Us Open interviste, Djokovic: "Ho altre priorità, ma lo Slam resta il mio obiettivo"

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Us Open interviste, Djokovic: “Ho altre priorità, ma lo Slam resta il mio obiettivo”

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TENNIS US OPEN INTERVISTE – Incontro di secondo turno. N. Djokovic b. P. H. Mathieu 6-1, 6-3, 6-0. Intervista del dopo partita al campione serbo. (trad. Andrea Pagnozzi)

Sei stato piuttosto veloce in queste prime partite. E’ questo il modo giusto per approcciarsi ad una prova del Grande Slam?

Non ho nulla di cui lamentarmi e quindi faccio il mio lavoro nel modo più veloce possibile. Non ho bisogno di giocare partite lunghe per entrare in forma, anzi colpisco già molto bene la palla e oggi è andata anche meglio rispetto alla prima partita. Il mio approccio cambia a seconda delle circostanze, ma oggi sono rimasto concentrato per l’intera durata del match perchè a causa del vento le condizioni erano difficili per entrambi.

Nel prossimo turno troverai Sam Querrey. Forse sarà il primo vero test per entrambi.

Beh ma è logico che più si va avanti in una prova del Grande Slam e più le difficoltà aumentano. Sam giocherà davanti al suo pubblico e sono certo che avrà un grande supporto. Ad ogni modo se giocheremo sul campo centrale nella sessione notturna, come credo, la mia esperienza potrà fare la differenza, perchè ho già disputato molti incontri importanti in queste condizioni e so come fare. Nel caso specifico, se lui servirà bene, sarà molto pericoloso e dovrò dunque cercare di neutralizzare questa sua arma migliore. Non sarà facile però. L’ ho visto giocare alla grande, è in buona forma e non ha nulla da perdere.

Negli ultimi giorni hai discusso di come siano cambiate le tue priorità, ora che hai una famiglia. Ma questo è uno Slam e non dovrebbe essere difficile, con la tua esperienza, riuscire a concentrarsi al meglio per due settimane.

Questo è il mio obiettivo, ovvio. Ma non capisco come mai siano state interpretate negativamente le mie parole. Non credo di aver detto qualcosa di sbagliato, anzi sarebbe stato così se avessi detto di voler anteporre il mio tennis alla mia famiglia, a mia moglie, a mio figlio. Non ho dubbi che le mie priorità siano cambiate, ma non significa  che non ho più energie adeguate per affrontare i tornei. Sto facendo tutto quello che posso per vincere come prima e continuo a rispettare le stesse routine quotidiane che ho avuto per anni con il mio team e tutto funziona alla perfezione. Da parte della mia famiglia ho un grande supporto e siamo tutti sulla stessa linea d’onda. Non c’è nulla di significativo da dover cambiare. Poi è chiaro che un bambino ti cambia la vita e se sei sposato puoi capirmi.

Lo sono. C’è un mondo dietro.

Ecco e sono sicuro che si ricevono anche molte più domande sull’argomento (sorridendo).

In questo torneo molti giocatori si stanno ritirando o hanno crampi e noie muscolari. C’è qualcosa di diverso? Fa molto caldo? Come puoi spiegarlo?

Beh, quando ho giocato la mia prima partita lunedì, nella sessione notturna sul campo centrale, c’era molta umidità e avrò cambiato 4-5 T-shirt, mentre oggi solo una per tutta la partita. Penso dunque che l’umidità non sia una costante del torneo, il tempo è imprevedibile in questo periodo dell’anno a New York e si deve essere pronti a tutto, davvero. Per noi che giochiamo al meglio dei 5 set è ancora più dura da gestire e lo è ancora di più giocando sotto il sole e senza vento. In certe situazioni non è facile mantenere alto il livello per tutta la partita e negli scambi lunghi, occorre dare il meglio di sè.

Spesso in passato hai parlato della tua allenatrice Jelena. Se nessuno ti avesse fatto partecipare al campo estivo dove l’hai conosciuta, pensi che la tua vita sarebbe stata diversa?

Beh mi trovavo in una città della Serbia, non Belgrado ovviamente, e stavo cercando di colpire qualche palla per capire questo sport. Mi sentivo come a casa su quei campi in montagna ed è lì che la conobbi. Era lì per un motivo, tutto accade per una ragione ed è sempre per un motivo che abbiamo iniziato a lavorare insieme. Naturalmente sono stato fortunato ed è per questo che ad oggi non c’è nulla di scontato per me. Ho ricevuto tanto e voglio guadagnarmelo ogni giorno. Sono grato per aver avuto l’opportunità di lavorare con una persona così appassionata ed informata di tennis in un periodo così negativo per il mio Paese afflitto dalla guerra. Non è stato facile ma queste cose mi consentono di ricordare la mia infanzia sotto un’altra ottica, positiva.

Hai detto che ti senti fortunato. Conoscerla è stata davvero la tua più grande fortuna?

Beh, ho avuto molte altre situazioni nella mia vita, dove tutto accadeva nel modo giusto al momento giusto. Avere le persone giuste aiuta molto e ho avuto da parte dei miei genitori appoggio incondizionato e amore. Mio padre ha creduto in me molte più volte di quanto ci credessi io e mia madre lavorava anche 15 ore al giorno per permettermi di viaggiare. Hanno avuto un grande rapporto con Jelena ed è cominciato tutto così. Senza tutti questi fattori non sarei mai diventato un tennista perchè in quel momento il tennis in Serbia non era uno sport popolare. Abbiamo sempre avuto sport di squadra, davanti al tennis e dunque da piccolo non ho avuto alcun riconoscimento. Non biasimo nessuno però. Erano tempi difficili e mi hanno reso più forte, permettendomi anche di apprezzare molto di più quello che ho adesso.

Come ogni anno, dopo l’Us Open c’è subito la Coppa Davis, che non capita nel momento migliore della programmazione di un tennista. Quest’anno poi c’è da considerare una nascita imminente. Quanto tutto questo peserà sulla scelta di partecipare o meno alla Davis?

Dipende da poche cose e le sto valutando. Ho parlato con il capitano della Coppa Davis e per ora sono nella lista. Devo vedere però come va lo Slam, sentirmi con mia moglie che non è qui e non vedo da un po’.Vedo la sua pancia che cresce su Skype, ma vorrei passare del tempo con lei. Naturalmente giocare per il proprio Paese è importante e si risveglia il senso d’appartenenza insieme a tante emozioni positive. Però è una fase molto importante della mia vita e sto per diventare padre, quindi questo è prioritario. Staremo a vedere.

Hai intenzione di saltare la stagione asiatica per stare a casa?

No, per ora no. Dovrei andare lì e giocare a Pechino e Shanghai.

La prima volta senza Vajda allenatore agli Us Open; prima volta con Becker. Ormai sarà sempre così?

Beh quest’anno abbiamo avuto già due Slam su tre con Becker unico allenatore e questo sarà il terzo. La nostra partnership continua e Marjan ha più tempo per le sue figlie che giocano a tennis. Però tengo a precisare che Vajda si è solo dimesso come capo allenatore ma spesso  continua a viaggiare con me.
Infatti verrà a Pechino e Boris a Shanghai, c’è alternanza. Ma negli Slam ho intenzione di stare di più con Boris.

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