Aspettando Wimbledon: all'improvviso la meraviglia

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Aspettando Wimbledon: all’improvviso la meraviglia

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TENNIS – L’edizione del 1988 fu tra la più belle degli ultimi 50 anni. Non solo la finale e la previsione di un cronista, ma anche Mecir, Graf e la Navratilova. Il racconto di 4 giorni vissuti meravigliosamente.

In molti sanno che il 4 luglio 1988 abbiamo rischiato di perdere uno dei migliori cronisti tennistici della storia d’Italia. Il vaticinio di Rino Tommasi – “se quel biondino non vince Wimbledon entro 5 anni smetto di scrivere di tennis” – scadeva proprio quella piovosa domenica di luglio. Ma per Tommasi la carriera poteva finire tre giorni prima, quando Miloslav “Gattone” Mecir dopo aver lasciato 7 games al miglior Wilander di sempre, che quell’anno fece 3/4 di slam, mancando appunto solo l’erba londinese, si trovò avanti per 62 64 contro Stefan Edberg, il predestinato. Per un’ora fu uno spettacolo senza uguali, perché Edberg giocava benissimo e Mecir meglio, con gli attempati cronisti a descrivere mirabilie quasi estasiati che si potesse giocare così bene. Tra la fine del primo e l’inizio del secondo set Mecir tolse ad Edberg la battuta per 4 volte di fila, cosa mai riuscita prima e che non riuscirà mai più dopo a nessuno, sui prati di Church Road. Ma dopo tanta meraviglia, lo svedese riuscì a cavarsela sia perché non era umanamente possibile non sbagliare mai come stava facendo gattone, sia per via di una seconda diventata sempre più tenera. Ma mentre per Miroslav sarebbe forse rimasto il rimpianto più grande – aveva fatto un meraviglioso torneo che nessuno avrebbe più ricordato – per la magia di Wimbledon si apriva un’altra pagina storica. Lo svedese in finale avrebbe trovato Boris Becker, che in una partita interminabile, e infatti finita solo il giorno dopo, frustrò le solite speranze di un sempre più livido Ivan Lendl che, poveraccio, ne trovava sempre uno più forte sulla strada della vittoria all’All England Lawn Tennis & Croquet Club di Church Road. E a niente valse l’incredibile generosità del ceco che contro quel crozzone di un tedesco, capace di fallire match point come noccioline e di riderci su, le tentò davvero tutte, un po’ aiutato da un altro vecchio “must” di Wimbledon, le interruzioni per pioggia.

Quando sabato mattina, i due chiudono l’incontro – tra uno scroscio di pioggia e un altro – il bello deve ancora cominciare. Da lì a poco infatti tocca alla signora del tennis, Martina Navratilova, sfidare in finale una ragazzina che ha appena compiuto 19 anni – proprio il 14 giugno, auguri – e che ha già vinto a Melbourne e a Parigi. Stefanie Marie Graf ha appena trattato a pesci in faccia la povera Zvereva ,che sconfitta col doppio bagel a Parigi non si riprenderà mai del tutto, e ha lasciato – in 6 partite – appena 17 game per strada. Fanno meno di 3 a partita se ci credete, con la sola Pascale Paradise in grado di arrivare a 3 game in un set. Martina ha invece sputato l’anima nei quarti con la Fairbank e in semi con l’eterna Evert, sconfitte entrambe 75 al terzo. La Navratilova aveva vinto le ultime 6 edizioni – altro che Borg – ma il timore era di un nuovo massacro. E il dritto della Graf sembra proprio far zampillare sangue dalle ferite della Navratilova. Ma non si vincono per caso 18 slam, la ceca inventa geometrie da erba che destabilizzano la tedesca, che sembra sempre più infuriata, tanto da perdere addirittura il set per 7 a 5. Purtroppo 13 anni di differenza e le battaglie dei turni precedenti arrivano tutti insieme sulle gambe di Martina, e una Graf finalmente libera può andare a vincere il suo primo Wimbledon e il terzo tassello dell’ultimo grande slam conquistato da un tennista.

La domenica è il giorno di Edberg e Becker. Il tedescone è favoritissimo – povero Tommasi – ha già vinto 2 volte e l’anno precedente era incappato in un assurdo secondo turno contro tal Doohan, ma non sembrano esserci dubbi su come finirà. La domenica non si riesce neanche a chiudere il primo set, Becker era andato sotto 3-0 ma avrebbe potuto chiudere agevolmente dopo aver ripreso e superato lo svedese con un parziale di 5 game di fila. Il lunedì Becker chiude il set ma poi comincia il canto degli angeli. “Così si gioca solo in paradiso“, Becker sembra quasi non credere ai suoi occhi, prima Edberg si difende con denti e unghia, vince il tiebreak del secondo e il sole che esce improvvisamente più convinto trova sul campo solo lo svedese che rifila un 64 62 al tedesco che scuote la testa del tutto incredulo. , Wimbledon ha una nuova pagina da raccontare. Quei tre giorni, anzi 4, non li dimenticherà nessuno. La carriera di Tommasi è salva.

 

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