Wimbledon 2014: (s)punti tecnici, SF: discontinuità e precisione

(S)punti Tecnici

Wimbledon 2014: (s)punti tecnici, SF: discontinuità e precisione

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TENNIS WIMBLEDON – Le semifinali maschili hanno mostrato lo strapotere del vecchio sul nuovo con i successi di Federer e Djokovic su Dimitrov e Raonic. L’esperienza è stata più importante della freschezza.

La prima semifinale maschile di Wimbledon 2014, vinta dal serbo Novak Djokovic in quattro set sul bulgaro Grigor Dimitrov, è stata una partita nella quale le variazioni tecnico-tattiche messe in campo dai due giocatori sono state davvero numerose. Il problema, a mio avviso, è che tali aggiustamenti della strategia e delle scelte esecutive sono sembrati piuttosto estemporanei, quando non decisamente approssimativi, originando così un match ricco di momenti spettacolari, ma altrettanto ricco di scambi impostati in modo abbastanza scriteriato, che hanno portato a errori che non ci si sarebbero aspettati da tennisti tanto dotati.

Djokovic ha iniziato il match centratissimo, in particolare al servizio, e ha sviluppato il suo consueto gioco di pressione e tenuta da fondocampo, concedendosi qualche accelerazione ben piazzata, e prendendosi i rischi corretti nei momenti giusti. Dall’altra parte, Dimitrov ha inspiegabilmente impostato gli scambi facendo a pallate, certamente chiudendo in avanti quando doveva, ma senza la minima variazione di rotazione. Specialmente di rovescio, non ha tagliato uno slice che fosse uno, intestardendosi nel tirare il colpo coperto, per di più spesso sulla diagonale sinistra: contro Nole così non si vince mai, e infatti in poco tempo Grigor si è trovato sotto di un set e di un break.

Dopodichè, quasi all’improvviso e inaspettatamente (in primis per Djokovic), in seguito a un paio di “jolly” trovati grazie al talento ma anche a un po’ di fortuna, tra cui un drop-shot di dritto in arretramento assolutamente pazzesco, qualcosa è scattato nella mente del bulgaro. Ed ecco partire la seconda partita di Dimitrov, con una serie di tagli sotto con il rovescio così numerosi e ben eseguiti da mandare completamente fuori ritmo Nole: da 3-1 sotto, e palla del 4-1 con doppio break per il serbo, cinque game consecutivi e secondo set per Grigor. Un andamento di gioco e punteggio schizofrenico a dir poco, e tecnicamente stranissimo, con il bulgaro che di botto passa dal 90% di rovesci coperti all’esatto contrario, un festival di slice solo ogni tanto intervallati da esecuzioni in top-spin.

Da qui in poi, match equilibrato nel punteggio, ma la palla dell’improvvisazione passa a Nole: visti destabilizzati gli schemi consueti dai tagli di Grigor, Djokovic reagisce passando anche lui di botto dalla pressione da fondo all’attacco alla rete appena possibile. Chiaramente, non essendo la fase di gioco dell’uno-due con chiusura al volo la specialità della casa, Nole ha alternato buone soluzioni ad autentici disastri, venendo sotto dietro ad attacchi morbidi e poco incisivi, ed esponendosi così ai passanti avversari, il tutto continuando a guardare il suo angolo con l’atteggiamento tipico del giocatore che non ha certezze sulla tattica da eseguire. Il risultato sono stati scambi divertenti e a volte spettacolari, ma tecnicamente le incertezze e i veri e propri errori di esecuzione sono stati altrettanti.

Alla fine, con il livello generale della partita che è finalmente salito e si è stabilizzato su standard di rendimento accettabili per entrambi, e soprattutto un approccio coerente dal punto di vista strategico, Djokovic ha conquistato terzo e quarto parziale al tie-break: ma sinceramente non ricordo – almeno recentemente – di aver mai visto Nole giocare tanto “a caso”, quasi sperimentando, e dando una vaga impressione di essere in velata polemica con il proprio team, come se nell’andare ripetutamente a rete a farsi impallinare avesse voluto dimostrare (a Becker?) che il tennis di volo non è quello vincente per lui.

Buono per Djokovic il risultato, grande perplessità sulla conduzione del match. Stesso discorso per Dimitrov, con la non trascurabile aggravante dell’aver perso: non so quando gli ricapiterà di trovare in una semifinale Slam un Nole tanto fuori fase, decisamente battibile con una tattica più accorta, e con l’utilizzo delle variazioni che sa fare benissimo.

Due righe anche sulla seconda semifinale, meno appassionante perchè a senso unico dall’inizio alla fine, che ha visto Roger Federer regolare senza affanno con un 6-4 periodico Milos Raonic. Il match ha offerto come spunto degno di nota soprattutto una inedita precisione e determinazione dello svizzero nell’andare a segno alla minima occasione. Per Roger, solitamente non certo un killer che punisce alla prima palla break, è un ottimo segnale, ma dall’altra parte Milos ha dato la netta impressione di accusare molto più del dovuto l’importanza dell’evento, è apparso contratto, e i recenti progressi nei movimenti e con il rovescio si sono visti troppo poco. Sicuramente non abbastanza per impensierire un ottimo Federer, che ha risposto quasi sempre, è stato molto incisivo con il rovescio lungolinea, e le sue perle tecniche le ha regalate come di consueto, in particolare qualche demi-volée accarezzata alla grande, e in generale molti tocchi sottorete di eccellente qualità. Ultimo dettaglio da non sottovalutare: sulla stricia di polvere secchissima e scivolosa che sono diventate le zone nei pressi della riga di fondo del campo centrale, Roger ha saputo muoversi benissimo. Per la quantità di ruzzoloni visti in questi giorni da parte di tutti, sembra che il terreno di gioco sia messo ben peggio della famigerata terra blu di Madrid 2012, dove guarda caso aveva vinto proprio Federer.

Altro segnale molto incoraggiante per i suoi tifosi.

Finale di conseguenza a mio avviso apertissima come pronostico, perchè Roger potrà anche dare tutti i segnali positivi che vuole, ma Nole in finale Slam lo devi sempre battere, e quando un campione come il serbo gioca così così e questo basta ad arrivare in fondo lo stesso… beh, è un indizio significativo anche quello.

One-Handed Backhand appreciation corner

L’Apprendista è caduto, il Vecchio ha trionfato: così sono le Vie della Forza, prima di arrivare a essere un tutt’uno con la misteriosa forma di Energia che tiene insieme la Galassia, il percorso è impervio e doloroso.

Il Guerriero della Luce più glorioso si presenta allo Scontro Finale contro una delle Nemesi più potenti di sempre, il Sith di Gomma Darth Nole, che fa delle sue spietate sberle bimani l’arma definitiva. Ma una leggenda vivente, che ha passato l’intera carriera a combattere la barbarie a due mani, non può e non deve averne timore.

Che sia salda la tua presa Eastern, Vecchio Jedi, che sia d’acciaio il tuo polso, e possano gli eleganti raggi laser che partiranno dalla tua racchetta incenerire in lungolinea il temibile avversario: la Storia  te ne sarà grata, così come tutti noi.

 

 

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