TENNIS – Domenica cercherà il suo nono titolo agli Open di Francia; in un’intervista rilasciata al sito dell’ “Equipe”, Rafa Nadal racconta delle sue lacrime, delle sue emozioni e delle sue superstizioni.
Quale è stato il giorno in cui hai sbagliato completamente tattica?
“Molte volte! Fortunatamente sono spesso riuscito a rimettermi in carreggiata ed a riuscire a spuntarla. Ad esempio, nell’ultimo torneo di Roma contro Murray, nel primo set avevo optato per delle soluzioni tattiche non opportune (lo scozzese si aggiudicò il primo parziale per 6-1).”
Parlaci del giorno in cui Marinko Matosevic diede un calcio alla tua bottiglia a Montecarlo
“Ricordo fu divertente. Non ho mai pensato che lui lo avesse fatto per farmi innervosire. Stava scherzando. Da dove derivano le mie superstizioni? Ho cominciato ad avere queste “fisse” da giovane. A dire il vero non lo so come è cominciata. Se un giorno potessi giocare senza questi “riti”? Penso di sì. Potrei giocare senza toccarmi il naso e senza tirarmi i capelli indietro; così come potrei giocare senza posizionare le mie bottiglie di fronte la mia sedia. Ma non credo che riuscirei a servire senza prima tirarmi su l’intimo (ride ndr).”
Il giorno in cui hai visto per la prima volta sui giornali la tua foto e quella della tua ragazza in costume da bagno cosa hai pensato?
“La vita è fatta così. Personalmente è una cosa che non condivido. Non concepisco che si scattino foto in determinate situazioni per poi divulgarle senza l’autorizzazione dei diretti interessati.”
Cosa hai pensato il giorno che il medico ti ha detto che la tua carriera era in pericolo a causa del tuo infortunio subìto al piede?
“Per me è stato un brutto giorno. Avevo da poco iniziato la mia carriera ed avevo riportato il mio primo successo in una prova dello Slam a Parigi. Si è trattata di una situazione difficile da affrontare, ancora di più di quando ho subìto l’infortunio al ginocchio nel 2012. All’epoca avevo già vinto 11 Slam, diversi Masters, avevo raggiunto obbiettivi che mai avrei pensato di raggiungere non solo da un punto di vista professionale, ma anche umano. Se mi fossi dovuto fermare in quel periodo, avrei comunque avuto il ricordo di una splendida carriera. L’infortunio al piede, invece, è arrivato agli albori della mia carriera; non ho pianto davanti ai medici, ma ho pianto a casa. Ho vissuto con l’incubo di non potere tornare più, giovanissimo, a giocare a tennis, di dovere smettere con quella che è la mia grande passione.”
Hai mai mentito in conferenza stampa?
“Non sono abituato a mentire. Al massimo ho omesso dei miei pensieri, che è diverso (ride ndr). Rispetto l’opinione di Gulbis che ritiene le conferenze noiose, ma io sono per le buone maniere e per la gentilezza. Quello che è giusto per me non deve esserlo necessariamente anche per gli altri. La mia battaglia è sul campo, no fuori. L’arroganza, la mancanza di rispetto, le “piccole” battaglie, non fanno parte del mio mondo.”
Qual è stato il giorno in cui hai avuto maggiormente paura prima di un match?
“Paura? Credo alla finale del Roland Garros nel 2012. Perché pioveva? Perche c’era Djokovic? No. Semplicemente perché avevo perso le ultime 3 finali Slam contro Novak (Wimbledon e Open degli Stati Uniti nel 2011, ed Australian Open nel 2012). Quella finale era troppo importante per me. La notte prima non riuscii a dormire.”
Cosa ricordi del giorno in cui il pubblico voleva vederti perdere sul centrale di Parigi?
Quel giorno (nel 2009 contro Soderling ndr) non fu certo entusiasmante per me. Mi è dispiaciuto vedere il pubblico volere vedermi perdere in un luogo che ho sempre amato e rispettato, più che altrove. Il pubblico non tifava per il mio avversario, voleva solo la mia sconfitta. A volte si è stufi di vedere vincere sempre gli stessi. Gli spettatori erano contro quello che rappresentavo, più che contro di me. Da quel giorno, tuttavia, il mio rapporto con il pubblico parigino è andato migliorando giorno dopo giorno.”