TENNIS – Non si spengono in Francia le polemiche seguite alla sconfitta in Coppa Davis: stavolta è Clement vs Noah

Dalle colonne del Parisien, poi riprese dall’edizione online de L’Èquipe (qui l’articolo originale), questa volta è Arnaud Clément, il capitano della selezione francese, a difendersi dagli attacchi ricevuti nei giorni scorsi da Yannick Noah. Attacchi non diretti ma chiari, quando l’ex campione del Roland Garros, intervistato da Infosport+, aveva detto di essere pronto a riprendere in mano la nazionale francese “se i cinque giocatori sollecitassero questa scelta” e, pur non entrando nel dettaglio, aveva detto che “i ragazzi non hanno dato tutto quello che potevano e ho delle idee sul perchè. Io sono il giocatore che ha più titoli degli ultimi 50 anni di storia francese, ma nessuno mi chiama mai. E non parlo dei ragazzi”.

Insomma, Noah fa trapelare che se Clément o qualcuno della federazione lo avesse interpellato per chiedere qualche consiglio, forse sarebbe andata diversamente.

Pronta la risposta di Clement, infastidito non solo dalle dichiarazioni di Noah, ma anche da un’altra auto-candidatura, quella di Henri Leconte. “Sono rimasto scioccato dal modo di fare di Noah – ha dichiarato oggi il capitano dei galletti – e trovo incomprensibile il suo permettersi di giudicare la preparazione all’evento e degli incontri ai quali non ha nemmeno assistito. È violento, e lo prendo come un attacco contro di me”. Clément poi continua: “Noah è un giocatore che ho stimato, e credevo che la cosa fosse reciproca. Se è capace di giudicare guardando la tv, chapeau. Ma non sono d’accordo con nulla di ciò che ha detto”.

Un Clément piccato, ma che gode della fiducia incondizionata (almeno per ora) della federazione francese e del suo presidente, Gachassin, che ha dichiarato non senza ironia che “se Noah vuole essere coinvolto o avvicinarsi alla federazione, che chiami Clément anzichè fare polemiche inutili e dannose”.

Insomma, le acque rimangono torbide in casa francese, dopo una sconfitta che i più avevano pronosticato, che visti i valori in campo è sembrata assolutamente giustificata ma che evidentemente, a Parigi, credevano di poter e dover evitare.