WTA, le migliori al mondo: 14. Sara Errani

Al femminile

WTA, le migliori al mondo: 14. Sara Errani

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TENNIS AL FEMMINILE – Nel 2014 Sara Errani è uscita dalla top ten dopo due anni di permanenza. Ma forse, più che l’arretramento nel ranking, l’aspetto meno positivo della sua stagione sono state le difficoltà incontrate al di fuori della terra battuta.

Con l’approfondimento tecnico sul servizio di Luca Baldissera.

QUI la presentazione dei sedici articoli.

Dicembre 2014
L’articolo su Sara Errani scritto un anno fa si concentra su alcuni aspetti del gioco e non entra nel merito di possibili evoluzioni. Sembrerebbe un articolo buono “per tutte le stagioni”. Invece dico subito che oggi non l’avrei scritto allo stesso modo. Intendiamoci: non perché sul piano tecnico o tattico ci siano stati grandi cambiamenti; e anche le difficoltà al servizio (approfondito con tutta la competenza di Luca Baldissera) purtroppo sono rimaste tutte.
Però nel pezzo del 2013 mi ero concentrato molto sulle doti tecniche di Sara, in particolare su alcuni aspetti un po’ misconosciuti eppure molto brillanti del suo tennis.

Oggi non ne farei il tema centrale perché per molti tratti della stagione queste doti si sono un po’ appannate; e per un articolo esteso sarebbe forse più interessante approfondire il tema del suo regresso stagionale.
Rispetto agli anni precedenti, direi che nel 2014 Errani si è più spesso ritrovata con poche energie a disposizione, fisiche e mentali.

Difficile individuare le ragioni: forse non aveva pienamente recuperato dagli sforzi degli ultimi anni (2012, 2013); forse ha sentito lo stress del ranking, e il rischio di uscire dalle dieci. Forse Sara tiene molto alla leadership italiana, e ha sofferto la risalita di Flavia Pennetta. O magari ha pagato le fatiche del doppio.
Personalmente non ho certezze sulle cause. Più evidenti mi sembrano gli effetti, che l’hanno resa meno competitiva soprattutto sulle superfici veloci. Ne citerei due:

un gioco meno profondo che l’ha costretta più in difesa e che spesso le ha impedito di misurarsi con successo con le più forti al di fuori della terra
– un certo appannamento mentale che ha significato meno lucidità sui tempi di gioco necessari per eseguire al meglio le soluzioni costruite sulla verticale del campo (nell’articolo del 2013 è approfondita la questione).

.Sara è nata il 29 aprile 1987; significa che tra quattro mesi compirà 28 anni. Un’età critica per una tennista: ci sono giocatrici che hanno cominciato la parabola discendente, mentre altre hanno saputo mantenere rendimenti altissimi, perfino migliorandosi. Ipotizzare qualcosa adesso, senza poter avere le indicazione del tennis giocato, mi sembra impossibile. Ma certo i primi mesi del 2015 saranno particolarmente interessanti per valutare il futuro di Sara.
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Ecco l’articolo pubblicato il 18 dicembre 2013:.

Le 16 stelle WTA: Sara Errani

Chiedo scusa se questo articolo sembrerà per certi aspetti puntiglioso, ma penso che per trovare un terreno comune di discussione e valutazione si debba innanzitutto preoccuparsi di essere chiari; e vorrei essere chiaro in particolare occupandomi di Sara Errani, perché quando leggo le opinioni sul suo gioco a volte ho l’impressione che manchi un po’ di approfondimento.
Sul punto di partenza penso ci siano pochi equivoci: Sara è innanzitutto una giocatrice che fa della tenacia da fondo campo la base del suo tennis.

La capacità di difendere e recuperare molte palle, facendo eseguire il famoso “colpo in più” all’avversaria è un aspetto imprescindibile del suo gioco. Significa quindi per prima cosa limitare al minimo gli errori non forzati e poi fare leva sulle capacità del dritto (“spagnolo”, più liftato della media del circuito) per muovere la palla, articolando parabole differenti, direzioni e profondità diverse. A volte con l’obiettivo di aprirsi il campo per i vincenti; più spesso per far muovere, stancare e sbagliare l’avversaria.
Con il rovescio Errani normalmente è più monocorde: gioca quasi sempre una palla incrociata e tesa che difficilmente diventa definitiva; e con più prudenza (qualche volta anche con timore) si prende il rischio del lungolinea.

Questo è il punto di partenza che più o meno tutti le riconoscono; di conseguenza c’è chi la critica per il suo gioco un po’ “parassitario” e chi invece la apprezza, magari perché ama le lottatrici e chi mette in campo il carattere per affrontare le avversarie.
Però se mi fermassi qui, a mio avviso farei un discorso incompleto, e si perderebbe anche l’occasione per fare un ragionamento più generale sul modo di giocare a tennis oggi. Mi spiego. In questo momento Errani è numero 7 del ranking: quante avversarie riesce a mettersi alle spalle giocando semplicemente in difesa? Azzardo un numero (prendetelo come un dato non rilevante): diciamo che con questo gioco riesce a sconfiggere l’80-90% delle sue avversarie, quelle più deboli.
Rimane però un 10-20% di tenniste più forti; queste tenniste a mio avviso sarebbero in grado di fare partita pari e probabilmente vincere il più delle volte contro Sara se lei si limitasse a fare la giocatrice di contenimento.

E qui torna il discorso iniziale: un po’ troppo di frequente si semplificano le caratteristiche del suo gioco. A mio avviso ciò che ha fatto di Errani una top ten è stata la capacità di allargare il ventaglio delle sue opzioni, in particolare la dote rara di spostare in verticale l’asse dello scambio, andando a rete o chiamandoci l’avversaria; e conquistando di conseguenza punti con modalità che nel tennis contemporaneo sono poco frequenti.

Spesso si sente ripetere (anche in televisione) il concetto: “quella giocatrice è forte nel doppio e quindi in singolare può fare tanti punti con i colpi a rete”. In realtà a mio avviso le cose non sono così automatiche.
In singolare saper fare la volèe praticamente da ferma, “affacciata” sul net (come accade nel doppio) serve a ben poco.
Nel doppio femminile di oggi lo schema più diffuso è quello che prevede che la giocatrice al servizio e quella alla risposta rimangano a fondo campo e scambino in diagonale, mentre la compagna presidia metà rete cercando il tempo giusto per intervenire. Questo modo di interpretare il doppio ha molto poco a che fare con il gioco di volo del singolare.

Dico questo perché per poter valorizzare la capacità di giocare la volèe, nel tennis ad alta velocità di oggi, bisogna saper collegare due aree di gioco: il fondo campo e la rete. E il problema vero è proprio questo: trovare cioè il modo di spostarsi in avanti senza che l’avversaria prenda immediatamente il sopravvento.
Diverse doppiste attuali, che sembrano abili volleatrici, in realtà non possiedono una volèe di approccio altrettanto valida; e quindi per loro la discesa a rete in singolare è sconsigliabile, perché diventerebbe un mezzo suicidio: il discorso per loro è chiuso in partenza.

Per chi invece è capace di coordinare corsa in avanti con colpo di volo, ci sono altre difficoltà. Il serve&volley è diventato una scelta da centellinare, basandosi sull’effetto sorpresa; perché se chi risponde comincia a prendere le misure, finirà per fare punti in serie con i passanti, se non non direttamente con la risposta: la scelta diventerebbe controproducente.
Bisogna quindi trovare modi alternativi, più o meno “classici”, per sfruttare la verticale del campo: ad esempio effettuare qualche chip&charge nei game di risposta; oppure attaccare a sorpresa; oppure farlo in controtempo, o ancora su una palla che costringerà l’avversaria con molta probabilità ad un colpo difensivo.
O infine utilizzare la smorzata, seguendola a rete per ingaggiare un corpo a corpo, se si ritiene di essere superiori nei colpi di tocco e di riflesso.

Mixando tutte queste opzioni, è possibile far sì che le proprie capacità di volleatrice diventino realmente un fattore nell’arco della partita; le diverse situazioni cominciano a farsi numericamente rilevanti, concretizzandosi in un numero di punti tale da poter spostare l’equilibrio di un match. In più questi scambi finiscono spesso per essere spettacolari, scaldano il pubblico e psicologicamente possono incidere più di un normale quindici sulla mente delle contendenti.
Aggiungerei che la palla corta può servire per altri scopi: Errani la utilizza anche per obbligare allo scatto le avversarie meno rapide e/o per portarle in una zona di campo in cui alcune non sono a loro agio.

Nel tennis contemporaneo sono poche le tenniste in grado di  praticare queste combinazioni di gioco. E in questo, secondo me Sara Errani è una delle migliori del circuito. Radwanska, Kuznetsova, Vinci, sono fra quelle che dispongono dell’abilità di tocco e della sensibilità sui tempi di gioco che occorrono per prendersi quel tipo di punti.
A mio avviso solo se aggiungiamo queste capacità di Sara alla sua base di partenza di giocatrice da tennis di contenimento, otteniamo la risposta su come come possa sconfiggere quell’ulteriore 10-20% di avversarie che altrimenti la batterebbero nel puro confronto da fondo campo.
Nel tennis spesso lo score finale è molto ravvicinato (addirittura si possono vincere i match facendo meno punti), e quindi essere in grado di aggiudicarsi quel genere di punti in più, può significare a fine anno un bel progresso nel ranking.

Questo discorso prova a spiegare perché Sara Errani riesce a battere molte delle sue avversarie di livello medio-alto.
Non spiega però perché alcune di quelle che la sopravanzano in classifica in molte occasioni sembrano del tutto al di fuori della sua portata. In questi casi direi che emergono due questioni differenti:

1) la taglia fisica: alcune giocatrici danno l’impressione di sovrastarla in termini di peso/potenza in modo così netto da rendere il confronto improponibile;
2) i problemi con il servizio. Questo è un difetto cronico che può incidere profondamente sull’andamento delle partite di Sara. Con lei in campo, a volte la partita si trasforma in una specie di match “al contrario”, in cui il break è la regola e tenere il game di servizio l’eccezione. Ma se si affrontano giocatrici con battute molto efficaci, puntare sempre al controbreak per annullare sistematicamente quello concesso, diventa un’impresa improba.
Considerato l’intero ventaglio delle prime dieci giocatrici del mondo, forse nessuna ha un “buco” tecnico così evidente come Sara con il suo servizio.
Io mi fermo qui: per l’approfondimento sul servizio vi rimando a Luca Baldissera (che di aspetti tecnici se ne intende davvero) e al suo articolo in cui spiega nel dettaglio le caratteristiche del servizio di Sara.
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Il servizio di Sara Errani

di Luca Baldissera

TENNIS – Il servizio di Sara Errani è il meno veloce tra le top-100 WTA. La meccanica esecutiva di Sara non le consente facilmente la rotazione in slice. Ecco l’approfondimento tecnico.

Sara Errani

.Il servizio di Sara Errani è il meno veloce tra le top-100 WTA (misurazioni del Roland Garros 2012), con la prima palla che raggiunge al massimo i 150 kmh, e la seconda che si attesta sui 110 kmh. Sara compensa questi valori cercando costantemente di imprimere il massimo effetto in kick (effetto sopra la palla) possibile, arrivando a trovare anche una componente di rotazione in twist (effetto sopra-laterale), e naturalmente ottenendo ottime percentuali.
Ma il problema del colpo di inizio gioco rimane, e diventa un autentico handicap di fronte alle picchiatrici moderne capaci di salire con la risposta sopra al top-spin della Errani. Con i dritti western e i rovesci bimani, entrambi anticipati in posizione semifrontale, la palla alta non crea grosse difficoltà, potrebbe al limite essere più competitivo uno slice che rimbalzi rapido, basso ed esterno, ma la meccanica esecutiva di Sara non le consente facilmente questo tipo di rotazione.
Oltre all’altezza non certo notevole, però, a mio parere si possono ravvisare nell’esecuzione della Errani alcuni problemi di tipo biomeccanico che ne pregiudicano l’efficacia (la sua “gemella del doppio”, Roberta Vinci, è alta 1,64 esattamente come Sara, ma ha un servizio di ben altro livello, fluido, potente e con una grande variazione in slice).

Principalmente, in fase di preparazione la giocatrice tiene il braccio sinistro molto avanti invece di portarlo verso il corpo per poi distenderlo in alto per il lancio di palla, che risulta spostato a sinistra in modo eccessivo (per caricare di kick il colpo è certamente corretto un lancio leggermente indirizzato verso dietro-sinistra, ma a Sara la palla scappa spesso talmente laterale da portarla a colpire piegata a sinistra fino a essere quasi orizzontale con il busto).

1 Errani Storta a Sinistra

Inoltre, da questo spostamento del lancio consegue un impatto molto basso, appena 2,60 metri da terra.

2 Servizio Errani Altezza Lancio e Impatto

Per quanto riguarda il movimento a colpire del braccio destro, nella fase di caricamento la Errani tiene l’arto troppo disteso all’indietro invece di raccogliere il gomito piegandolo ai canonici 90° alla fine del backswing, il che le toglie molta capacità di spinta dell’articolazione, e impugna con una presa continental (a martello) davvero al limite con la eastern di dritto, altro dettaglio che rende meno fluida la flessochiusura del polso (pronazione) nel momento dell’impatto.

Infine, ma forse è il problema più evidente, al rilascio del lancio di palla, quando parte il movimento a colpire, Sara porta la racchetta in orizzontale (invece che caricata verticalmente), con palmo della mano e di conseguenza piatto corde rivolti verso l’alto, un assetto braccio-racchetta che andrebbe invece evitato in ogni fase del mulinello.

3 Errani Piatto Corde Orizzontale

Questo causa un’interruzione dello swing, praticamente un istante di surplace, che interrompendo la fluidità e l’accelerazione del movimento verso l’alto-avanti rallenta la testa della racchetta.

Purtroppo, è molto difficile modificare meccaniche esecutive tanto sedimentate. Nell’ultimo anno Sara e il suo staff tecnico hanno provato qualche modifica del movimento, in particolare si può notare come la giocatrice non faccia più il passetto in avanzamento (tecnica detta “foot-up” o “pinpoint”) ma rimanga con il piede destro a contatto con il terreno nella fase di piegamento-caricamento (tecnica detta “foot-back o “platform”).
Questo è chiaramente un tentativo volto ad aggiustare e regolarizzare il lancio di palla, dato che la tecnica foot-back conferisce molto più equilibrio e precisione all’azione del braccio sinistro, pur con il rischio di pregiudicare la fluidità nel trasferimento del peso.
Ma è davvero dura ottenere miglioramenti apprezzabili arrivati a certi livelli, basti pensare a Elena Dementieva, che si è portata dietro per l’intera carriera un lancio di palla assai “ballerino”, ad Ana Ivanovic, che ne soffre tuttora, o al nostro Filippo Volandri, che con un servizio maggiormente competitivo avrebbe sicuramente raggiunto ben altri risultati.

Luca Baldissera

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