Quante frizioni provocate da Wawrinka! Svizzeri spiritosi o francesi cattivi perdenti?

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Quante frizioni provocate da Wawrinka! Svizzeri spiritosi o francesi cattivi perdenti?

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TENNIS EDITORIALI – Un clima tutt’altro che sereno ha trovato gli sconfitti a discutere animatamente con Stan Wawrinka per i suoi sfottò. Clement magnifica la “classe e l’eleganza di Federer sul campo e con i media”. Non una parola su Wawrinka

Gli svizzeri troppo vincenti e spiritosi o i francesi troppo permalosi e cattivi perdenti? Forse tutte e due le cose. Ne abbiamo anticipato la notizia con una “ultima ora”, qui su Ubitennis, ma l’Equipe – che non è Novella 2000 – a questa maretta scoppiata la sera della cena ufficiale post Davis alla Camera di Commercio di Lille, dedica oggi un pagina intera con dovizia di particolari sotto un titolo “Clash de fin”, che vuole dire “Scontro finale”.
L’imputato, reo di aver scatenato la rissa verbale e una serie di piccole ritorsioni, sempre verbali, è Stan Wawrinka che, come avranno forse letto i lettori che non si perdono le interviste dei protagonisti, sembrava -e l’ho scritto già domenica sera – un tantino su di gomito dopo le numerose coppe di champagne trangugiate negli spogliatoi.
Stan stesso aveva detto, rispondendo ad una domanda verso la quale lo aveva indirizzato Federer (“Rispondi tu Stan che parli meglio il francese…”) “Sì è vero che parlo meglio il francese ah ah…ma ora sono un po’ ubriaco, la sola cosa che posso dire a proposito di percentuali è che…c’è una grossa percentuale che stasera beviamo ancora tutti molto e ci ubriachiamo di più!”.
Ma in quel frangente Stan aveva detto un’altro paio di cose, a prima vista parse a tutti assolutamente innocenti, che però ai francesi abbattutissimi per la netta sconfitta sono andate molto di traverso.
Va certo considerato che i francesi, dopo un gran strombazzare di propositi, quindici giorni di ritiro e di proclami (anche perché si erano concessi una conferenza stampa quotidiana e qualcosa dovevano pur dire) e una vigilia diventata superottimista a seguito dell’infortunio di Federer, hanno perso gli ultimi due incontri in tre set e senza aver conquistato mezzo break. Addirittura orfano della benché minima palla break un quasi umiliato Gasquet dalla classe superiore di Roger Federer, mentre erano state soltanto cinque palle break (tutte nel secondo set) quelle faticosamente raggiunte nel doppio da Gasquet e Bennetau…quattro delle quali vanificate dallo stesso Gasquet che rispondeva da sinistra.
Ma ecco qui le frasi incriminate pronunciate da Wawrinka, quelle che hanno fatto saltare la mosca al naso agli sconfitti: “I francesi parlavano troppo di questa finale. Alla fine noi abbiamo parlato sul campo, con le racchette”. Prima di aver confessato d’essere un po’ ubriaco -ma sempre scherzando – Wawrinka aveva risposto a chi gli chiedeva quante coppe di champagne avessero già scolato nelle due ore intercorse fra la fine di Federer-Tsonga e la conferenza stampa: “Per ora siamo ancora all’acqua, le bottiglie erano tutte negli spogliatoi dei francesi…, ma le hanno poi dovute trasferire in fretta negli spogliatoi degli Svizzeri”.
Insomma, un po’ di sfottò, ma lì per lì nessuno d noi giornalisti le aveva assolutamente considerate frasi offensive, gravi.
E’ venuto fuori poi, però, che Wawrinka se la fosse legata un po’ al dito all’epoca in cui aveva vinto l’Open d’Australia e Jo Wilfried Tsonga aveva fatto una dichiarazione un tantino infelice (che aveva reso un po’ spigolosi i rapporti fra i due): “Io avrei potuto vincere e meritare quel titolo esattamente come lui”. Tsonga si era indirettamente riferito (seppur non proprio esplicitamente) al fatto che Wawrinka aveva vinto quel titolo approfittando dell’infortunio di Rafa Nadal, lasciando intuire che se nel 2008 anche il suo avversario Djokovic si fosse fermato per un qualche problema fisico nella finale dell’Open d’Australia contro di lui…beh anche lui avrebbe avuto uno Slam all’attivo come Stan.
Sono scaramucce che si fanno fra atleti, a volte anche fra compagni. Ma evidentemente c’è chi è più suscettibile e chi meno. E, andando a rivedere le immagini a conclusione del match vinto nettamente da Wawrinka su Tsonga si può notare che la stretta di mano finale è stata molto ma molto fredda. Tsonga sembrava un cane bastonato e Wawrinka forse avrebbe potuto essere più comprensivo…
Fatto sta, poi, che domenica sera nella serata ufficiale svoltasi – come detto – nella Camera di Commerci di Lille, mentre Stan stava chiacchierando amichevolmente con Bennetau, gli sono arrivati attorno gli altri giocatori francesi che – e più di tutti un irritato Gasquet – si sono persuasi che un Wawrinka troppo ridanciano stesse ancora prendendoli un po’ per i fondelli.
Insomma, i francesi così poco reattivi sul campo lo sono diventati – tardivamente – fuori dal campo. L’Equipe, con un pezzo scritto a più mani, scrive che i toni erano poco cortesi. Senza diventare alterati, ma comunque assai “diretti e franchi”, a quanto ha riferito Bennetau che si è un po’ defilato.
La storia avrebbe potuto finire lì. E invece no. Quando è stato il momento dei discorsi ufficiali Arnaud Clement – che, ma questa è una mia opinione strettamente personale, è tutt’altro che simpatico (dicono che sia introverso e timido…vabbè) – si è congratulato calorosamente con Roger Federer “uomo di classe sul campo e con i giornalisti” e non ha detto una sola parola su Wawrinka.
Poi, sul podio insieme, non si sono accese altre scintille, con Monfils impegnato a far da paciere, a raffreddare i bollenti spiriti.
Ma a sollevare un’altra polemica ci ha pensato uno che non le manda mai a dire dietro le spalle, l’ex n.1 svizzero e campione olimpico Marc Rosset: “La parola autocritica esiste nel dizionario francese, nel Larousse? I francesi hanno attaccato Wawrinka per un anno e ora sono stati ripagati in contanti (cash)! Adesso criticano Stan perchè li ha stuzzicati un po’ lui? Mi par di sognare!”
Un altro giocatore francese che è buon amico di Wawrinka, Benoit Paire, ha detto: “Stan non ha tutti amici nel circuito…(di certo non Cipolla, come ricorderà qualcuno; ndr) e aveva subito alcune dichiarazioni poco simpatiche che l’avevano ferito…Se ha detto quel che ha detto è perchè ci teneva a rimettere le cose in chiaro e dimostrare il suo valore sul campo davanti ai francesi che lo avevano in qualche occasione sminuito”.
Così dicendo, però, Paire non ha reso un bel servizio all’amico Stan, perché ha fatto capire che allora forse quelle sue dichiarazioni che, nel momento del’euforia, potevano essere sembrate spontanee a me e ad altri, invece erano forse un tantino premeditate e avvelenate.
Forse quest’ argomento non meritava tanta attenzione, ma è un indice secondo me significativo di quanto a volte anche dietro una partita particolarmente accesa, un impegno particolarmente deciso, un entusiasmo particolarmente accentuato insieme ai più o meno naturali sfottò dei vincitori nei confronti degli sconfitti, a volte… ci siano retroscena che non sono noti al di fuori dell’ambiente circoscritto di uno spogliatoio, di due squadre. Retroscena che però finiscono per avere un peso magari psicologico e possono – più o meno -influire anche su un comportamento, un’aggressività, un risultato. Magari piccoli dettagli, ma in qualche modo influenti. Riferirli non significa dar spazio a voci di cortile, ma a completare l’informazione. Poi, è chiaro, a molti possono non interessare, a coloro che vorrebbero leggere solo di dritti, rovesci, punteggi. Ma lo sport è praticato da uomini e donne ed è anche questo. E’ vita. Dove nascono e fioriscono simpatie, antipatie, più rispetto, meno rispetto. Piaccia o no. Una partita quasi mai si gioca soltanto sul campo. C’è anche il resto.

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