Non è la tecnica il cuore del tennis: Roger Federer perfetto esecutore ma...

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Non è la tecnica il cuore del tennis: Roger Federer perfetto esecutore ma…

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TENNIS – Nel tennis si parla molto di tecnica. Ma non ha tanto senso. Essa è solo la parte terminale di un processo motorio subordinato a quello mentale. Però si vede, cattura l’occhio. Il gioco della mente e del corpo secondo Bill Tilden. Pregiudizi e consuetudini del Re dei Giochi, strumento per esercitare l’intelligenza umana. La differenza tra il tennista di qualità e quello senza. Luca Bottazzi
Nell’ambiente del tennis si sente parlare spesso di tecnica. Questo fatto accade perché, la stessa, viene generalmente percepita come il fattore principale, il centro di gravità del mondo del tennis. Di fatto, alcuni grandi campioni costituiscono veri e propri modelli tecnici di riferimento.
Su tutti spicca il magnifico Roger Federer, al quale è stata attribuita più volte dagli addetti ai lavori, l’esclusiva della perfezione esecutiva. Purtroppo, evidenze scientifiche, studi e ricerche, dimostrano palesemente che parlare di tecnica perfetta nel tennis non abbia molto senso. Il tennis è definito dagli esperti come gioco sportivo individuale, di situazione, ad abilità aperte, dove la palla non si troverà mai due volte nello stesso preciso punto del tempo e dello spazio. Si tratta di una disciplina ad elevata difficoltà cognitiva, coordinativa, psicologica. La tecnica è quindi, uno strumento deputato a risolvere un problema di natura strategico tattica. Essa, costituisce la parte terminale di un ampio processo motorio che a sua volta è subordinato a quello mentale. Per questi principali motivi, autori riconosciuti a livello internazionale, e tra questi il primo è stato Bill Tilden, hanno descritto il tennis come il gioco della mente e del corpo.
La prima serve a capire la situazione, il secondo ad agire. Del resto, come già anticipato, il processo mentale si palesa attraverso quello motorio che a sua volta si sintetizza nella magnificenza esecutiva, visibile ed ovvia a chiunque. Ecco dunque spiegato il dilemma, il perché la tecnica si trova al primo posto dell’immaginario collettivo del pianeta tecnico centrico del tennis: è un prodotto che cattura l’occhio, arriva a tutti anche alle menti più distratte.
Quanto detto, tengo a precisare, non vuole assolutamente ridurre l’importanza della tecnica. Anzi, mira a portare il lettore a compiere altre riflessioni. Quindi, a considerare gli elementi che sono invece a capo della stessa, quanto a loro volta di suo supporto. In pratica senza di essi la tecnica non può mai manifestarsi. Questi elementi si sviluppano molto, e molto tempo prima di colpire la palla. Di fatto, il giocatore deve mettere in campo competenze necessarie a risolvere problemi come aver deciso cosa fare, dove e come tirare, anticipare le intenzioni dell’avversario, leggere e stimare la traiettoria della palla, avere una posizione territoriale adeguata, mettersi in condizione di intercettare la palla con spazi e tempi utili alla propria azione, ed infine eseguire il gesto tecnico.
Il ricercatore americano Fitz ha spiegato attraverso una formula matematica la dinamica di questi fattori. Per facilitare il lettore egli ha illustrato, in modo semplice, come questo processo si sviluppa: “Più tempo impiego a capire una data situazione ed a selezionare una risposta, e più il tempo (di conseguenza anche lo spazio) che avrò a disposizione sarà ridotto per attuare la fase esecutiva”.
La spiegazione di Fitz evidenzia, in forma semplificata, la genesi di ogni errore tecnico, logicamente invisibile all’occhio inesperto. Ovviamente, esistono anche errori imputabili direttamente alla tecnica, come ad esempio, impugnare la racchetta a padella e pretendere di eseguire la volée bassa. Ma anche in questo caso, l’ambiente quindi il campo, segnalerà allo sprovveduto tennista i ripetuti insuccessi e quindi la necessità di cambiamento. Cambiamento che una sperimentazione adeguata porterà il soggetto ad un adattamento funzionale, certamente in relazione alla predisposizione e alle capacità dell’individuo. In questo particolare passaggio una mediazione attraverso il problem solving è la strategia metodologica che un insegnante preparato dovrebbe usare. Tuttavia, la sequenza dinamica di gioco “mente e corpo” non è ancora finita. Manca il passaggio, forse, più importante.

Ebbene, il gradino, o se vogliamo il passo, che più fa la differenza tra un giocatore di qualità ed uno mediocre (principio che vale oltre il tennis) è la capacità di saper raccogliere dati. Raccolta elaborata dal cervello dal quale, successivamente, prende il via ogni operazione. In conclusione, sono ben consapevole della difficoltà di portare alla luce un tema complesso ed inconsueto, come la mente ed il pensiero, ma pare evidente, quanto incontrovertibile, che è proprio questo aspetto il cuore del gioco.
Pertanto è possibile affermare che il tennis è, sopratutto e senza discussione, un magnifico strumento per esercitare l’intelligenza umana. Mi chiedo, infine, quanto si faccia nella pratica quotidiana, sia educativa che sportiva, e quante sono le energie spese sul campo dal sistema, per supportare gli atleti, dai primi passi all’agonismo, a diventare sempre più autonomi nella loro capacità di affrontare e risolvere problemi. Sull’intero argomento trattato il grande William Tatem Tilden aveva già formulato risposte esaustive. Pensare che lo abbia fatto quasi cento anni di storia addietro, fa riflettere profondamente.

(Seguirà: I 12 tennisti che meritano di scrivere la storia del tennis)
Luca Bottazzi: ex Nazionale, top 130 ATP, tra i giocatori battuti il campione di Wimbledon Jan Kodes. Già sparring di Bjorn Borg, allenatore di campioni italiani under 12, 14, 16 e 18 e vincitore di un Trofeo FIT e già docente alla facoltà di scienze motorie alla Statale di Milano. Socio fondatore di R.I.T.A., associazione culturale e di ricerca in ambito motorio e tennistico con all’attivo pubblicazioni riconosciute a livello internazionale. Attuale direttore della scuola di R.I.T.A. Tennis Academy e voce tecnica per SKY ed Eurosport. Autore con Carlo Rossi del libro “Il Codice del Tennis” Bill Tilden arte e scienza del gioco. Edito da Guerini Next, sarà disponibile in libreria da febbraio 2015.

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