Marin Cilic ha fatto piangere un duro come Goran Ivanisevic

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Marin Cilic ha fatto piangere un duro come Goran Ivanisevic

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TENNIS EDITORIALI – Il pubblico sembrava tutto per Kei Nishikori, ma il braccio di Marin Cilic non ha mai tremato. Il 6-3, 6-3, 6-3 non fa una piega, mai vittoria fu più meritata e il risultato riscatta un po’ Roger Federer “l’avversario più duro da battere” secondo Ivanisevic.

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Goran Ivanisevic, un duro, è in lacrime. “E’ il più bel giorno della mia vita sportiva dopo la mia vittoria a Wimbledon…Marin ha giocato come se fosse la sua finale n.15 di uno Slam, incredibile”.
Lì accanto, nel box di Cilic, con gli occhi lucidi anche lei, Kristina, la ragazza di Marin.
Gli dico: “Quando vincesti a Wimbledon c’erano tanti giornalisti croati, qui non non ce n’è nemmeno uno…”
A Goran non mancano i riflessi: “Ma ci sono gli italiani, sono vicini alla Croazia…” ribatte e ride quasi per stemperare la grande tensione.
Gli chiedo al volo, mentre Cilic è ancora seduto con le mani a coprirgli il volto in attesa che lo chiamino per consegnargli il trofeo, mentre stanno appronando tappeto, tavolo, microfono per Mary Carrillo, il presidente dell’USTA, lo sponsor Mercedes: “Dì la verità Goran, quando hai accettato di fargli da coach, ti saresti mai aspettato che Marin Cilic avrebbe potuto darti una simile soddisfazione?”

Ho sempre pensato che avesse un grande potenziale – svicola un po’ – ma da quando ha battuto Simon (con il quale aveva perso 4 volte su 4; n. di UBS), il suo tennis è stato pazzesco, non saprei cosa scegliere, servizio, rovescio, dritto, non ha sbagliato nulla. Sapevo che oggi in finale sarebbe stato important il primo set e lui è stato perfetto, mentre si vedeva che Nishikori era teso, nervoso”
-Goran di queste tre partite straordinarie, nelle quali non ha perso neppure un set – non accadeva dal 2007 qui; n.di UBS –  quale è stata quella che ha giocato meglio, la più difficile?
Ci pensa un attimo e poi: “Battere Federer sul campo centrale…psicologicamente era il match più duro. Oggi sapevo che che avrebbe vinto chi avrebbe sconfitto per primo il nervosismo. Nishikori è rimasto nervoso tutta la partita, marin no, ti ripeto dall’ultimo set con Simon ha giocato 10 set perfetti…
-Non sbagliava proprio niente, né servizi, né dritti, né rovesci …hai intravisto qualche punto debole?
No, nessuna, abbiamo lavorato tanto e duramente, anche tatticamente non ha sbagliato niente, abbiamo pressato, Marin serviva meglio, ha giocato meglio tutto, all’inizio erano tutti e due nervosi, sono orgoglioso di lui…”.

Sono partito dall’intervista live con Ivanisevic nel commentare questa finale che è stata troppo a senso unico per esser davvero avvincente. Un triplice 6-3 di Marin Cilic su Kei Nishikori, che fa seguito al duplice 6-3 inflitto da Serena Williams a Caroline Wozniacki per due finali certo più memorabili per i vincitori, i loro familairi e coach e anche gli statistici – il primo Slam per Cilic il n.18 per la Williams – che non per gli spettatori.
Lo stadio all’inizio era vuoto come non mai per una finale. Era dovuto allo scarso nome dei protagonisti, rispetto a quello di un Federer e di un Djokovic, e il tempo incerto che minacciava una pioggia che per fortuna ci ha risparmiato? All’inizio ho pensato che fosse così, anche perché a leggere quel che si diceva sul crollo dell’audience televisiva che avrebbe dovuto esserci rispetto alle previsioni di 3 giorni fa, tutto lo faceva pensare.
In realtà trattandosi di lunedì e di tanti spettatori che evidentemente nel giorno feriale lavorano è accaduto poi che lo stadio si sia ugualmente riempito. Il torneo ha atto registrare alla fine 713.642 spettatori. Più di qualsiasi altro torneo, Wimbledon compreso (che però non ha, come anche Parigi, la sessione notturna).
La tv croata aveva comprato all’ultimo momento, ieri, i diritti televisivi da Eurosport per trasmettere l’incontro. Con la partita finita intorno alle una e mezzo del mattino dubito chela gente croata si sia riversata nelle strade come accadde per il trionfo di Goran Ivanisevic nel 2001 a Wimbledon. Ciò anche se a Zagabria avevano allestito uno schermo gigante.
Anche quello, però, arrivò di lunedì, perché aveva piovuto troppo nei giorni precedenti, e la cornice di pubblico per Ivanisevic-Rafter  con l’All England Club che aveva dovuto vendere biglietti non previsti a chiunque si fosse messo in cosa aperto a tutti -fu straordinaria,  pazzesca, un’atmosfera irripetibile.

Australiani e croati dettero non meno spettacolo di quanto ne dettero Ivanisevic e Rafter per quell’indimenticabile 9-7 al quinto set.
Nella sua carriera Ivanisevic ha messo a segno più di 10.000 aces, quindi non si sarà impressionato per i 17 di Cilic, né per il fatto che nel primo set Marin ha perso solo 4 punti sulla propria battuta e dopo aver salvato una pallabreak nel primissimo game del match sul 30-40 h poi infilato 12 punti consecutivi al servizio, facendo i tre punti finale di quel primo game, poi tenendo due turni a zero, e quindi il 15-0 sul 4-2, prima di perdere un solo punto, quello del 15 pari, fino alla fine del set nel quale ha fatto in totale 30 punti contro 18.
L’unico break patito da Cilic è venuto quando il gigante croato, 1m e 98 che sembrano meno solo perché – come mi ha detto John McEnroe – “in certi momenti fosse perfino più rapido di Nishikori- E se questo accade allora Nishikori non ha strada”.
La partita di Cilic è stata impeccabile, fino a che non ha capito che ormai era ad un passo da un’incredibile vittoria per lui che un anno fa non aveva potuto partecipare a questo torneo perché “squalificato per 6 mesi per aver assunto un prodotto proibito dalla WADA”.
Così ancora avanti per 4-2 ha concesso 3 delle sue 9 pallebreak complessive a Nishikori ch però non è riuscito ad approfittare nemmeno delle sue seconde di servizio nel game che il croato ha certo servito peggio di tutti. Nemmeno i ruggiti dei 20.000 dell’Ashe Stadium, quasi tutti pro-Nishikori, sono riusciti a fare il miracolo di una rimonta giapponese.

Di certo nessuno giocatore alto un metro e 98 si è mai mosso così bene, e si è dimostrato così completo in tutti i colpi.
Del Potro è straordinario di dritto, ma non di rovescio. Cilic è capace di giocare rovesci piatti anticipatissimi e profondissimi quasi in demi-volee, con una mezza apertura abbastanza anomala – si porta la testa della racchetta in alto all’altezza della spalla – e poi di sparare bordate pazzesche che Del Potro si sogna. Pochi giocatori poi sono capaci di giocare il rovescio slice, con il taglio sotto la palla, come Cilic. La palla fila come una rasoiata a fil di rete e non perde troppo in velocità. Veniva messo in difficoltà perfino Nishikori che sul lato sinistro è fortissimo.
Anche al servizio è più incisivo dell’argentino che fa pochi aces in rapporto alla sua altezza perché ha un movimento oscillatorio precedente all’impatto con la palla molto più rigido, meno fluido e alla fine meno efficace.
E poi come detto non è solo una questione di aces. Cilic era ingiocabile sul suo servizio, come ha detto Goran Ivanisevic, dal quinto set con Simon. Non l’hanno mai messo in difficoltà né Berdcyh, né Federer, né Nishikori. Una vittoria decisamente indiscutibile la sua, anche se Nishikori poteva sbagliare qualcosina in meno (30  gratuiti) e probabilmente avrebbe sbagliato di meno se non si fosse sentito tutto il Giappone sulle spalle.
Cilic non aveva nemmeno un giornalista del suo Paese al seguito, Nishikori almeno una trentina senza contare i televisivi. Forse anche questo, nel preparare il match ha fatto la differenza.

In aggiornamento

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