Quando Fognini era davanti a Cilic e Nishikori…

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Quando Fognini era davanti a Cilic e Nishikori…

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TENNIS – Cinque mesi fa Fabio Fognini era davanti nel ranking ai due finalisti di New York, a Dimitrov e a Gulbis e sognava la top-10. Perché gli altri hanno fatto il passo decisivo e l’azzurro no?

31.03.14. La classifica Atp parla chiaro. C’è un gruppetto di giocatori a ridosso della top-10 ( o appena dentro) pronti a fare il salto definitivo per cercare di scardinare l’oligarchia dei fab-four. Il trionfo australiano di Wawrinka è stato l’incentivo ulteriore: allora si può fare.

Milos Raonic è già numero 10 del mondo ma vuole salire più su con l’aiuto sapiente del duo Piatti-Ljubicic. Kei Nishikori, causa infortuni è scivolato al numero 18, preda anche dell’ansia di “dover” diventare il primo giapponese tra i top 10. Grigor Dimitrov, fresco dei primi quarti Slam raggiunti in Australia, è numero 15 ancora in bilico tra provare ad emulare Federer o rischiare di rimanere un Gasquet.

Marin Cilic, invece, cerca una faticosa risalita dopo l’affaire doping e galleggia solo al numero 26 delle classifiche, poco dietro ad Ernests Gulbis che, rientrato dalla vacanza extra top-100, vivacchia in posizioni non consone al suo talento.

E poi c’è Fabio al suo best ranking, numero 13 del mondo, un’assoluta eccellenza nella storia del tennis maschile italiano. Dopo il 2013 dell’esplosione, il 2014 per l’assalto alla top-10 e ai traguardi più prestigiosi. In fondo i primi 10 sono davvero dietro l’angolo: tra quelli davanti Delpotro è più morto che vivo, Isner, Gasquet e Tsonga sono in calo evidente…

E invece, cosa è successo da fine marzo ad oggi? Lo sappiamo tutti ma giova ricordarlo. Nishikori ha quasi battuto Nadal a Madrid, beffato solo dal ko fisico e raggiunto la top-10. Il resto è storia di qualche giorno fa…

Lo stesso dicasi per Cilic che nessuno si aspettava su questi livelli incredibili, che magari non toccherà mai più, ma intanto uno Slam nel carniere l’ha messo, almeno pareggiando i conti con coach Goran.

Dimitrov e Raonic sembravano i più pronti per l’assalto alla diligenza, hanno un po’ traballato al momento decisivo, ma in semifinale a Wimbledon ci sono arrivati e la tenda nei primi 10 l’hanno piazzata.

Persino Gulbis, che quanto a follia non è da meno dell’azzurro, è riuscito a concentrarsi solo sul campo per quindici giorni centrando la semifinale a Parigi e con essa l’approdo in top-10.

Fognini no, ma l’idea di questa riflessione non è crocifiggere l’azzurro, che comunque ha raggiunto livelli poco frequentati per il tennis maschile italiano, ma capire perché questo salto non sia arrivato e se è o meno lecito attendersi di più.

Perché purtroppo, come ha saggiamente osservato Roberto Salerno, è sempre più difficile parlare di tennis quando si parla di Fognini, ma così facendo si rischia di non centrare il reale valore tecnico del ragazzo, i suoi limiti ed i suoi margini di crescita.

E’ evidente che Fabio ci metta del suo ( e parecchio, tra un insulto razzista, un aggressione al giudice di sedia e mille racchette in frantumi, etc etc…) ma penso sia troppo semplicistico dire che l’azzurro non ha fatto il salto di qualità compiuto dagli altri che stazionavano nelle sue stesse posizioni di classifica, solo a causa delle sue intemperanze e del suo carattere.

E’ forse offensivo osservare che probabilmente Fabio ha raggiunto il suo apice, mentre Dimitrov, Raonic, Gulbis, Cilic e Nishikori no?A mio avviso i discorsi da fare sono principalmente due.

Il primo è tecnico. Molti dicono che Fognini sia un giocatore completo, solido anche fisicamente e che abbia un talento fuori dal comune. Vero solo in parte. Innanzi tutto gli altri giocatori citati hanno almeno pari talento: si potrebbe discutere di Cilic, ma dopo gli Us Open si fa molta fatica. E il talento comunque da solo non basta.

E poi, Fognini ha un grosso deficit, il servizio. Fabio non serve come Gulbis, Raonic o Cilic, e questo ci può stare, lo fanno in pochi, ma nemmeno come Nishikori o Dimitrov. Non ci sono punti facili nei match di Fabio, ogni punto deve essere conquistato lottando, correndo e tirando. E lui non è maestro di concentrazione.

Ma anche qui, è un po’ un cane che si morde la coda. Se hai uno o due punti facili a game, è molto più semplice essere concentrato negli altri e limitare gli errori. I fondamentali da fondo campo sono senza dubbio di primissimo livello, ma troppo spesso Fognini si impelaga in scambi prolungati invece di rischiare il vincente.

Il secondo discorso è invece quello della programmazione. Fabio gioca troppi tornei e spesso troppi tornei di seconda ( o terza) fascia. La sua classifica è costruita soprattutto sui risultati raggiunti nei 250 o ( pochi) 500, con il rischio di arrivare spompato ai Masters 1000 e agli Slam.

Anzi, se non giochi ad alto livello con continuità, non sarai mai abituato ad affrontare le difficoltà che ti propongono i più forti quando te li ritrovi davanti nei tornei più importanti.

Dopo i quarti di finale raggiunti a Parigi nel 2011 ( che non giocò contro Djokovic perché si infortunò nell’epico ottavo contro Montanes), Fognini ha raggiunto la seconda settimana di un Major solo in Australia quest’inverno, con un insufficiente ( per un top-20) bilancio di sedici match vinti sui ventinove giocati. Anche nei Masters 1000, semifinale a Montecarlo lo scorso anno, quarti a Cincinnati il mese scorso e niente altro.

Gli altri, che sono tutti più giovani di Fabio ( Dimitrov di quattro anni, Raonic di tre, Nishikori di due, Gulbis e Cilic di uno) hanno tutti giocato almeno una semifinale Slam e nei Masters 1000 vantano finali ( Nishikori e Raonic), semifinali ( Gulbis, Dimitrov) o tanti quarti ( Cilic, ma lui…ha vinto uno Slam!).

Insomma, in attesa che l’atmosfera di Davis ci riporti il migliore Fognini della stagione, ammirato per l’appunto a Napoli contro Murray, forse è il caso di dirlo una volta per tutte: va bene NMM, ma noi NPT (non pretendiamo troppo).

 

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