Atp, il bilancio del 2014: Djokovic n°1

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Atp, il bilancio del 2014: Djokovic n°1

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TENNIS – Bilancio della prima parte del 2014. Djokovic si è ripreso la leadership sul cemento, Nadal non sembra più imbattibile come l’anno scorso, mentre Wawrinka, Berdych e Dolgopolov non hanno continuità.

A Miami si è chiusa la prima parte della stagione tennistica, ed è forse possibile abbozzare un bilancio sullo stato di salute del tennis maschile. Diciamo subito che non c’è da stare troppo allegri. Se il numero 1 al mondo riesce a vincere appena un paio di piccoli tornei vuol dire che la situazione è preoccupante.

Lo spagnolo pare in effetti entrato in una brutta spirale, dopo la vittoria dello US Open. Non ha più battuto Djokovic, anche se ha strapazzato un paio di volte il vecchio Federer, è stato sconfitto da Dolgolopov e Wawrinka, contro cui non aveva mai perso e – al di là di questi numeri poco lusinghieri per uno come lui – ha dato l’impressione di non essere l’inscalfibile guerriero di un paio di anni fa. Certo, dopo l’infortunio, in verità alquanto misterioso, che lo ha tenuto lontano dai campi per 9 mesi, ha vinto due Slam e fatto il solito filotto sulla terra rossa, ma dando molto spesso l’impressione di essere sul punto di cadere. Se non è successo è perché la concorrenza, Djokovic a parte, non sembra sentire ancora l’odore del sangue.

Certo, anche Djokovic si è lanciato in un improbabile sodalizio con Becker, cosa che gli è costata immediatamente il titolo australiano e qualche malumore che adesso sarà stato fugato dalla doppietta Indian Wells-Miami. ma è dietro che si respira aria mesta. Il sorprendente vincitore di Melbourne, Wawrinka, sembra già tornato l’ottimo numero due svizzero e niente di più; Dimitrov progredisce con una lentezza esasperante; Dolgo sembra che voglia smettere di fare il guru ma chissà, e Berdych prima rivitalizza Federer e poi si becca il disturbo gastrointestinale giusto quando deve raccogliere i frutti di una lunga rincorsa. Insomma, anche se il trasferimento sulla terra rossa potrebbe riservarci qualche sorpresa, non si capisce – sempre Djokovic a parte, ma a questo punto non sarebbe una sorpresa – da dove questa possa arrivare.

In mezzo a questa non proprio aurea mediocrità, una buona notizia per i colori italiani arriva da un altro mattocchio che sembra aver messo un po’ la testa a posto, Fabio Fognini. Il tennista azzurro è arrivato sino al numero 13 della classifica mondiale e, non avendo grossi risultati da difendere da qui a luglio, se tiene a bada il Mr. Hyde che è in lui potrebbe diventare il terzo italiano ad approdare nella top ten. Il che, considerato lo stato del tennis italiano, è un mezzo miracolo.

A proposito: da venerdì prossimo si giocano a Napoli i quarti di finale di Coppa Davis contro la Gran Bretagna di Andy Murray. Anche se non è del tutto impossibile sperare di strappare i due punti al vincitore di Wimbledon, in ogni caso il secondo singolarista – sia esso Evans o, com’è più probabile l’eroe di San Diego, Ward – sarà un volenteroso che però veleggia oltre la centesima posizione, tenera carne da macello per i nostri, siano o no in giornata. Come dicono tutti, sarà il doppio a decidere il match. Chissà, magari la Federazione potrà avere un altro buon risultato per pubblicizzare una gestione tutta da discutere. Ma non lamentiamoci troppo: in fondo, come diceva Napoleone, meglio un generale fortunato che un grande stratega.

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