La dieta dei tennisti: tra rigore e trappole

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La dieta dei tennisti: tra rigore e trappole

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TENNIS – Che succede quando tennis e cibo si confrontano? Avvolti nel mito, ecco alcuni aneddoti che proprio nulla hanno a che vedere con le classiche diete degli sportivi!

Cosa mangiano i tennisti ? Niente di particolarmente attraente per il palato, abituati come sono a una dieta rigorosa per ottimizzare il rendimento fisico. Novak Djokovic ha rinunciato a pasta e pizza per fare il salto di qualità che gli ha permesso di entrare nell’Olimpo del tennis, dall’irripetibile 2011 (3 Slam e 5 Masters 1000) in poi, scrivendo anche il noto libro “Serve to win” per svelare i suoi segreti per la perfetta forma psicofisica. Eppure, la storia del tennis si scrive anche in termini gastronomici, come suggerirebbero alcuni episodi decisamente gustosi che certi addetti ai lavori giurano essere realmente accaduti.

Sergiy Stakhovsky è nato a Kiev ed è ucraino, ma vive a Bratislava, capitale della Slovacchia. Ha sempre apprezzato la cucina locale e un giorno di molti anni fa, da ragazzino, mentre si godeva la sua Cesnakova Polievka (una zuppa d’aglio tanto gustosa quanto ferale per chi ti sta intorno), si chiedeva se per battere quel maledetto coetaneo che lo legnava sempre non fosse il caso di fare il pieno di zuppa per risultare inaffrontabile a rete… peccato che il tennis non preveda lo scontro fisico e a rete ci si sta davvero poco, almeno oggi. Sergiy ci provò lo stesso ma gli scambi vinti a rete (dove al malcapitato avversario non riusciva più nulla, chissà perché…) indussero il rivale a starsene ben piantato sulla riga di fondo, a massacrare Stakhovsky di passanti. Un’infilata dopo l’altra, il giovane ucraino uscì a pezzi dal match, e la sua bellissima fidanzata la sera stessa non ne voleva sapere di consolarlo, tanto meno di baciarlo…

Ma il nostro, anni dopo, divenuto professionista e cresciuto nel mito di Pete Sampras, il 25 Giugno 2013 scoprì che il giorno seguente avrebbe affrontato niente meno che Roger Federer sul Centrale di Wimbledon, nel tempio del tennis. C’era una minima possibilità di lasciare un ricordo indelebile nella storia dei Championships e quindi del suo sport? Poteva forse battere Federer, campione uscente e 7 volte vincitore, magari proprio nell’anno in cui il campione svizzero sembrava in netto calo? No, nemmeno giocando la partita della vita. Troppo a suo agio il Re nel suo giardino, anche con la racchetta nella mano sinistra l’avrebbe sconfitto. Il buon Sergiy, tra i sospiri di una moglie perfettamente consapevole di essere in quel momento ignorata, rimuginava nel pub in cui si era rintanato, ansioso del debutto sul Centrale, consapevole dell’oggettiva impossibilità di compiere l’impresa, ma non del tutto rassegnato. “Come potrei metterlo in difficoltà? Insisto sul rovescio, mi butto a rete come non ci fosse un domani? Ma che dico! Sto vaneggiando! È tutta colpa di quest’orrendo tortino di rognoni (Steak and kidney pie), ma che diavolo mangiano qui? Ah, avessi davanti le mie Bramborak … ma certo! Ecco cosa può veramente aiutarmi!”

Il malefico ucraino si precipitò all’istante a preparare, non si sa bene come, una di queste frittelle di patate, latte, uova, aglio e cipolla (insomma, un alimento fresco e leggero) prima di fare visita a Federer in persona: “Hey Roger, posso passare per un saluto?”
Lo svizzero, chiaramente stupito, da vero signore qual è, non si negò al suo prossimo avversario:
“Entra pure Sergiy, tutto bene?”
“Sì grazie, scusa l’intrusione, ti rubo cinque minuti per farti assaggiare una prelibatezza del mio paese, si chiama Bramborak. Solo un assaggio!”
“Che intenzioni hai, vuoi avvelenarmi prima del match?”, sogghignò lo svizzero. E Stakhovsky:
“Assaggia! Un boccone, solo per dirmi se lo gradisci”.
Federer, più per liberarsi dell’intruso che per altro, accettò: “Accidenti mica male, grazie, la prossima volta lo mangio tutto”.
“Come la prossima volta?”
“Che ti credi? Vuoi che trangugi una roba simile la sera prima del match?”
“Caspita, come sei professionale, per una sola frittella! Ok, grazie per l’apprezzamento, domani sera sono certo ti gusterai il resto. Buon riposo!”

Salutato il tennista ucraino, lo svizzero rifletteva divertito fra sé e sé: “Ha provato ad appesantirmi quel matto, certo che le prova proprio tutte… ma domani lo asfalto!”
Non aveva fatto i conti con le pietanze slovacche: tutti ricordiamo amaramente che il Re aveva sul Centrale le movenze di un pachiderma, e non era per la schiena malandata …

Del resto, non potrebbe aver fatto lo stesso quel diavolo di Lukas Rosol (di Brno, Repubblica Ceca, dove le famigerate Bramborak sono sempre di casa) con Nadal l’anno prima? Oppure nel 2013 Steve Darcis sempre col povero Rafa (“In Belgio abbiamo le Gaufres di Liegi, cialde squisite con sopra il cioccolato fuso, provale!” ). Non bastavano gl’infortuni fisici a tormentare la carriera del mancino di Manacor, si sono messi di mezzo pure quelli “gastronomici”…

Non tutti i Fab Four però sono così ingenui: ha avuto la sua personalissima rivincita Andy Murray, per tutti gli Inglesi britannico quando vince e scozzese quando perde. Ebbene, dopo l’impresa di Wimbledon l’anno scorso, 77 anni dopo Fred Perry, pare che Andy non abbia resistito: ricevuto al n.10 di Downing Street dal primo ministro David Cameron, c’è chi giura gli abbia sussurrato all’orecchio con molta discrezione: “Ora che uno scozzese vi ha fatto esultare, mangiatevi un quintale di Haggis!”

Sempre in termini di leccornie non immediatamente accessibili, se non di fronte a stomaci forti e menti molto aperte, pare che anche Stanislas Wawrinka una volta abbia avuto una piccola disavventura. Durante un allenamento con Magnus Norman, il geniale coach svedese artefice dei recenti grandi successi dello svizzero meno famoso, Stan si ferma:
“Magnus, perdonami: sono stanco, dieci minuti e riprendiamo”
“Ok, ma devi insistere, anche solo se vuoi che la smettano con la storia della tua pancetta …
“Per favore, dopo Melbourne e Montecarlo vuoi che m’infastidiscano queste chiacchiere? E poi non sono mai stato legato al cibo … A proposito, non ti ho mai parlato del Raclette? È un formaggio svizzero che mangiamo spesso fuso sul pane o servito con patate cotte al cartoccio e sottaceti. Noi svizzeri non abbiamo mica solo la cioccolata!”
“Beh, se la metti su questo piano, anche noi svedesi abbiamo le nostre invenzioni.”
“Ovvero?”
“Hai mai sentito parlare del Surströmming? Si tratta di aringhe del Baltico fermentate a lungo, tra di noi c’è chi lo chiama pesce marcio per l’odore di putrefazione, ma ti assicuro che in un sandwich con le patate risulta ottimo!”
“Ma che diavolo stai dicendo, sei forse impazzito?”
“Davvero, merita di essere assaggiato. Appena torno in Svezia te ne prendo un bel barattolo. Stan! Dove vai?”
“Magnus, riprendiamo l’allenamento, e non tocchiamo più questi discorsi, ok?”

 

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