Binaghi: nuova interrogazione al Senato su gestione FIT di tv, immobili e giovani

Editoriali del Direttore

Binaghi: nuova interrogazione al Senato su gestione FIT di tv, immobili e giovani

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TENNIS – Il giornale Nuova Sardegna dà notizia di un’interrogazione che riguarda, ancora una volta, Angelo Binaghi e la Fit.

Non è la prima volta che il Parlamento si occupa della nostra Federtennis.

Oggi è il Senato. Nei prossimi giorni potrebbe essere la Camera.

Sebbene non ci sia alle viste alcun candidato intenzionato a sostituirsi al presidente FIT Angelo Binaghi, sulla sua poltrona da 14 anni (e quindi almeno fino al 2016), perché la recente astuta modifica statutaria che prevede la firma pubblica di almeno 300 circoli di tennis distribuiti in almeno 5 regioni d’Italia a sostenere un candidato di opposizione ha ottenuto il desiderato effetto di scoraggiare chiunque (qual è il club che rischia di esporsi a due anni da un’elezione per un candidato che non è quello già in sella? E di quanti soldi deve disporre un candidato per girare tutta l’Italia, minimo per un paio d’ anni, per persuadere 300 e più circoli a votarlo?), tuttavia l’operato della FIT non appare immune da critiche e da interrogazioni parlamentari che, negli anni, sono state rivolte da schieramenti politici di vari colori e tendenze. Per un motivo o per l’altro.

Il fenomeno di queste interrogazioni che si ripetono sarebbe più comprensibile se, appunto, esistesse una qualche cordata politica, intendo politico-sportiva, che mirasse a piazzare un suo uomo, un’alternativa, all’attuale dirigenza. Se ci fosse una lobby di contropotere. Ma questa, almeno che io sappia, non c’è, non esiste. E allora come mai ogni poco spuntano fuori queste interrogazioni parlamentari? Non penso – anche se mi piacerebbe – che tutti questi parlamentari dei vari partiti che rilanciano queste interrogazioni (che finiscono nel cestino…), siano tutti lettori di Ubitennis.

L’ultima in ordine di tempo, a quanto si legge anche sul quotidiano sardo Nuova Sardegnaecco il link all’articolo intitolato “Nuove grane per Binaghi: il match si sposta al Senato” e sottotitolo: “Interrogazione parlamentare sulla gestione della federazione italiana tennis: contestate alcune operazione immobiliari, il canale tv e le politiche per i baby” – è stata presentata dai parlamentari Serra, Fucksia, Castaldi e Morra.

Qui mi limito a riprendere il giornale sardo. Lo faccio pur essendo perfettamente consapevole del fatto che, come ebbe a spiegarmi un autorevole dirigente del CONI “Le interrogazioni dei nostri politici, giustificate o ingiustificate che fossero, non hanno quasi mai contribuito a cambiare nulla, tantomeno le elezioni di questa o quella federazione“.

Il nuovo presidente del Coni Giovanni Malagò sembrava animato dalle migliori intenzioni di cambiare qualcosa, all’atto del suo insediamento, meno di un anno e mezzo fa.

E, fra tanti tagli di nastro, apparizioni istituzionali e “politiche” di prestigio, premiazioni, passerelle nazionali e internazionali, interviste urbi et orbi, qualcosina Malagò ha provveduto a cambiare. Anche se a parer mio non abbastanza (però confesso anche di non sapere tutto quel che avrebbe fatto, quindi la mia osservazione in questo caso non è approfondita: constato che tante vicende si sono apparentemente concluse a tarallucci e vino, ma questo accade sempre quando si è quasi “obbligati a mediare”).

Bisogna tener conto del fatto che il presidente del CONI è eletto dai presidenti delle federazioni e con quelli deve fare i conti. Non un compito facile. Quello della federtennis non è il solo che sta sulla sua poltrona da 14 anni e non ha nessun intenzione di mollarla. Sono più le federazioni che hanno dirigenti “sempiterni” ed eletti con percentuali bulgare che le altre. È il sistema ad essere marcio, ma le speranze che le cose cambino sul serio sono meno di quelle che si possono nutrire sul fatto che il nostro Paese si riassesti e si metta sulla strada della vera ripresa, economica e – prima ancora – etica.

Se Giovanni Malagò domani si dichiarasse favorevole a che i presidenti federali stessero in carica per due mandati quadriennali e non di più, che fine farebbe lui? Solo un presidente CONI che non volesse, lui per primo, restare in sella per più di due mandati, si batterebbe per una sacrosanta modifica del genere. Ricordo sempre che negli Stati Uniti, federazione di dimensioni ben più ampie della nostra, il presidente è prima vicepresidente per 2 anni, poi presidente per altri due, e poi va a casa. E amministra bilanci di diverse centinaia di milioni. Deve solo cercare di fare il meglio che può. Non ha nessun interesse a crearsi rapporti che lo mantengano in sella. Tanto non ci resterebbe comunque.

E lo stesso mio concittadino “rottamatore” Matteo Renzi, si autorottamerebbe dopo due Governi? O chiederebbe che deputati dopo due mandati vadano a casa? Dubito fortemente. Chissà perchè quando qualcuno conquista il Potere si ritiene indispensabile al Paese, al proprio sport, e non lo molla più.

Tornando a Malagò il sistema della giustizia sportiva l’ha modificato: prima era assolutamente inadeguato, assurdo. D’ora in avanti, con la riforma…vedremo se le cose andranno meglio. Dovrebbero. Ma si dovrebbe anche sorvegliare meglio sulla facilità assai discrezionale con le quali le federazioni possono avviare azioni legali che rappresentano spesso costi importanti e non sempre giustificati, come dimostrano diversi esempi di azioni legali perse che – alla fin fine – hanno fatto del bene soprattutto al portafogli degli avvocati.

In questo primo anno e mezzo di Malagò anche certi personaggi che nell’ambito di vari incarichi da una parte controllavano e dall’altra avrebbero dovuto essere controllati – all’interno di vari organismi federali di più discipline sportive – sono stati in qualche modo allontanati o convinti ad allontanarsi (il che va bene lo stesso, purchè si raggiunga lo scopo). Alcuni personaggi anche influenti sono spariti dalla sera alla mattina, o hanno cambiato ruolo, senza che nessuno spiegasse il come e il perchè. Ribadisco che è successo in diverse federazioni di diversi sport.

Anche il presidente della tv della Fit, Supertennis, non è più lo stesso: non è più lo zio del presidente Binaghi, il signor Ignazio Fantola fratello della madre, ma è l’uomo di fiducia e “capo di gabinetto” del Coni, il dottor Soro.

Come ebbe modo di dire Malagò alla presentazione degli Internazionali d’Italia, “Non c’è sport, disciplina sportiva, che non vorrebbe avere una sua tv, un suo spazio” lasciando però fra le righe intendere – senza troppo esplicitarlo…anche lui è un “politico” no? – che in tempi di crisi e spending review diverse situazioni avrebbero potuto essere riesaminate ed ottimizzate. Anche qui vedremo. La tv del basket sarà solo del basket? O magari anche del volley o di altro sport?

Scrissi quel giorno del discorso di Malagò che una tv di sport per tutto il CONI – i lettori più attenti ed assidui di Ubitennis lo ricorderanno – non mi troverebbe affatto contrario, perchè il CONI dispone di quasi mezzo miliardo annuo di contributi statali e non di qualche decina di milioni. Anche se per la verità potrebbe (o dovrebbe) essere Rai Sport il canale predisposto a ciò, almeno fino a quando il premier Renzi ci chiederà di pagare il canone per la tv di Stato (che poi è capace di interrompere, pur avendo una decina di canali, la finale femminile del Roland Garros sul 4 pari al terzo per mandare in onda Lecce-Frosinone). Chi non aveva Sky non ha potuto far altro che cercarsi uno streaming o…imprecare.

 

Tutte le interrogazioni parlamentari sulla F.I.T. presentate dal 2009 ad oggi:

2009, On. Riccardo Villari (Gruppo  PD fino al 3/12/2008; Gruppo Misto fino al 28/02/11, CN fino al 15/03/13, PdL dal 15/03/13)

2012, On. Giuseppina Castiello (PdL)

2012, On. Belisario e Giambrone (IdV)

2014, On. Serra, Fucksia, Castaldi, Morra (M5S)

 

 

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