Quando il tennista cambia colpo

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Quando il tennista cambia colpo

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TENNIS – Viaggio all’intero dei colpi dei tennisti, da chi li ha cambiati per necessità a chi non li usa più come prima passando per chi dovrebbe apportare qualche modifica. C’è poi chi fino ad oggi non ha cambiato nulla e probabilmente mai lo farà.

Il tempo passa, per tutti. Di conseguenza anche per i tennisti che spesso nell’arco di una carriera cambiano modo di giocare e di “portare” i colpi. L’esigenza è sempre quella di essere al top, garantendo la massima efficacia con ogni colpo. Delle volte però i colpi perdono intensità con il passare degli anni e su questo quasi sempre c’è poco da poterci fare.

Roddick è forse il tennista che più di tutti ha sofferto il calo di potenza fisica prima degli anni del ritiro, fare un paragone tra il dritto dell’americano di inizio carriera e quello della conclusione sarebbe imbarazzante nei confronti del secondo. Un altro con “carenze di dritto” è Roger Federer, lui però è semplicemente Federer e quindi riesce comunque a dipingere il campo con il suo colpo migliore. Ciò non toglie però che basta andare su Youtube, vedere lo svizzero all’opera cinque anni fa e capire subito che la potenza è diminuita. Sempre rimanendo in casa Federer un altro colpo che è cambiato nella carriera è il rovescio, quando fece il suo ingresso nel circuito Roger colpiva il 75% di colpi slice ma poi con gli anni, anche grazie ai suoi avversari che l’hanno costretto a giocare migliaia di rovesci, la percentuale si è decisamente abbassata.

Rimanendo nei piani alti delle classifiche un focus su Novak Djokovic è d’obbligo. Il serbo ha cambiato il movimento del servizio varie volte nell’arco di pochi anni e solo da un paio ha trovato il giusto equilibrio. Il “guaio”, se così possiamo definirlo, lo fece Todd Martin che in realtà sarebbe dovuto essere uno specialista di questo fondamentale. Da Nole a Rafa il passo è breve, il maiorchino che non colpiva quasi mai il rovescio tagliato ha dovuto, per forza di cose, imparare ad usare anche questo colpo. E che non lo giochi più soltanto in difesa lo si evince dalla quantità di slice che adopera durante il match. Una pecca forse di Nadal è che li usa tutti d’un fiato, nel senso che ne tira tre di fila e poi non ne usa per la restante mezz’ora di gioco.

Anche Del Potro ha dovuto scoprire il rovescio slice, l’argentino però ha fatto di necessità virtù costretto dal polso dolorante. DelPo ha giocato praticamente sei mesi senza poter spingere dal lato sinistro del campo. Emblematiche le sfide degli Us Open e degli Australian Open quando sulla distanza dei cinque set emergeva tutta la sofferenza dell’argentino costretto a poter dare il 100% solo dal lato del dritto. Inevitabilmente adesso il gigante di Tandil è fermo, costretto all’operazione.

C’è poi chi cambia il colpo a partita in corso, come Tsonga. Il francese quasi inspiegabilmente gioca una partita intera il rovescio bimane ma quando c’è da tirare il passante passa al colpo ad una mano (ne sa qualcosa Federer, infilato spesso in un quarto a Wimbledon). In realtà una spiegazione c’è eccome, in allungo è più semplice arrivare a mettere potenza con una e non con due mani (raro caso del “one is better than two”).

Cambiare modo di colpire nella maggior parte dei casi porta frutti positivi ma non tutti lo fanno anche quando dovrebbero. Gasquet ad esempio non avrebbe bisogno neanche di cambiare la meccanica dei colpi ma semplicemente avanzare di qualche metro per cercare di essere più offensivo. Il cambiamento però non è sempre positivo, come detto ad esempio di Djokovic ad inizio articolo, Gulbis con la nuova apertura di dritto è diventato molto più lento dal lato sinistro del campo e quindi facilmente attaccabile dai tennisti con maggiore rapidità di esecuzione. Non a caso il lettone nella terra rossa ha trovato il maggiore alleato, sfruttando al meglio la lentezza del rimbalzo che gli concede quell’istante in più per piantare i piedi a terra e soprattutto azionare a pieno “l’apertura alare” del dritto.

Infine troviamo chi i colpi non li ha cambiati mai, e probabilmente mai lo farà. Si pensa subito a Murray o Berdych. Due tennisti che del ritmo fanno la loro forza. Entrambi comunque hanno avuto la fortuna di nascere con talento e grandi mezzi. Per Berdych inoltre la formazione della scuola ceca è evidente, colpi portati quasi sempre alla perfezione e servizio che anche se visto mille volte sembra sempre identico. Murray è anche più completo del ceco, sa far tutto in ogni parte del cambio e quindi perché cambiare.

 

 

 

 

 

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