Prego, batti lei! Servire per primi è un vantaggio?

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Prego, batti lei! Servire per primi è un vantaggio?

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TENNIS – Kenneth Jensen, Manager Consultant dell’IBM, attraverso i Big Data di 7.262 match a livello Slam giocati tra il 2005 e il 2013, ha provato a capire se servire per primi è veramente un vantaggio. I risultati, soprattutto per quanto riguarda il set decisivo, sono diversi rispetto a quanto si pensa.


“HEADS OR TAILS?”
Basta una moneta in aria a decidere tutto? Se lo è chiesto Kenneth Jensen, Manager Consultant dell’IBM, che ha analizzato la bellezza di 7.262 match, ossia tutte le partite giocate (e terminate, ossia senza ritiri o walkover) nei quattro Major tra il 2005 e il 2013, con l’obiettivo di dare una risposta alla domanda: servire per primi è un vantaggio? Ovviamente non è il solo lancio della moneta a decidere le sorti dell’incontro, con buona pace di Due Facce, ma il quesito è interessante. Soprattutto nel set decisivo di uno Slam, quando si rischia di affrontare un parziale molto lungo e sfibrante dal punto di vista nervoso, è frequente sentire i commentatori dare un piccolo vantaggio a chi serve per primo.

Sono i tennisti stessi a confermare questa impressione. Nicolas Mahut, protagonista della maratona contro John Isner a Wimbledon (il francese servì per rimanere nel match 65 volte e alla fine perse 70-68), disse due anni fa: “Per me è un grande vantaggio. Sono abbastanza sicuro che qualunque altro giocatore ti risponderà lo stesso”. E in effetti Mahut è in buona compagnia: McEnroe, Serena Williams, Amelie Mauresmo hanno tutti sottolineato l’importanza di servire per primi nell’ultimo set. Per Roger Federer, però, la questione è irrilevante. Federer a parte, pare riconosciuto universalmente che servire per primi nel parziale decisivo può risultare molto importante, se non un fattore decisivo. Come dice Querrey: “Se sei dietro, invece di annullare dei break point, devi annullare dei match point”.

Jensen, allora, ha deciso di recuperare un bel po’ di dati e di metterli assieme per verificare queste ipotesi.

CHE COSA SONO I BIG DATA?

Prima di tutto, un po’ di teoria. Per “Big Data” si intende una raccolta di dataset, cioè una collezione di dati, che vengono analizzati con strumenti non tradizionali dato la loro mole ingente. Questi dati vengono analizzati in tempo reale e hanno determinato un nuovo modo di gestire le informazioni. Le caratteristiche che definiscono i Big Data sono tre e vengono comunemente chiamate le tre V: volume, varietà e velocità. I Big Data stanno assumendo un’importanza sempre maggiore e il motivo è facilmente intuibile: oggi le informazioni disponibili sono sempre di più e sono sempre più accurate. I grandi insiemi di dati consentono la “datificazione”, ossia la possibilità di quantificare in dati degli aspetti del mondo che prima non erano quantificabili.

SERVIRE PER PRIMI NEL PRIMO SET

All’inizio del match, i due giocatori si avvicinano alla rete e l’arbitro lancia la moneta. Chi vince può scegliere se servire o rispondere. Ci sono vari fattori che possono influenzare tale decisione: la forza dell’avversario, la superficie, la qualità dei suoi fondamentali di inizio gioco e così via. Jensen, dopo aver analizzato tutti i dati dal 2005 al 2013, ha stilato una tabella che riassume i risultati ottenuti dall’analisi. Dall’analisi emerge che sì, servire per primi nel primo set, sia tra gli uomini (54% di set vinti da chi ha servito per primo) che tra le donne (53%), è un piccolo vantaggio.

Ken Jensen serve Table 2

SERVIRE PER PRIMI NEL SET DECISIVO
Più interessante la questione che riguarda il set decisivo. Quando si arriva al quinto set (per gli uomini) o al terzo (per le donne) è comune dare un piccolo vantaggio a chi serve per primo. Per vari motivi: perché se si tiene il servizio si fa la corsa in testa e ci sono tennisti che giocano più rilassati quando conducono la partita, perché fronteggiare una palla break sul 4-4 è un conto e sul 4-5 un altro, perché dover rincorrere per tutto il set può diventare logorante. Ma i dati di Jensen smentiscono questa teoria. Occorre specificare che il campione è decisamente minore: il 29,5% dei match femminili sono finiti al terzo set mentre appena il 18,4% di quelli maschili si sono conclusi al quinto.

Ken Jensen serve Table 4

Sia tra gli uomini (50.6%) che tra le donne (51.4%) la percentuale di vittorie è leggermente superiore per chi risponde nel primo game dell’ultimo set. Trattandosi di percentuali molto vicine al 50/50 non si può quindi definire un vantaggio rispondere per primi. Ma di certo non lo è nemmeno servire per primi.

MATCH EQUILIBRATI
Jensen fa notare una cosa piuttosto intuibile per chiunque segua il tennis. I primi turni degli Slam sono, di regola, piuttosto squilibrati. Le teste di serie sono ben trentadue e questo preserva i primi trentadue giocatori del tabellone da scontri molto impegnativi nei primi tre turni. In questo caso, quindi, non conta tanto servire o rispondere per primi. I tennisti più deboli si trovano di fronte ad un giocatore che gli è superiore in qualsiasi fondamentale.

Perciò Jensen ha deciso di analizzare i match più equilibrati, ossia quelli dove ciascun giocatore ha la possibilità di vincere il match o quantomeno di dare filo da torcere al rivale per tutto il match. E in tal caso servire (o rispondere) per primi può avere una certa importanza. È difficile catalogare una partita come “equilibrata” o “squilibrata”. Avendo in mano nient’altro che i Big Data Jensen ha dovuto optare per il ranking dei tennisti. Per filtrare i risultati ha deciso quindi di escludere tutti i match tra una testa di serie e un tennista senza testa di serie che si affrontano nei primi quattro turni. Dai quarti in poi vengono considerati anche gli eventuali match tra “seeded players” e “unseeded players”.

I match dei primi quattro turni che sono stati presi in considerazione sono quindi quelli tra due tennisti teste di serie (ovviamente al terzo o al quarto turno) oppure tra due tennisti che non hanno una testa di serie e si sono guadagnati uno dei 128 posti in tabellone con lo stesso criterio: o per via del ranking, o perché sono passati per le qualificazioni o perché sono entrambi lucky loser. Naturalmente può succedere che due tennisti con questi requisiti giochino un match molto squilibrato, come quello tra Gael Monfils e Adrian Ungur al primo turno degli US Open 2013: il primo era allora numero 39 del mondo mentre il secondo era al numero 105 (la partita è finita 6-1 6-2 6-0 per Monfils).
I risultati dell’analisi dei match equilibrati sono un po’ diversi dai precedenti: tra gli uomini la percentuale di match vinti è leggermente superiore per chi risponde per primo (51,8%), tra le donne vincono i servizi, seppur di pochissimo (50,4%).

Ken Jensen serve Table 5

Visto che si parla di match equilibrati, non è illogico aspettarsi che la partita venga decisa all’ultimo set. Le statistiche, in questo caso, mostrano delle differenze tra uomini e donne. Tra gli uomini, infatti, vince chi serve per primo il 52,3% delle volte: una differenza poco marcata. Ma tra le donne servire per prime diventa uno svantaggio perché il 46,3% marca una significativa rilevanza rispetto al 53,7% di partite vinte da chi risponde per prima nel set decisivo.

Ken Jensen serve Table 6

CONCLUSIONI
Riassumendo, servire per primi è in qualche modo un vantaggio nel primo set ma si tratta di un vantaggio quasi inesistente (se non nullo) quando il match appare equilibrato. Diverso il discorso per il set decisivo: sia per i match equilibrati che per quelli squilibrati non sembra esserci una qualche specie di vantaggio nel servire (o rispondere) per primi.

Altri studi confermano questo dato. Per esempio, il blog heavytopspin.com ha analizzato i dati dei match “maratona” dell’ATP dal 1991 in poi, ossia quelli finiti almeno 8-6 al quinto set. Il risultato è che dei 138 match presi in considerazione il 48,6% delle partite è terminato a favore di chi serviva per primo nell’ultimo set. Analizzando i match terminati 7-5 al quinto la percentuale di partite vinte da chi serviva per primo cala ancora (44,2%). Il campione era però piuttosto ristretto, per cui si è deciso di allargare il campo ai match al meglio dei tre set che sono finiti 7-5. Ne è uscito un campione di 753 match e qui la storia cambia: la percentuale torna superiore al 50%, e non di poco (54,7%).

Uno studio ancora più approfondito è quello di Jan Magnus e Franc Klaassen dell’Università di Tilburg (On the advantage of serving first in a tennis set: four years at Wimbledon) che ha analizzato i dati di 481 match a Wimbledon dal 1992 al 1995 per un totale di 88.883 punti. Lo studio dei due professori olandesi conferma che il vantaggio di servire per primi, se c’è, è talmente vicino al 50% da essere considerato irrilevante e vale in maniera significativa solo per il primo set (si tratta di cifre molto sbilanciate: 55,4% per gli uomini, 56,6% per le donne).

Ma va considerato un dato fondamentale: solo nel primo set è la sorte a decidere chi serve per primo mentre per gli altri set c’è una regola precisa, ossia serve per primo chi ha risposto nell’ultimo game del set precedente. E, normalmente, chi ha risposto nell’ultimo game del set precedente è anche colui che ha perso il set (succede nel 69,8% dei casi tra gli uomini e nel 58,9% tra le donne, secondo i dati di Jensen).

Ken Jensen serve Table 1

Secondo Magnus e Klaassen, servire per primi nel primo set è un vantaggio a causa di quello che chiamano “first game effect”: dato che i primi game vengono generalmente utilizzati dagli avversari per studiarsi e trovare le reciproche debolezze, è preferibile servire per primi. Infatti, la percentuale di possibilità di vincere il proprio turno di servizio è più alta nel primo set sia per gli uomini (82,4% contro un 80,1% nei set diversi dal primo) che per le donne (65,2% contro il 60,1%) ed aumenta considerevolmente nel primo turno di servizio (87,7% per gli uomini e il 74,3% per le donne).

Concludendo, il luogo comune del servire per primi nel set decisivo è smentito in maniera unanime. Mentre per quanto riguarda il primo set, è consigliabile scegliere di servire per primi. A meno che non ti chiami Rafael Nadal: lui sceglie sempre di rispondere nel primo game e pare che non gli stia andando malaccio.

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Fonti:

Jensen, Kenneth (2013), “Keys to the match: In tennis, is it an advantage to serve first?”, IBM Big Data Hub
http://www.ibmbigdatahub.com/blog/keys-match-tennis-it-advantage-serve-first

Magnus, Jan R. and Klaassen, Frand J.G.M. (1999), “On the advantage of serving first in tennis: four years at Wimbledon”, The Statistician
http://wildfire.stat.ucla.edu/pdflibrary/tennis.pdf

Sackmann, Jeff (2012), “Serving First in Marathon Sets”, Heavy Topspin
http://heavytopspin.com/2012/08/01/serving-first-in-marathon-sets/

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