Wimbledon Story: Le magnifiche 10

Wimbledon

Wimbledon Story: Le magnifiche 10

Pubblicato

il

 

TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – Le dieci partite più significative della storia di Wimbledon al femminile in Era Open. Regine, usurpatrici, imperatrici, chimere. Non solo Williams.

Il tennis è vita, lotta, vittoria, sconfitta. Il tennis è Wimbledon. E sul manto erboso dell’All England Club, teatro di drammi e rivalità storiche, si sono incrociati i destini di tante campionesse, atlete di smisurato talento ma soprattutto donne vibranti di passione. Criticato da molti, l’aspetto “emotivo” del tennis in gonnella, capace a volte di compromettere la qualità tecnica di alcune partite, è ciò che forse lo rende più vicino allo scontro tra due umanità. Più imprevedibile. Unico. Forse anche più vero?

L’elenco che segue è figlio di ricordi e racconti, articoli sfogliati su vecchi giornali che non si comprano più,  video pescati su youtube che sembrano girati ieri e tante emozioni ancora vive sulla pelle.

Chiaramente, chi vuol dire la sua è più che benvenuto.

10. Serena Williams estingue gli ultimi fuochi di Elena Dementieva.

2009 semifinale S.Williams b. Dementieva 6-7, 7-5, 8-6

http://youtu.be/hA_far_5VVE

Era dal 2003 che Serena non vinceva a Wimbledon. Per raggiungere la finale, dove sconfisse sua sorella Venus in due set, in semifinale Serena dovette lottare fino all’ultimo secondo contro una Dementieva al meglio delle sue possibilità, annullando un match point sul 4-5 con una solida volée di rovescio. La Dementieva giocò il match migliore della propria carriera ma non bastò. L’anno successivo raggiunse la semifinale al Roland Garros dove fu costretta ritirarsi per infortunio lasciando il passo alla nostra Francesca Schiavone, futura regina di Francia.

Al decimo posto solo perché si tratta di una semifinale. Tecnicamente parlando, secondo solo a pochi altri match.

9.Tutti in coro per Virginia Wade.

1977 finale Wade b. Stove 4-6, 6-3, 6-1

http://youtu.be/e8Scnrt1Z0Q

Poco intrigante per la qualità del gioco, la finale tra l’inglese Virginia Wade e la dimenticata Betty Stove, di sangue olandese, rimane nella storia. Grazie alla presenza di una connazionale in finale, tutto il gotha londinese riempì gli spalti del centrale dell’All England Club.

Era il centesimo anniversario dalla nascita di Wimbledon e il venticinquesimo anniversario del regno della Regina Elisabetta II. E sì, lei c’era. La regina consegnò il trofeo alla Wade  e la folla rispose intonando in coro “Perché è una brava ragazza”. Fu l’ultima volta che una tennista inglese raggiunse la finale di Wimbledon.

8. Court contro King, tra bellezza e dolore.

1970 finale Court b. King 14-12, 11-9

Pochi match potrebbero essere interessanti sulla carta come quello disputato nel 1970 tra Margaret Court e Billy Jean King, soprattutto in assenza di tie-break, il quale, inventato da Jimmy Van Alen nello stesso anno, fu introdotto a Wimbledon soltanto nel 1971. Giunte in finale ai limiti della condizione, la Court afflitta da un infortunio alla caviglia e la King in attesa di essere operata al ginocchio la settimana successiva, entrambe non risparmiarono alcuna energia, rimanendo in campo per quasi due ore e mezzo. La vittoria della Court, sesto slam in era open e regina del Grande Slam proprio nel 1970, segnò definitivamente il suo ingresso nel firmamento delle grandi.

7. L’ultima volta di Gaby. La nuova prima di Steffi.

1991 finale Graf b. Sabatini 6-3, 4-6, 8-6

http://youtu.be/mMEjY9kfapU

Gaby e Steffi, anima latina e rigore teutonico, amiche prima e rivali poi, 40 volte l’una contro l’altra nel decennio 1985-1995. Nonostante Steffi fosse favorita, Gaby si presentò alla vigilia del match avendo vinto gli ultimi cinque confronti diretti. L’incontro non fu memorabile da un punto vista tecnico per i primi due set, poi l’agonismo e la competizione trasformarono la partita in una vera battaglia di nervi, con Gaby che cercava ossessivamente la rete col chop di dritto e Steffi che la rispediva a fondo a suon di bordate.

Gaby servì due volte per il match, sul 5-4 e sul 6-5. Arrivò a due punti dalla vittoria ma i nervi e il servizio, entrambi troppo fragili, non furono all’altezza della situazione.

Questa finale fu importantissima per la Graf, la quale riassaporò il gusto del successo e si gettò alle spalle le tribolate vicende famigliari che l’avevano afflitta recentemente. Gaby, la bella perdente (definizione infelice ma appropriata) fu incapace da qui in poi di vincere un altro titolo slam (unico successo, gli Us Open nel 1990).

6. Manrovesci di classe.

2006 finale Mauresmo b. Henin 2-6, 6-3, 6-4

http://youtu.be/Rha9kPzR7sw

Amelie Mauresmo aveva già sconfitto Justine Henin in una finale slam. Pochi mesi prima, agli Australian Open, in svantaggio per 6-1, 2-0 la Henin si era ritirata, negando alla francese il gusto pieno della vittoria.

In questa occasione, qualunque giocatrice avesse vinto il torneo sarebbe entrata nella storia. La Mauresmo sarebbe stata la prima francese a vincere Wimbledon dopo Suzanne Lenglen nel 1925 e Justine Henin la prima belga di sempre. Dopo un avvio travolgente della Henin, che vinse il primo set piuttosto facilmente, la Mauresmo tirò fuori dal cilindro tutto il suo talento e tra discese a rete, rovesci esplosivi, tagli letali e smash spettacolari riuscì ad aggiudicarsi la partita al terzo set in quella che, tecnicamente parlando, può essere considerata una delle più belle partite della storia di questo torneo. Per certo, l’ultima in cui si sono affrontate due giocatrici col rovescio a una mano. E che rovescio!

5. La prima volta delle sorelle a Wimbledon.

2002 finale S.Williams b. V.Williams 7-6 6-3

“Volevo vincere disperatamente” dichiarò Serena in conferenza stampa “Continuavo a pensare al mio gioco. Ok, Serena stai calma. Lei ha già vinto due Wimbledon. Prova a combattere”.

Nel 2002, con la vittoria di Serena contro Venus, una delle poche belle partite disputate dalle due sorelle l’una contro l’altra, Wimbledon divenne casa Williams. Dieci delle ultime quattordici edizioni, infatti, appartengono a loro. Da questo momento in poi, Serena non sarà più la “seconda” delle due sorelle.

4. Il dramma di Jana in scena sul centrale.

1993 finale Graf b. Novotna 7-6 1-6 6-4

Jana Novotna, erede naturale di Martina Navratilova (anche lei ceca e dalle mani d’oro) questa partita l’aveva praticamente vinta. In vantaggio per 4-1 nel set decisivo (dopo aver dominato il secondo lasciando alla Graf soltanto un game), ebbe la palla per il 5-1. Poi, il buio. La Graf si mise a remare e da grande campionessa quale era, una volta raggiunta la parità, chiuse la partita senza pensarci un secondo.

La delusione fu talmente grande che, al momento della premiazione, la Novotna scoppiò in lacrime tra le braccia della duchessa di Kent.  I nervi fragili della ceca le impedirono di ottenere quello che avrebbe meritato tanto talento ma finalmente, nel 1998, giustizia fu fatta. Jana Novotna vinse Wimbledon sconfiggendo in finale la francese Natalie Tauziat.

3. Scambio di consegne. L’inizio di una nuova era.

1988 finale Graf b. Navratilova 5-7, 6-2, 6-1

http://youtu.be/Bl2oy9HmXdU

“Doveva andare così. Ho perso da una giocatrice più forte nell’ultimo giorno del torneo. Questa è la fine di un capitolo che segna il passaggio del testimone”.

In piedi di fianco alla sedia del giudice arbitro, Martina Navratilova avrebbe potuto recitare a memoria tutte le frasi del cerimoniale della premiazione, essendo questa la nona volta in cui vi assisteva. La prima persa, ma non l’ultima vinta. Per la prima volta non sarebbe stata lei ad alzare il trofeo.

Sotto un insolito sole splendente, la Graf perse il primo set lottando, lasciando supporre che la più grande giocatrice d’attacco della storia stesse per vincere il suo settimo titolo consecutivo. Le cose invece andarono diversamente. La Graf si rimboccò le maniche e di potenza portò a casa secondo e terzo set piuttosto nettamente.

Di lì a poco avrebbe vinto anche gli Us Open, diventando l’ultima giocatrice in grado di vincere tutti e quattro i tornei dello Slam nello stesso anno. Forse la più grande giocatrice di sempre.

2. L’orgoglio della Venere nera.

2005 finale V.Williams b. Davenport 4-6, 7-6, 9-7

Spettacolare, massacrante, americana. La più lunga finale della storia di Wimbledon è da alcuni considerata anche la più bella. Il match durò due ore e quarantacinque minuti e fu caratterizzato da grandi bordate da fondocampo da entrambe le parti, dall’inizio alla fine. La Davenport, sofferente a causa di un problema alla di schiena, vinse il primo set e servì per il match nel secondo, fallendo un match point sul 5-4 nel terzo, splendidamente annullato da un rovescio lungolinea fulminante della Williams.

Giunta stremata alla fine del match, Venus sciupò la prima occasione con un doppio fallo. Al secondo match point, la Davenport spedì un dritto sul net.

Fu l’ultima volta che la Davenport giunse al capitolo finale di uno slam.

1. L’impero di Martina comincia.

1978 finale Navratilova b. Evert 2-6, 6-4, 7-5

http://youtu.be/mV73hVvjb5E

Il 7 luglio 1978, Martina Navratilova e Chris Evert si conoscevano già molto bene. Martina era riuscita a vincere soltanto 5 delle 26 partite disputate contro l’americana la quale, reduce dalla vittoria di sei degli ultimi sette confronti, era data per favorita.

Fu la differenza di stili a rendere lo spettacolo indimenticabile: la lucida solidità della Evert contro l’arte della rete della Navratilova, l’acume tattico dell’una contro la costante propensione all’attacco dell’altra.

Nonostante la tensione agonistica, lo spirito della partita fu pacifico, amichevole e di grande sportività, prezioso esempio per tutte le generazioni a seguire (magari!).

Nella fase decisiva del match, sotto per 2-4 con break a sfavore, la Navratilova alzò il proprio livello di gioco e regalò agli spettatori entusiasmati tutte le meraviglie del proprio repertorio fino all’ultimo serve and volley vincente. Che tempi!

 

 

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement