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ITF

ITF Firenze day 1: bene Mosciatti, Cunha Silva, Ramazzotti e Gàlfi

Last updated: 02/03/2015 18:45
By Redazione Published 15/04/2014
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8 Min Read
Circolo del tennis, Firenze

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TENNIS ITF Firenze – Resoconto della prima giornata del tabellone principale del torneo “Città di Firenze”. 

L’ungherese Dalma Gálfi lancia un segnale, Samuele Ramazzotti stupisce, Verena Hofer già out: questi i titoli di testa della prima giornata del Torneo Città di Firenze, disputata da principio con un sole più che tiepido che aveva illuso, poi sotto un rapido e brusco calo delle temperature e folate di vento gelido che hanno imperversato per un’ora buona provocando anche le solite, brevi tempeste pulviscolari. Prima di procedere ai dettagli va detto che il tabellone femminile di 32 giocatrici sembra deboluccio per quello che si è visto oggi, anche a causa della defezione di Ines Ibbou di cui non ho detto ieri, e anche alla luce di quella improvvisa di Deborah Chiesa, che si sarebbe accaparrata la tds n. 8. Ferme restando le credenziali per la vittoria finale della Schmiedlova e della Gálfi (a mio avviso), oggi Jokic, tds. n. 2,  è stata  ingiudicabile per la poca consistenza dell’avversaria; ma nei corridoi del tabellone potrebbero infilarsi sia Georgia Brescia che Bianca Turati, o anche Alessandra Simonelli, che però troverebbe subito al secondo turno la stessa Schmiedlova, se quest’ultima batte domani la Pieri. Il tabellone maschile è per ora indecifrabile, anche perché le 16 tds hanno tutte un bye; ma per agonismo e passione, e anche per la qualità del gioco, si rimpiangono quasi le quali terminate ieri.

Isolo intanto i tre match che ho indicato come salienti. Della Gálfi c’è poco da dire: come ci si poteva aspettare si è irrobustita di fisico (e allargata di spalle) senza perdere mobilità, e fa un gioco molto preciso e sicuro di pressione, per cercare l’affondo risolutivo alla prima palla accorciata o rallentata. Francesca Brancato non ha nulla da rimproverarsi, ma ha racimolato 3 games. Se tutto va bene Gálfi si ritroverà ai quarti con Bianca Turati. Verena Hofer ha regalato il primo set alla danese Noe, le ha strappato il secondo ma ha perso al terzo. Onestamente credevo che si ritirasse dopo aver perso il primo set, perché lo ha giocato quasi da ferma per un’evidente contrattura muscolare alla coscia destra. Poi si è ripresa ma forse questo guaio fisico ne ha condizionato il risultato. Partita francamente inguardabile tutto sommato. Hofer, nuovo look senza occhiali, dà sempre l’impressione di essere fuori dal match e che giochi la sua sosia; figuriamoci se è infortunata.

Quanto a Ramazzotti, 6/1 6/3 a Chessari, e che biglietto da visita. Ho seguito di questo incontro il palleggio, ripromettendomi di tornare a match ormai avviato; sennonché è finito tanto rapidamente che Ramazzotti stava già infilando le palline nel tubo al mio arrivo. Come ricorderete avevo detto questo, ieri, un match aperto… Chessari viene a Firenze da quattro anni a questo torneo, e disputa poi quasi tutti i giovanili in zona. È un’eterna promessa da quando aveva 14 anni, e in effetti i suoi colpi, a cominciare dal suo rovescio mancino che assomiglia a quello di Gasquet,  lipperlì incantano e sono di una rara eleganza. Forse il giocatore siciliano deve registrarsi meglio mentalmente. Di Ramazzotti parlerò senz’altro con maggiore cognizione di causa domani, quando giocherà la prossima partita, contro la tds n. 15, inglese.

In rapida rassegna cronologica il programma di oggi. Arianna Capogrosso, altra nostra 1999 molto promettente, si è scontrata con una russa dal nome troppo lungo perché lo trascriva; e ci ha perso anche forse troppo nettamente per quanto si è visto in campo. La nostra è ancora minuta di fisico ma discretamente esplosiva, ha una bella prima soda di servizio e ottimi fondamentali. Proprio perché bassa di statura (e anche per l’out esiguo del campo 4) tendeva a finire quasi contro la rete di recinzione per le arrotate dell’avversaria, e faceva fatica a rinviare i rovesci alti. Molti punti la Capogrosso li ha buttati perché sorpresa impreparata dalle accelerazioni. Ingenuità e gratuiti hanno fatto il resto. La palla schiocca di più sul campo 4 che altrove, ma mi è parso dal rumore che la Capogrosso tiri più forte al momento della coetanea Di Carlo. Sconfitta nettamente anche Federica Mordegan, mentre vincitrice dopo una lunga maratona è stata Lucrezia Stefanini, incoraggiata a gran voce dal folto pubblico amico, contro una austriaca che aveva il doppio del fisico della nostra ma è stata irretita a lungo andare dal suo gioco di rimessa rallentato e alzato. La malandata Tomic si è ritirata contro la Chinellato, e Beatrice Torelli, ahimè, è incappata in una giornata storta delle sue, e lascia il torneo al primo turno: irriconoscibile.

Al maschile merita di parlare dell’uscita inopinata di Dalla Valle, della conferma di Cristian Carli, delle buone prestazioni vittoriose di Gianluca Grison e di Federico Bonacia. Di quest’ultimo avevo una certa curiosità: opposto al nerovestito Watson, un pivot inglese di quasi due metri, sembrava dover soccombere, ma con tenacia (il suo cognome si pronuncia facendolo rimare con questa parola, ho scoperto), è risalito da un set sotto e ha portato a casa l’incontro dopo più di tre ore di gioco. Mosciatti ha vinto senza brillare il derby con Lulli, ma è Lulli che ha lasciato in me la migliore impressione: temperamento elettrico, Lulli ha un rovescione frustato a una mano che gli procura parecchi vincenti, e in genere un gioco spumeggiante e ricco di varianti, ma da disciplinare. Sul campo accanto il portoghese Cunha Silva dava intanto spettacolo sfoggiando un braccio tennistico veramente enorme, salvo che come sempre questi giocatori superdotati mettono uno dopo l’altro tre punti acrobatici lasciando di stucco l’avversario, ma seguiti da sette errori per la pura voglia di strafare. Se è in giornata e tiene i colpi dentro le righe questo Cunha è da temere. Chiudo con Mora e Turchetti. Filippo Mora ha perso in due set tirati contro un croato, ma gli ho visto il tennis più pulito e manualistico, per ora, dell’intero torneo: se ne potrebbe trarre uno spot pubblicitario da quanto è bello e flessuoso. Purtroppo Mora si compiace dei suoi colpi e si ferma a volte a guardarseli, e intanto l’avversario gli ha preso campo. In ogni caso gli manca il colpo del ko. Ma se mette un po’ più di grinta nel suo gioco… Nicolo Turchetti è ormai anzianotto, diciottenne (!!), forse arrivato tardi all’agonismo giovanile: estroverso, mobilissimo, fisico non ideale, commentatore di ogni suo punto, ogni tanto tira fuori il coniglio dal cappello; e non molla mai. Ho lasciato da ultimo il beniamino locale Jacopo Stefanini, il cui incontro è stato sapientemente programmato sul campo n. 4 nell’orario di massima affluenza del pubblico al Circolo. Ma al momento in cui scrivo non ne è stato comunicato il risultato.

Franco Marucci


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