Bracciali ora è nei guai: chat e sms lo inchiodano (Ceniti). Nishikori alla testa del nuovo mondo (Semeraro)

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Bracciali ora è nei guai: chat e sms lo inchiodano (Ceniti). Nishikori alla testa del nuovo mondo (Semeraro)

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Bracciali ora è nei guai: chat e sms lo inchiodano (Francesco Ceniti, Gazzetta dello Sport)

Si complica la posizione di Daniele Bracciali, coinvolto insieme ad altri tennisti nel nuovo filone d’inchiesta gestito dalla Procura di Cremona e parallelo a quello principale sul calcioscommesse. Proprio l’esame delle perizie nell’incidente probatorio effettuato a ottobre sui pc, telefonini e tablet degli indagati ha fatto emergere le presunte combine legate al tennis. Bracciali è uno dei più esposti: moltissime le conversazioni esplicite avute con gli ex commercialisti di Beppe Signori. Una «collaborazione» nata nel 2007 dopo l’intermediazione di Roberto Goretti, attuale d.s. del Perugia, continuata fino al maggio 2011 e interrotta solo dai primi arresti dell’operazione Last Bet (1 giugno 2011). Proprio questa novità emersa di recente rende Bracciali vulnerabile anche per quanto riguarda la giustizia sportiva. Nei giorni scorsi era stato chiamato dalla Procura federale (come Bolelli, Starace, Volandri e Goretti), negando qualsiasi coinvolgimento nonostante le rassicurazioni avute sulla prescrizione dei fatti contestati (combine portate a termine o tentate) che nel tennis è di 5 anni. Ma le nuove carte cambiano di molto lo scenario: ci sono sms spediti (o ricevuti) dal cellulare di Bracciali a quello dei commercialisti di Bologna Manlio Bruni e Francesco Giannone, che sono datati al maggio 2011: quindi sanzionabili. Anche perché a Cremona hanno pochi dubbi sul significato dei messaggi: unito alle chat rende l’impianto accusatorio granitico. Bracciali sarà ascoltato di nuovo dalla giustizia sportiva e dovrà difendersi da accuse concrete e non virtuali.

Una «partita» iniziata già a Cremona: il tennista romano è stato interrogato per diverse ore lo scorso martedì dal pm Roberto di Martino. Messo alle strette più volte dall’evidenza delle conversazioni scambiate con Bruni (a sua volta sentito lunedì una prima volta, ma viste le tante cose da approfondire in quella che potrebbe essere una collaborazione con gli inquirenti è previsto a breve un secondo round) e dall’arco temporale che abbraccia diversi anni (dal 2007 al 2011), Bracciali ha fatto delle ammissioni parziali senza però coinvolgere altri colleghi. Una versione giudicata non credibile dagli inquirenti che dopo aver secretato i verbali dei due interrogatori stanno raccogliendo altro materiale per inquadrare il fenomeno.

La convinzione di chi indaga, supportata da atti concreti, è una profonda crepa nella regolarità di molte partite. A essere coinvolti sarebbero diversi tennisti, stranieri compresi. Alcuni di loro saranno presto chiamati a Cremona: il primo sarà lo svedese Tomas Nydahl (Nidalone nelle chat) ex giocatore degli anni Ottanta e Novanta che tira in ballo diversi colleghi famosi, attualmente ai vertici della classifica. Prescrizioni lontane l’inchiesta si preannunci,i ricca di colpi di scena e di sicuro gli indagati non potranno contare sulla prescrizione: il reato contestato (associazione per delinquere trasnazionale finalizzato alla frode sportiva) fissa l’asticella per i promotori ben oltre il 2020, mentre per i «semplici» associati si arriva al 2018 (…)

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Nishikori alla testa del nuovo mondo (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Il suo nome è Kei Nishikori, ma potete chiamarlo Marco Polo. Non è veneziano, certo, né cinese, ma se quest’anno l’Asia entrerà definitivamente in contatto con il grande tennis il merito è suo. Veloce e testardo come un esploratore, Kei, giapponese 100 per cento ma cresciuto tennisticamente negli Usa dai 14 anni in poi, è il primo tennista asiatico capace di approdare alle Atp World Tour Finals, ovvero al Masters del circuito maschile, il torneo riservato ai migliori otto giocatori dell’anno che parte domenica alla 02 Arena di Londra. Un nuovo passo nella storia del tennis che serve ad allargare la geografia e a ingolosire l’economia: il mercato asiatico, titillato negli ultimi anni dalle imprese delle campionesse cinesi, Na Li in testa, vale potenzialmente vale 4 milioni di appassionati. E aspetta un Messia. Nel passato Ci sono sta ti Masters anche più cosmopoliti, basti pensare a quello del 1974, vinto da un argentino – Guillermo Vilas – e frequentato da europei (Borg, Nastase, Orantes), statunitensi (Solomon), sudamericani (Vilas e Ramirez), australiani (Newcombe) e persino da un neozelandese (Onni Parun). Ma l’Asia ne era sempre rimasta esclusa. A Londra inoltre esordirà il primo canadese della storia, Milos Raonic, altro migrante sportivo di lusso visto che è nato a Podgorica, in Montenegro, ma ha trovato la sua America a Toronto. Milos e Kei si affiancheranno al croato Cilic, al serbo Djokovic, al ceco Berdych, allo scozzese Murray e ai due svizzeri Federer e Wawrinka, in un puzzle etnico inedito da cui manca la tessera spagnola – per colpa dell’appendicite di Nadal e della crisi di Ferrer – e quella sudamericana, a causa degli infortuni seriali di Del Potro, mentre le assenze delle nobili decadute, Usa (dal 2010 di Roddick) e Australia (Hewitt 2004), sono ormai diventate croniche.

Molti degli occhi a Londra saranno puntati proprio su Nishikori, l’erede del leggendario Jiro Sato – il giapponese semifinalista a Wimbledon e al Roland Garros negli anni ’30, suicidatosi per il disonore di una sconfitta in Coppa Davis – e di Shuzo Matsuoka, n. 16 del mondo negli anni ’90. Proprio dal best ranking di Matsuoka San, del resto, ha preso nome il “progetto 45′; il programma sponsorizzato dalla Sony che si proponeva di migliorare quel limite. Kei è andato molto oltre le attese dei suoi sponsor visto che dopo aver sfiorato a settembre la prima vittoria asiatica in uno Slam maschile, sconfitto da Cilic nella finale degli Us Open, da lunedl compare al numero 5 del ranking Atp. Na Li ha portato in Cina due Slam, Shuai Peng il n.1 in doppia la giovanissima Xu Shi Lin quello under 18: ora l’Asia vuole un campione maschio. «Na è stata molto importante per me – ammette Nishikori – vederla vincere tanto mi ha dato molta fiducia. Ora il peso che ha portato lei è sulle mie spalle, ma va bene così». Perché fino ad ora l’Asia non abbia saputo esprimere grandi tennisti maschi non sa spiegarlo neppure lui: «non c’è una ragione vera, a livello juniores i talenti ci sono, poi si perdono. Per me è stato importante trasferirmi negli States. Poi è vero, sono fra i più piccoli del circuito (178 cm per 74 kg, ndr), ma ho quello che gli altri non hanno: due piedi velocissimi».

Come importante è stato l’aiuto di Michael Chang, il cinese d’America, ex n.2 del mondo. «Io e Michael giochiamo lo stesso tipo di tennis», spiega Nishikori, «quindi sto imparando molto da lui, sia a livello mentale sia tecnico». In fondo per il Masters, la cui prima edizione si svolse a Tokyo nel 1970, è il chiudersi di un cerchio. Per il tennis il boom di Kei rappresenta la caduta di un altro confine, in attesa che anche l’Africa produca in proprio grandi campioni neri (Hewitt, Kriek e Ferreira in passato hanno partecipato al Masters, ma erano sudafricani bianchi). Per il Giappone, dove si è scatenata la Nishikori-mania (…)

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