Alla ricerca della vera grandezza

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Alla ricerca della vera grandezza

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TENNIS APPROFONDIMENTI – Prima puntata di un lungo approfondimento dedicato al celebre acronimo G.O.A.T, traduzione letterale di “Più GRANDE di tutti i tempi”. Esiste una differenza fra “grande” e “forte/vincente”? E nel caso, quale? Andremo a curiosare nella storia dello sport maschile, per scoprire che non tutti hanno saputo essere entrambe le cose. Davide Orioli

INTRODUZIONE

“Tizio ha vinto di più, quindi è il più grande”. “Niente affatto, Tizio non aveva avversari, Caio ha vinto un po’ meno ma son vittorie di maggior valore”. “Si ma Sempronio, se non si fosse ritirato/infortunato/sposato avrebbe fatto sfigurare entrambi”…

Vi pare di aver già assistito o partecipato a querelles del genere? Sono all’ordine del giorno, sopratutto nel tennis, fra gli appassionati dei forum di ogni Paese. Attraversiamo, a detta di molti, l’Epoca Dorata di questo sport e la ricerca degli assoluti è passatempo preferito di grandi giornalisti, commentatori assidui, frequentatori di Bar Sport.

Chi è, ordunque, il piu’ grande di tutti i tempi? Semplicemente il più vincente, o c’è altro sotto che crea la “grandezza” di uno sportivo?
La disputa ha trovato negli ultimi anni due giocatori che, secondo le rispettive tifoserie, incarnano alla perfezione il ruolo di testimonials di queste due filosofie. Manzonianamente invitiamo coloro che sono soliti commentare su questo sito, a saltare il successivo paragrafo e riprendere da “Il lettore potra’ a questo punto illudersi”.

Per tutti gli altri, un rapido riassunto: Federer è considerato dai federeriani il più grande a prescindere. Anche se un giorno dovesse essere sorpassato da Nadal in quanto a numero di vittorie, ciò non toglierà mai allo svizzero quell’aura magica che lo fa essere un sublime esempio di come questo sport vada giocato. La tesi di base di questo partito è che non conta solo vincere, ma anche come lo si fa.Uno slam di Federer vinto con palle corte, serve and volley e rovesci ad una mano vale 100 di quelli vinti dal Topone tirando orrifici topponi alti quattro metri sopra la rete e mirando a disfare il gioco avversario piuttosto che costruirne uno proprio. Federer è il più grande per “come” vince, ancora prima di esserlo per “quanto” vince.

Dall’altra parte, I nadaliani controbattono sostenendo l’opposto: quel che conta è vincere. Federer gioca un tennis lezioso, e anche se può piacere è figlio di una dote non acquisita, il talento che ha avuto la fortuna di ricevere. Nadal invece le sue vittorie se le è sudate col duro lavoro e, umiliando il Narciso 23 volte su 33 in carriera (and counting…) ha già dimostrato di essere più forte dello svizzero e del suo gioco anacronistico e, quindi, più grande di lui e forse di ogni epoca una volta che avrà chiuso la carriera.

Queste, in sunto, le due posizioni espresse con il linguaggio che avrebbe utilizzato un appartenente alle due schiere.

Il lettore a questo punto potrà illudersi che questo sia il solito articolo su chi sia più bravo e bello fra Roger e Rafa. Sbagliato. Il tema del pezzo è invece proprio cercare di capire se abbia un senso, e quanto, separare i concetti di “forza” e “grandezza”, e se sia quindi possibile essere vincenti ma non grandi, o viceversa. Per farlo, chiederemo aiuto ad esempi di altri sport. In rigoroso ordine alfabetico. Da ogni esempio cercheremo di trarre degli “Amminoacidi di Grandezza” che messi assieme a fine ricerca dovrebbero permetterci di creare il vero Dna del G.O.A.T.

Stabiliamo prima però i criteri (criticabili anch’essi) di grandezza e vittoria:

Il secondo è semplice: è più vincente chi vince di più. Lapalissiano e persino tautologico. Anche se alcune piccole variabili possono influenzare questa definizione. Qualche atleta può aver vinto meno del meritato per cause non dipendenti dalla sua volontà. Tre edizioni dei giochi Olimpici, ad esempio, non furono disputate a causa della guerra, mentre quelle del 1980 e 1984 furono boicottate da mezzo Mondo a turno. Molti atleti persero quindi grandi chances di entrare nell’olimpo per motivi militari e politici, non certo dipendenti dalle loro volontà.

Altresì, per fare un esempio fra i tanti, i 7 tour de France vinti da Armstrong non sono stati riassegnati; e vogliamo sperare che in tutto il plotone ci fosse almeno un ciclista pulito, e magari più di uno. E magari uno abbastanza forte che, se nessuno si fosse dopato, avrebbe vinto lui tutti quei sette tour. Ma fattori non dipendenti dalla sua volontà lo hanno privato di questo grande record.

Infine, dominare uno sport diviene sempre più difficile tanto quando questo sport diventa popolare e, quindi, praticato; e’ semplicemente statistico desumere che più atleti ci siano, più risicato diviene il delta fra il numero uno e il numero due (o cento) di quello sport. La scherma ad esempio è stata affare di pochi praticanti, quasi esclusivamente europei, per un secolo buono; ma il recente incremento della popolarità in Asia, Stati Uniti e persino NordAfrica sta rendendo sempre più improbabile la nascita di un nuovo Mangiarotti, dal momento che quest’ultimo dovette battere meno atleti di valore di quanto dovrebbe fare oggi per vincere lo stesso numero di titoli.

Ma sono tutte supposizioni che non possono essere comprovate. Consideriamo quindi come più vincente quell’atleta che, nel suo sport e disciplina, ha vinto di più, prescindendo da tutti i possibili immaginabili “butterfly effects”.

Quando si tratta di definire la grandezza, più nodi vengono al pettine. Anzitutto, il concetto di grandezza di un atleta è influenzato dai media: spesso viene cavalcata la tigre della celebrità per mitizzare un personaggio. Occorre poi considerare appunto cosa sia questa grandezza. Vincere senza mai lasciare chances all’avversario, o viceversa vincere contro le avversità e i pronostici? Ma soprattutto: è questa Grandezza una misura unicamente sportiva, o è influenzata da come l’atleta si comporta e da quello che fa anche fuori dal campo? Insomma si può essere grandi atleti senza essere grandi uomini? E’ più grande chi mostra una padronanza tecnica del suo sport “da manuale” o chi al contrario sa innovare e andare controcorrente (ad esempio come il saltatore in alto Fosbury)?

Le variabili sono talmente tante che ci si rende conto di come questa rinomata grandezza sia un valore soggettivo. Per tagliare la testa al toro, prendiamo in prestito un’idea nata nelle antiche Polis greche, chiamata democrazia: considereremo grandi, per questa analisi, quegli atleti così chiamati dalla maggioranza delle persone, indipendentemente da come giustifichino tale scelta.

I prossimi appuntamenti “Alla ricerca della vera grandezza”:

2° PUNTATA: L’ATLETICA

3° PUNTATA: L’AUTOMOBILISMO

4° PUNTATA: IL CICLISMO

5° PUNTATA: IL PUGILATO

6° PUNTATA: LO SCI

7° PUNTATA: CONCLUSIONI

 

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