Fognini più forte del dolore «II mio motto? Non mollo mai» (Lenzi), Djokovic e Nadal, il meglio che c'e il duopolio durerà ancora a lungo (Bertolucci), La carica di Starace «Fognini e Seppi sulla terra possono battere Murray» (Sacco)

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Fognini più forte del dolore «II mio motto? Non mollo mai» (Lenzi), Djokovic e Nadal, il meglio che c’e il duopolio durerà ancora a lungo (Bertolucci), La carica di Starace «Fognini e Seppi sulla terra possono battere Murray» (Sacco)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Fognini più forte del dolore «II mio motto? Non mollo mai»

Claudio Lenzi, la gazzetta dello sport del 1.04.2014

«Una vita di terapie». Ci scherzano spesso calciatori, rugbisti e adesso pure i tennisti: calendari serratissimi, partite sempre più al limite e repentini cambi di superficie, come in questa settimana di Coppa Davis, di certo non aiutano. L’ultimo iscritto al club del «lettino» è Fabio Fognini, fresco di best ranking al numero 13 del mondo, ma stranamente cauto nel festeggiare. La radiografia, ce la spiega il «dottor Laser» della federazione, Pier Francesco Parra: «Ematoma sottoperiostale all’altezza dell’ottava costola, un centimetro di lunghezza per due millimetri di larghezza. Che cosa accadrebbe se il match fosse domani? Non giocherebbe». Recupero Non ditelo, nemmeno per scherzo, al capitano Corrado Barazzutti, ultimo top 15 prima dell’avvento di Fogni-ni. Non vuol nemmeno pensarci: «La sfida con la Gran Bretagna vale moltissimo, una semifinale sarebbe traguardo e premio per questi ragazzi che due anni fa, in questa splendida cornice, conquistavano il ritorno nel World Group. Fabio tornerà ad allenarsi nelle prossime ore e lo terremo sotto controllo, non convoco nessun altro, sono fiducioso (anche se Volandri è in preallarme, ndr)». Ancor meglio delle convincenti parole del capitano è vedere lo stesso Fogna in campo nel pomeriggio, per l’evento Bnp-Paribas e Gazzetta «’Iweet and shoot», una lancia-palle comandata dai fan via Twitter alla quale l’azzurro doveva rispondere senza conoscere la traiettoria dei colpi. L’umore è alto, finge perfino di spaccare una racchetta: «Ne avevo bisogno, dopo tre giorni di assoluto stop. Le sensazioni sono buone, anche se provo dolore quando rido o tossisco». Meglio, dunque, non ricordargli com’è spuntato l’infortunio al pettorale sinistro, ovvero la racchettata che si è rifilato da solo a chiusura di un generoso diritto contro Bautista Agut nell’ultimo torneo di Miami. «Il mio motto è Non mollare mai» (NMM, ora anche sulle scarpe), lo sto dimostrando e anche in Davis sarà così». Oggi, intanto, dalle 18.30 firma autografi nel negozio Adidas di piazza Plebiscito. Euosloel Il resto del team azzurro ha lavorato al completo, Andreas Seppi con Simone Bolelli, poi anche il rientrante Paolo Lorenzi e le due promesse premiate da Barazzutti, Gianluigi Quinzi («Un sogno essere qui, ho tanto da imparare») e Matteo Donati. Clima disteso, più sorrisi e battute che nel clan britannico, dove si vedono tutti tranne che la stella Andy Murray. Daniel Evans, James Ward e Colin Fleming vanno alla scoperta della terra battuta di Mergellina come pinguini nel deserto, in attesa di capire chi sarà il secondo singolarista. Intanto sui social network pubblicano foto del lungomare e di Castel del-l’Ovo, già rapiti da una Napoli che potrebbe esser loro fatale. 1Wtto ssaurlto Molto dipenderà anche dal pubblico, vicino a far firmare il tutto esaurito della splendida arena da cinquemila posti costruita intorno alla rotonda Diaz, con tanto di cavallo rampante a metà della tribuna. Mancano poche centinaia di biglietti per ogni giornata, a tutti gli altri sarà garantita la diretta tv. Gli organizzatori sperano soltanto che chi ha acquistato il biglietto non resti a casa, come accaduto in parte nello spareggio contro il Cile. Intanto il Provveditorato agli studi di Napoli ha accolto l’invito di portare circa 300 studenti da 12 diverse scuole secondarie alla manifestazione. Bello, si vince anche così.

Djokovic e Nadal, il meglio che c’e il duopolio durerà ancora a lungo

Paolo Bertolucci, la gazzetta dello sport del 1.04.2014

Partiamo da una constatazione incontrovertibile: Rafa Nadal e Nole Djokovic ( in ordine di classifica ATP) sono due tennisti fenomenali. Quando entrambi viaggiano alla stessa velocità, spalla a spalla sono in grado di ingaggiare lotte furibonde, autentiche battaglie che portano allo sfinimento come quella giocata in Australia o quella disputata a Parigi lo scorso anno. Ma se uno dei due non riesce a tenere il passo e a ribattere la profondità dei colpi la forbice si allarga e il divario in termini di punteggio aumenta a dismisura. I due hanno, per certi versi, caratteristiche simili. Sotto la patina di un tennis feroce, basato sull’agonismo, sulla forza mentale, sulla tenuta fisica, sulla ferrea fase difensiva, sulla furiosa determinazione nel tagliare per primo il traguardo, si nasconde una variabile tecnico-tattica che alla lunga sposta gli equilibri. Parlo dell’efficacia del servizio e dell’aggressività della risposta, due armi micidiali che permettono di prendere in mano lo scambio, di regolarne l’intensità e di soggiogare psicologicamente l’avversario. E’ ciò che è successo nella finale di Miami dove roboNole ha offerto una prova perfetta sotto tutti gli aspetti, dimostrandosi ingiocabile, troppo per chiunque. Rafa è stato sballottato in lungo e in largo, fuori dalla contesa, impossibilitato a rifugiarsi nel territorio di caccia preferito. Gli amanti del fioretto possono non esaltarsi, ma questo è il tennis di oggi. Terminato il tour primaverile sul cemento americano partirà da Montecarlo la campagna sul rosso e Nadal cercherà conforto sull’amata terra, il terreno che meglio evidenzia le sue caratteristiche e dove i colpi d’inizio gioco perdono consistenza. Inoltre le curve ellittiche del gancio mancino si inerpicano con facilità e creano scompiglio, mentre i recuperi difensivi assumono spesso una rilevanza decisiva. Djokovic non si farà trovare impreparato, conosce l’arte di vincere anche giocando fuori casa per prepararsi al meglio per il vero obiettivo stagionale: il Rolland Garros. Hanno incrociato le racchette 40 volte, ma sono ancora giovani e con buona pace di molti il duopolio instaurato durerà ancora a lungo.

La carica di Starace «Fognini e Seppi sulla terra possono battere Murray»

Antonio Sacco, il mattino del 1.04.2013

Eccellenze Campane al fianco degli organizzaori della Davis. Abbiamo deciso – ha detto Paolo Scudieri, patron della struttura di sponsorizzare la manifestazione perchè viene sposato un progetto comune: la valorizzazione del nostro territorio». La struttura Non ho mai visto un campo di tennis bello come quello del Lungomare già nel 2012 ce lo ha invidiato tutto il mondo «Ho girato il mondo ma posso dire con certezza che non ho mai visto un campo di tennis bello come quello sul Lungomare. Uno stadio unico, bellissimo, che ci invidia tutto il mondo, che lo ha visto già nel 2012. Da napoletano adottivo ne sono orgoglioso». Potito Starace, 33 anni da compiere il prossimo luglio, caudino di Cervinara, numero 27 della classifica Atp nel 2007, a Napoli ha conquistato quattro successi nel torneo internazionale organizzato dal Tc di viale Dhorn, diventando il beniamino dei tifosi partenopei. L’ultimo, lo scorso anno, quando tornò ad essere competitivo dopo aver superato un fastidioso infortunio e riuscì a superare il primo turno agli Internazionali di Roma. D Tennis club Napoli ha vinto la seconda sfida in tre anni, soffiando i quarti di finale della Davis a circoli di città come Roma, Torino, Bologna. «So che si va verso il tutto esaurito, benissimo, dimostra che il tennis a Napoli è sempre molto amato. Del resto io ci ho giocato e vinto tanto, sempre con grande risposta di pubblico. Conosco si può dire tutti i È in programma venerdì alle 20.30 al Tc Napoli il Premio Città di Napoli, l’evento più importante del programma collaterale della Coppa II rammarico Speravo di poter essere anch’io tra gli azzurri ma Barazzutti ha deciso diversamente: ne riparleremo soci del Tc Napoli, uno a uno. Sono di casa, sono uno di loro. Dico che il Comitato Coppa Davis è di alto livello. Il presidente Serra è mio amico e so quanta voglia ha di dimostrare che a Napoli si possono fare cose importanti e bellissime. Anche con Enrico Rummo dell’organizzazione ho uno splendido rapporto. So quanto hanno lavorato e i sacrifici che hanno fatto e stanno facendo. La risposta del pubblico sarà per loro la soddisfazione più grande». I tifosi napoletani, ma non solo loro, si stanno preparando al match con la Gran Bretagna. «Un incontro così importante non si è mai giocato a Napoli. Gli amanti del tennis sanno cosa vuol dire, per questo rispondono bene. Del resto, negli scorsi anni li abbiamo abituati bene, perché anche nel torneo internazionale c’è sempre stato un grande spettacolo». Gli azzurri possono farcela? «L’Italia si gioca le semifinali e sinceramente è favorita. Non può e non deve sbagliare fallire questa Davis a Napoli. Tra i premiati l’ambasciatore italiano a Londra Pasquale Terracciano e l’imprenditore Paolo Scudieri. occasione». Nonostante Murray? «Lo scozzese è fortissimo, uno dei più grandi giocatori che ho visto in giro. Vale gli altri big, giocatori della forza di Nadal, Djokovic e Federer. Spero però che sulla terra non si trovi bene a Napoli. Ho letto che ha giocato e si è preparato bene, ma io l’ho visto a Miami e fino a qualche giorno fa giocava sul cemento. Ha avuto pochi giorni per preparare la sfida con l’Italia. È un campione vero ma la terra lenta di Napoli non lo aiuterà». Una scelta decisamente non casuale… «La superficie la scelgono i giocatori di casa, quindi *** Fognini e Seppi sanno bene cosa far trovare a Murray. Credo che sarà un campo lentissimo ed è giusto che sia così. In Inghilterra avremmo giocato sulla loro amata erba di Wimbledon, altro che storie. Nessun britannico è specialista sulla terra, bisogna approfittarne. Vanno fatti 3 punti, poi se uno degli azzurri riesce a battere Murray ancora meglio». Che avversario è stato Io scozzese per Starace? «L’ho incontrato al Foro Italico e nella Hopman Cup in Australia. Contro di lui ho perso in singolo e vinto in doppio, ma ci ho giocato quando lui era numero 4 del mondo. Murray è fortissimo ed è anche uno splendido atleta. Sulla terra però si può battere anche se non bisogna sottovalutarlo». Il grande Pietrangeli, che ha vinto quattro volte il torneo di Napoli ha detto che i suoi erano altri tempi, ma che il challenger dominato da Starace era comunque un gran torneo… «Ringrazio Pietrangeli per la stima, i suoi erano davvero altri tempi e lui di fronte aveva avversari grandissimi. Io però ho giocato, e sto giocando, negli anni in cui sono venuti fuori alcuni dei più forti giocatori del mondo. A Napoli ho affrontato gente come Gasquet, Montanes, tanto per far nomi. Tennisti forti, fortissimi. Vincere quattro volte sul Lungomare è stato davvero difficile». Starace e la Davis a Napoli, un amore che non è mai nato. «Sono stato sfortunato. È arrivata nel 2012 a Napoli, per lo spareggio con il Cile, e io non stavo bene. Per non parlare di quando ero in squadra a Torre del Greco nel 2005 contro la Spagna di Nadal ed ebbi problemi allo stomaco un giorno prima delle gare. Mi dispiace saltare anche questa sfida: in Argentina in febbraio ero il quinto uomo, pensavo di poter diventare il quarto adesso a Napoli. Barazzutti ha deciso diversamente; lui è il capitano, io naturalmente non sono d’accordo. Pensavo di poter meritare una convocazione: a Napoli non ho quasi mai perso e gioco bene anche il doppio. E andata così ma ne riparleremo». La scheda 15 successi in Coppa: ko solo con Federer Avellinese di Cervinara, Potito Starace è diventato professionista nel 2001. Occupa attualmente il 144esimo posto nella classifica mondiale. Ha vinto 11 challenger e sei titoli Atp nel Insomma, non getta la spugna. A settembre potrebbe tornare il torneo internazionale di Napoli con 100mila dollari di montepremi. Starace potrebbe vincerlo la quinta volta? «Perché no. Se sarà organizzato, e so che il Tc Napoli può farlo, io ci sarò e spero nelle condizioni migliori. Sono campione uscente, non sono finito e poi a Napoli gioco sempre meglio del solito. Proverei naturalmente a vincerlo». Torniamo a Napoli, alla sua città adottiva: la Davis potrà rilanciarla a livello mediatico nel mondo? «Ci spero, Napoli, la mia città, è unica. E questi grandi eventi sportivi dimostrano che dai noi le cose belle e importanti si possono fare. Però non esiste solo lo sport, vorrei che fossimo vincenti anche in tutte le altre attività, nella vita di tutti i giorni. E per ora mi sembra che ciò non stia accadendo. Io spero ancora in uno scatto di orgoglio di tutti a Napoli, non solo degli sportivi, degli appassionati di tennis e dei presidenti illuminati come De Laurentiis». doppio. Quattro, invece, le finali perse in singolare. Questo il suo score: singolo: 160 vittorie e 191 sconfitte; doppio: 107 vittorie e 111 sconfitte. In Coppa Davis vanta un record di 15 vittorie in 16 partite in singolare: l’unica sconfitta contro lo svizzero Federer nel 2009. Nel 2012, quando l’Italia di Barazzutti affrontò a Napoli il Cile, era il quinto uomo della squadra Davis. Ha partecipato alle Olimpiadi 2008.

 

 

 

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