Donne, non è ora di giocare 3 su 5 negli Slam?

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Donne, non è ora di giocare 3 su 5 negli Slam?

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TENNIS FOCUS – Torna di moda il dibattito: donne ai 5 set, pro o contro? Per la crescita di questo sport, pare logico risponde di si.

Archiviata anche questa edizione del torneo femminile di Wimbledon. Petra Kvitova ha vinto una finale a senso unico, che, francamente, non ha nessun motivo per essere ricordata, se non perché è stata la finale più dominata di sempre assieme a Graf-Seles del 1992. Come hanno motivo di essere ricordate, in realtà, ben poche finali femminili, se escludiamo gli psicodrammi. È così tornato di attualità un argomento che da tempo aleggia nei dibattiti del mondo del tennis: dovrebbero (potrebbero?) giocare anche le donne al meglio dei cinque set negli Slam?

Prima di rispondere noi alla domanda, facciamo un riassunto di quelle che sono state le reazioni di chi vive nel mondo del tennis:
Murray, “Non vedo motivi per cui non debbano farlo.”
Bartoli, “Le donne non hanno la stessa capacità fisica degli uomini, non puoi chiedere loro di giocare 6 ore.”
Navratilova, “I match di tennis non dovrebbero essere maratone, bisognerebbe pensare di più alla salute dei giocatori.”
Sharapova, “È più eccitante giocare al meglio dei tre set, sai che il primo set può essere decisivo.”
Pat Cash, “In nessun altro sport vi è questa disparità di sforzo.”

Poche considerazioni da fare. È ovvio che la Sharapova tiri acqua al proprio mulino. È vero che il primo set risulta decisivo, ed anzi per questo è necessario introdurre i 5 set. Una giocatrice che entra in campo nervosa, contratta, o non riesce a trovare la chiave del suo gioco in un primo momento, rischia di compromettere l’intera partita! Bouchard quest’anno, Lisicki l’hanno scorso, entrambe alla prima finale Slam, entrambe hanno pagato l’inesperienza e l’emozione. Le giocatrici dovrebbero avere una chance di respirare, fare il calcolo della situazione e cercare di reagire. Con il meccanismo dei tre set il più delle volte non è possibile, e basta che il ‘momento no’ continui per i primi game del secondo set perché la partita sia virtualmente finita. Ed è lo spettacolo a pagarne, e quindi noi.

Seconda questione, la tenuta fisica. Il primo vero quesito che ci si pone è infatti: “Possono realmente?” Credo abbia ragione Cash. Perché non dovrebbero? Forse le maratone femminili durano di meno di quelle maschili? Forse le gare di 800 metri farfalla diventano sui 700 metri per le donne? Forse i 90 minuti di una partita di calcio per le donne diventano 70? Poniamo il caso allora che questo meccanismo dei 5 set si realizzi. Come può condizionare realmente la tenuta fisica delle giocatrici? O meglio, arrivati al quinto set, come si trasformerebbe la partita? C’è da sottolineare che per entrambe le tenniste impegnate nella partita vi è parità di condizioni. Sei stanca tu, sono stanca anche io. Se io dovessi smettere di correre come facevo nel primo set, probabilmente farai così anche tu. Insomma, con il passare dei set le giocatrici si adeguerebbero. Non avremo lo stesso livello di gioco dei primi game, forse, ma la partita non ne verrà snaturata, come molti potrebbero pensare. Ma poi, siamo sicuri che non potrebbero farcela? Abbiamo straordinarie atlete nel circuito, in primis. In secundis basti pensare che alcune giocatrici svolgono sessioni di allenamento pre e post partita per far capire quanta benzina potrebbero realmente avere in serbatoio.

Ma veniamo alle soluzioni, perché ce ne sono davvero tante!
La prima, la più immediata: fare giocare le donne al meglio dei cinque set soltanto negli Slam o in parte di essi. Judy Murray ha recentemente parlato dei cinque set a partire dalle semifinali. Un’eresia? Non credo. La gente paga per divertirsi, le ultime finali femminili non sono valse il prezzo del biglietto. Ricordo a tal proposito, che per un certo periodo si scelse di far giocare le donne ‘Best-of-five’ nelle Finals del Wta Tour, dal 1984 al 1998. Un periodo lungo 14 anni non è bastato per provare che l’esperimento avrebbe funzionato anche negli Slam? Almeno per la finale, non meriteremmo un match come si deve?
Poi ci sono i radicali, che auspicherebbero a far giocare le donne sulla lunga distanza per tutto il torneo. Queste persone sono un po’ più sadiche, se non per le conseguenze che questo potrebbe avere sul circuito Wta, per il fatto che la durata degli Slam dovrebbe allungarsi a dismisura, forse concependo una terza settimana.
Poi c’è una terza soluzione, che mi sentirei di proporre io stesso, che pone l’accento non sulla durata del match in termini di sets, ma sulla durata dei singoli set in termini di game. Se allungassimo la partita ai cinque set, ma riducessimo il numero di game necessari a conquistare un parziale? Che ne so, per esempio a 5? Ovviamente tiebreak, magari ridotto anche quello, sul 4-4. Potrebbe essere il giusto compromesso? O i tennis-fan non digerirebbero un cambiamento così epocale?
Quello che è certo, è che il tennis moderno non ne può più di questa disparità.
Intanto, come Chief Editor della Wta c’è ancora Stacy Allaster, colei che fin dal 2013 si era sgolata dicendo: “Le giocatrici sono pronte e vogliono giocare i 5 set.” Ancora non si è mosso nulla. Staremo a vedere.
L’introduzione dei 5 sets può diventare quella che è stata l’invenzione del tiebreak: una conquista che è sembrata necessaria per l’evoluzione di questo sport.

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