Anderson
2015 Masters 1000 Miami (4R)

La sfida con il numero del mondo, sembra possa riproporsi proprio a Miami, dove Murray sta mostrando un buon livello di gioco, dopo la vittoria in tre set, su un avversario ostico come Kevin Anderson. Che il traguardo delle 500 vittorie sia stato raggiunto proprio a Crandon Park, ha un valore ancora maggiore per il brittanico, che prepara la off-season proprio in Florida: “Raggiungere quota 500 a Miami è stato piuttosto adatto. Ho faticato molto su questo campo”. La prossima sfida sarà con l’austriaco Thiem, ma Murray sembra il più accreditato della parte bassa, a raggiungere un posto in finale, dove tenterebbe di ottenere il decimo successo in un Master 1000 (il terzo in Florida, dopo il 2009 e il 2013)


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TAGGED:ATP Miami 2015
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