Atp Madrid interviste, Nadal: "Dopo i primi 2 punti mi sono bloccato"

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Atp Madrid interviste, Nadal: “Dopo i primi 2 punti mi sono bloccato”

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TENNIS ATP MADRID-Finale. R. Nadal b. K. Nishikori 2-6, 6-4, 3-0 (rit.)

Congratulazioni per il quarto titolo. Forse è un po’ amaro a causa del ritiro di Nishikori. Successe la stessa cosa a te in Australia, o questo è il tennis?

No, no, non è il tennis. Ci sono certe circostanze, e a volte queste cose succedono. Mi dispiace per lui. Sono davvero molto dispiaciuto. Ovviamente quando ci sono certe dinamiche, quando soffri per qualcosa come questa, è davvero dura, è molto difficile. Beh, ovviamente in Australia mi è successa una cosa simile. Quindi so di cosa sto parlando e quanto sia triste, specialmente quando giochi una partita importante. A me successe allora, oggi è successo a lui. Alla fine è andata così. Tutti noi abbiamo dei momenti da affrontare, oggi è successo a lui. Ha dovuto affrontarlo lui oggi. Per me è ovviamente un titolo molto importante.

Congratulazioni per questo altro Masters 1000 in carriera. Vedendo come ha giocato il primo set e tutto il torneo e anche a Barcellona, pensi che abbia le potenzialità per essere numero 1?

Non lo so. Non ne ho idea. Diventare numero 1 è davvero complicato. Alla fine, non sono il tipo da mettere in alto qualcuno così velocemente e nemmeno da buttarlo giù cos’ facilmente solo perché non gioca al meglio. Bisogna mantenersi con i piedi per terra in ogni momento e pensare con calma. Kei è stato molto promettente, già da un paio di anni ed è ancora molto giovane. Ha avuto un paio di infortuni. E quando devi affrontare gli infortuni tutto si complica molto. Sono sicuro che si sta avvicinando al suo stato migliore. Sono certo che se continua a giocare a questo livello potrebbe essere un sicuro candidato per salire in alto. Per essere numero 1 deve dimostrare di poter giocare con grande regolarità tutto l’anno e deve essere capace di vincere su tutte le superfici. Essere numero 1 è abbastanza dispendioso. Puoi permetterti pochissimi errori, essere nel posto giusto. Se non fai questo, è dura.

Prima che lui iniziasse a sentire male, vedevi qualche altra possibilità di rientrare in partita? Qual’era la percentuale?

Sai, non guardo mai alle percentuali quando gioco. Guardo solo al prossimo punto. Questa è la mia percentuale, il prossimo punto, e il successivo, e ancora e ancora. È tutto. Ho attraversato un momento davvero complicato nel primo set. Ho giocato ad un livello molto alto i primi due punti. Ho giocato con aggressività, poi mi sono bloccato. Ci sono stati alcuni momenti, non so, come se non riuscissi a trovare me stesso. Non era come se non volessi giocare o come se stessi perdendo intensità, ero mentalmente bloccato. Dovevo superare questo blocco. È anche vero che ci sono stati dei momenti in cui sembrava potessi superarlo, e non ci sono riuscito, perché all’inizio del secondo set lui ha giocato davvero bene. Ha ottenuto il break e abbiamo giocato entrambi bene. Io ho sbagliato due risposte e lui ha fatto un ace. Quindi ci sono certe circostanze durante il match che ti abbattono. Quando sei bloccato, hai solo bisogno di trovare la scintilla per uscirne e tornare di nuovo a competere. Credo che la cosa positiva per me sia che nel secondo set sono riuscito a tornare competitivo, anche soffrendo, anche avendo un brutto momento, ho trovato il modo per tornare competitivo. Sono riuscito a tornare in partita ed ero davvero vicino. Io penso che mi stavo avvicinando. Quando l’ho brekkato, io credo che lui non stesse malissimo. Penso questo. E te lo dico con onestà. Io cerco sempre di parlare onestamente qualunque cosa succeda a me e anche quando non succede. Credo che quando stessi cercando di recuperare il break nel secondo set lui stesse giocando normalmente. Credo di aver salvato un paio di ottimi punti. Ho lottato su alcuni punti in maniera aggressiva. È vero, quando ho recuperato e ho fatto il break lui non ce la faceva quasi più. È andato sotto e non ha potuto più giocare. Io sono stato competitivo. Non so se sarei stato in grado di vincere. Sto cercando di non pensare a questo. In questo momento sono abbastanza contento per l’atteggiamento. Nonostante la negatività della partita, avevo ancora molta fiducia. Avevo ancora le energie per provarci, anche se era dura. Alla fine penso anche che, dopo il match perso a Barcellona, quello perso in Australia e a Indian Wells, ero ancora abbastanza vicino da poter battere Dolgopolov, in qualche modo voglio pensare che quest’anno, non so, meritassi qualcosa. Voglio combattere, perché ne ho le possibilità. Credo anche che se non avessi lottato il tennis non mi avrebbe dato alcun premio.

Il primo giorno in cui ti sei seduto qui, hai detto di avere alcuni dubbi. Come lasci Madrid in vista del Roland Garros.

Beh, sicuramente meglio. Ovviamente, vincere nello sport è fondamentale. È una parte vitale dello sport. Perché quando vinci, vedi le cose in maniera più chiara. Vedi di nuovo come giocare. Sei di nuovo calmo. Capisci di nuovo come colpire la palla nei momenti chiave. Anche se oggi penso di non aver giocato un buon primo set, credo di aver fatto un buon torneo. Questa è la realtà. Sai, non l’ho fatto a Montecarlo o a Barcellona. Sicuramente a Barcellona ho giocato meglio contro Dodig, poco meglio. Contro Almagro ho giocato un set e mezzo abbastanza bene, ma senza essere sicuro di ciò che stessi facendo. Questa sicurezza l’ho avuta in questo torneo. Ho sentito di nuovo di averla, beh, è un po’ complicato da spiegare. La sensazione che le cose che vuoi fare le stai facendo, che vanno nella direzione giusta. Credo di averlo fatto con Berdych e con Nieminen, e anche con Bautista. Soprattutto credo di aver fatto un torneo completo. Per me era importante mantenere il livello dei primi due turni per tutto il torneo, e quindi nell’ultima partita per chiudere il torneo. Ho dovuto affrontare un match molto complicato e capire come batterli. Questo ti rende più forte. Ho bisogno di soffrire e affrontare situazioni complicate. E ho bisogno di superarle. Queste situazioni non sono riuscito a superarle nei precedenti tornei, qui l’ho fatto. Ho vinto, ed è abbastanza importante per me.

Rafa, stai lavorando per andare più a rete? Oggi non lo hai fatto spesso, ma sono stati efficaci. La seconda di servizio, a volte chi risponde bene riesce ad attaccarla. Stai lavorando su queste cose?

Sulla seconda di servizio, ho servito così a causa di questo blocco. Sai la seconda è stata così a causa della fiducia, del blocco mentale. Per quanto riguarda andare a rete, non puoi andarci se stai due metri dietro la linea di fondo. Anche se colpisci la palla, se non hai la giusta fiducia in campo, non puoi andare. Lo puoi fare tre, quattro volte, vedi gli spazi e vai. Il che è fondamentale e logico nel tennis. Non puoi andare a rete quando colpisci una palla buona e tre le mandi fuori. Non puoi. Per andare serve regolarità. È questo che te ne dà l’opportunità.

Due domande: prima di tutto, il pubblico ovviamente ti supportava. Ma come hai detto, eri un po’ bloccato. Il pubblico è stato di aiuto? E secondo, hai detto di non avere più 20 anni e che abbiamo una nuova generazione di tennisti che avanza. In che punto della tua carriera senti di essere?

Prima di tutto, nella mia vita ho avuto la sensazione che il pubblico, ovunque giocassi, fosse contro di me, anche in casa. E quando dico questo, parlo della pressione che è più alta del supporto che mi possono dare. È vero che oggi, anche se ho avuto queste sensazioni negative, anche giocando in casa, forse ti fa sentire più pressione perché vuoi fare le cose per bene. Non vuoi deludere le persone che ti sostengono. Vuoi fare bene. Allo stesso tempo, io li ringrazio per il sostegno. Nel secondo set sono stato in grado di competere di nuovo. Mentre facevo questo, il pubblico mi ha dato un grande supporto, mi ha dato il resto. Quindi se è questo che mi stai chiedendo, ovviamente vorrei sempre giocare con il pubblico dalla mia parte. E parlando della mia carriera, non so cosa vuoi sapere. Sono dove sono. Ho 27 anni, 28 fra poche settimane. Non lo so. Quanti anni ancora dovrei stare nel circuito? 12? Mi sembra molto. Ma sono dove sono. Lotto ancora per i tornei a cui partecipo. Mi sento bene fisicamente. Mi sento sempre meglio, sicuramente meglio di un anno fa. Questa è la cosa più importante. Mentalmente sento ancora la voglia per quello che faccio. Mi rende ancora felice. Mi sento fortunato per quello che faccio. Queste sono le cose che per me hanno valore. Non mi fanno pensare a quale momento della carriera sto attraversando. Mi fanno pensare che la prossima settimana giocherò a Roma e la prossima ancora al Roland Garros.

Forse te lo hanno già chiesto in spagnolo, ma hai detto qualcosa in campo dopo la partita che lo ha fatto quasi piangere. Sei andato lì a dirgli qualcosa. Puoi dirmi cosa gli hai detto?

Gli ho solo chiesto dove sentisse dolore. Credevo fosse la schiena. Lui mi ha detto la gamba. Ho cercato di consolarlo, di dargli il mio supporto, perché capisco quanto sia difficile avere questi problemi quando giochi di fronte al pubblico. Mi è successo qualche volta durante la carriera, e posso dirti che non è divertente. Sono dei momenti difficili da accettare, e che ero davvero dispiaciuto per lui.

Forse hai risposto anche a questo, ma puoi dirmi qual è stata la tua impressione in campo su Kei, soprattutto nel primo set?

No, lui è un giocatore incredibile. È un tennista che può competere per arrivare a Londra alla Masters Cup quest’anno. Ne sono sicuro. Spero davvero che il suo infortunio non sia troppo grave e che sia in grado di giocare al Roland Garros. E sta facendo delle cose fantastiche dall’inizio dell’anno. Sta giocando al suo livello migliore di tutta la carriera, e questo è incredibile. Sono davvero felice per lui. È un bravo ragazzo, un tennista fantastico. Non posso dire altro. La cosa che devo fare adesso è migliorarmi, no? Ho bisogno di dimenticare la pressione, di dimenticare le brutte sensazioni e di trovare il mio gioco.

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