WTA, le migliori al mondo: 6. Agnieszka Radwanska

Al femminile

WTA, le migliori al mondo: 6. Agnieszka Radwanska

Pubblicato

il

 

TENNIS AL FEMMINILE – Il 2014 è stato un anno deludente per Agnieszka Radwanska. Un solo successo a Montreal, ma soprattutto tante controprestazioni negli Slam. E proprio con l’obiettivo Major è arrivata la decisione di chiedere aiuto a una leggenda come Martina NavratilovaQUI la presentazione dei sedici articoli.

Dicembre 2014

Una stagione deludente.
Questa, in sintesi la valutazione sul 2014 di Agnieszka Radwanska. Non credo di essere il solo a pensarla così, se poi è stata la stessa Radwanska a sentire l’esigenza di cambiare qualcosa nel suo team scegliendo di ingaggiare una figura importante come Martina Navratilova.

Eppure l’inizio sembrava far presagire qualcosa di diverso. A Melbourne Aga aveva sconfitto Azarenka al termine di una prestazione eccezionale. Ma sul piano tecnico, e soprattutto emotivo, è come se tutto il buono della sua annata fosse finito lì.
Il giorno dopo Radwanska perde molto male la semifinale contro Dominika Cibiulkova (6-1, 6-2), e dopo quella delusione è sembrata incapace di reagire per tornare a giocare al meglio; e sono arrivate prestazioni di piccolo cabotaggio.

Innanzitutto deludente negli Slam, in cui non solo ha perso sempre contro avversarie alla sua portata, ma lo ha fatto giocando al di sotto delle sue possibilità.
Fallosa contro Tomljanovic a Parigi (6-4, 6-4), abulica contro Makarova a Wimbledon (6-3, 6-0) e incapace di reagire contro Peng a New York (6-3, 6-4).

Resta qualche buon risultato in alcuni tornei sul cemento nordamericano: la finale di Indian Wells (praticamente non disputata per infortunio) e la vittoria di Montreal. Ma un successo arrivato secondo me anche grazie ad una serie di combinazioni di tabellone fortunate, che le hanno fatto affrontare avversarie molto provate dai turni precedenti.

Sembrerò molto duro, ma la severità è proporzionale alla stima che ho sempre avuto per Radwanska. Giocatrice talentuosa e  particolarmente lucida e intelligente: non solo in campo, ma anche fuori, nel valutare il proprio rendimento.
Credo che alla fine della stagione si sia guardata allo specchio e abbia deciso che era arrivato il momento di cambiare. Certo, è ancora la numero sei del mondo; e sono ormai molti anni che veleggia attorno alla quinta posizione mondiale.
Ma forse, con un conto in banca più che soddisfacente e la stima riconosciuta da parte di pubblico e addetti ai lavori, ciò che davvero per lei è diventato determinante non sono più i tornei Premier o la classifica, ma gli Slam. E proprio con l‘obiettivo Major ha deciso di chiedere aiuto a una leggenda come Navratilova.

Per quanto mi riguarda ho sempre avuto la stessa posizione: temo che per Aga uno Slam sia molto difficile da vincere perché le manca la potenza necessaria per prendere in mano i match importanti nei tornei che contano.
Ma ho anche sempre aggiunto che sarei felicissimo di essere smentito, perché tante volte mi ha divertito con le sue invenzioni tennistiche, e una grande soddisfazione la meriterebbe davvero.
———————————–

Ecco l’articolo pubblicato il 23 dicembre 2013:

Le 16 stelle WTA: Agnieszka Radwanska

Vola come una farfalla, pungi come un’ape”. La famosa definizione di Muhammad Alì, secondo me è perfetta per descrivere Agnieszka Radwanska; anzi sembrerebbe essere stata inventata per lei.
Nessuna si muove agile e leggera come Agnieszka: è veramente la farfalla dei campi da tennis; e quando deve fare il punto non colpisce con una forza tale da suggerire metafore iperboliche, ma con la sua acuta interpretazione del gioco può lo stesso fare male, proprio come la puntura di un’ape.

Parlare di Radwanska significa raccontare una anomalia tennistica, una presenza fuori dagli schemi del tennis contemporaneo.
Considerate le sue caratteristiche, credo che se fosse nata nell’era della racchette di legno avrebbe probabilmente ottenuto risultati migliori di quelli che ha raccolto effettivamente. E pure non si parla di numeri da poco: pur essendo ancora giovane (è nata il 6 marzo 1989) ha raggiunto la top ten nel 2008 e da allora ha mancato l’ingresso nell’élite mondiale solo nel 2010 (14ma) quando però si era dovuta fermare alcuni mesi a causa di una frattura da stress al piede. Negli ultimi due anni è salita ulteriormente di livello, concludendo quarta (2012) e quinta (2013) nel ranking di fine stagione.

Ho parlato di anomalia perché nel tennis di oggi la potenza è diventata importantissima per raggiungere i vertici; probabilmente è la vera discriminante per stabilire chi può primeggiare e chi no.
Radwanska è l’eccezione che conferma la regola; infatti il principale limite di Aga è proprio la mancanza di potenza: per tirare forte deve appoggiarsi al colpo dell’avversaria e quando non può farlo emergono i problemi. Molte volte riesce a costruirsi situazioni di gioco in cui avrebbe ampie porzioni di campo aperto, ma se non le arriva una palla rapida, Radwanska fatica a dare da sola la forza necessaria al colpo per farlo diventare definitivo.

Non solo: gioca un dritto poco ortodosso, e per riuscire a spingerlo deve effettuare un esasperato trasferimento del peso (quando cerca di accelerare sembra che si butti a corpo morto sulla palla, nel tentativo di ottenere qualche chilometro in più di velocità). Dispone di un rovescio efficace ma certo non velocissimo. E il servizio ha una prima precisa ma una seconda troppo spesso attaccabile.
Con questi colpi-base ci sarebbe da preoccuparsi; a maggior ragione se pensiamo che oggi ci sono giocatrici che si limitano a questi tre colpi, gli unici indispensabili per giocare a tennis, e praticamente non usano altro.
Ma allora come fa Radwanska a stare tra le prime cinque del mondo? A mio avviso ci riesce perché in realtà il tennis non è solo “un servizio + un dritto + un rovescio”, ma è anche altro: ci sono anche tante altre cose che arricchiscono il gioco e queste cose Aga le sa fare a livelli altissimi.

Comincerei innanzitutto dalla mobilità; a mio avviso la migliore del circuito, paragonabile a poche altre nel passato. Per efficacia, la regina del footwork secondo me rimane sempre Steffi Graf, che sembrava una campionessa di atletica prestata al tennis.
Radwanska non ha la forza fisica di Steffi però, per come lo interpreta lei, il movimento di gambe non è solo un elemento funzionale all’esecuzione dei colpi: Aga ne ha fatto un ingrediente spettacolare, per certi aspetti addirittura virtuosistico.

E’ così elastica e coordinata da saper giocare con continuità e naturalezza colpi in posizioni che farebbero rischiare l’infortunio a chiunque altro ci provasse. Guardate in che modo è in grado di controllare di dritto e di rovescio palle pesanti come quelle di Serena Williams e Sharapova:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=jtThXqG2QcM#t=2343

Il modo di uscire dal servizio con le gambe piegate all’esasperazione è diventato per lei una soluzione tipica, ma non per questo meno fenomenale:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=qcXwPIzJw1M#t=495

Oltre a questi pezzi di bravura, Radwanska dispone di rapidità e leggerezza: contro di lei i drop-shot vanno eseguiti alla perfezione, altrimenti troverà il modo di raggiungerli e di rimettere dall’altra parte una palla imprendibile. Non solo perché è scattante, ma perché un’altra dote di Agnieszka è la capacità di colpire correndo in avanti, con una coordinazione che le consente di mantenere sotto controllo, anche in velocità, il dosaggio della forza da imprimere alla racchetta per eseguire soluzioni di tocco e precisione.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ImfQOZFeVXQ#t=867

Strettamente collegate alla capacità di muoversi in campo con maestria, Aga ha affinato anche altre doti.
Ha dimostrato che si può crescere nel gioco di volo: ha imparato a trovare la giusta posizione a rete, e anche se non è Martina Navratilova è già ampiamente sopra la media delle sue colleghe. Quando era più giovane, ad esempio, non sapeva fare le volèe alte di rovescio (le cosiddette veroniche), forse anche a causa dei problemi alla spalla: le “sparava” un po’ ovunque, tranne che in campo; ma nell’ultimo periodo ha imparato ad eseguire anche quelle; e con una volèe alta di rovescio ha salvato un punto fondamentale nei quarti di finale di Wimbledon 2012 contro Maria Kirilenko:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=D7bwxxkxGbM#t=114

Grazie alla sua mobilità è in grado di tenere il palleggio contro giocatrici che spingono colpi molto pesanti; e arrivando in anticipo sulla palla può trovare tempo e coordinazione per proporre soluzioni differenti e imprevedibili: cross stretti, colpi in controbalzo. Il tutto accompagnato da un senso della geometria che spesso le consente di sorprendere le avversarie.
In più Aga sa giocare anche i colpi slice (rovescio ma anche dritto), e i drop-shot. E dato che le sue avversarie li temono particolarmente e quindi stanno sempre sul chi vive, Radwanska ha aggiunto al suo repertorio anche il finto drop-shot, un colpo che oggi molti commentatori chiamano “colpo-Radwanska”, perché nel tennis femminile solo lei lo esegue con sistematicità.

A queste particolarità degli schemi di gioco, Agnieszka affianca il suo modo di stare in campo; certo non unico, ma in ogni caso sempre più raro: praticamente nessun grunting (se non qualche accenno nei momenti di massimo sforzo), e rarissimi segni di esultanza. Punto vinto o punto perso, sembra quasi non ci sia differenza: il suo gesto classico è quello di asciugare il dorso della mano sulla schiena, e poi ripartire per un nuovo scambio.
Come una giocatrice di poker, molto difficilmente lascia trapelare le sue emozioni, e forse riescono ad intuirle meglio gli spettatori televisivi grazie ai primi piani che indagano le minime espressioni facciali, che le sue avversarie.

C’è chi la accusa di praticare un tennis troppo difensivo, e la paragona al modo di giocare, ad esempio, di Caroline Wozniacki.
Se posso capire la tendenza ad avvicinarla alle difensiviste pure, dato che per le sue caratteristiche difficilmente può pensare di sovrastare le avversarie, non posso fare a meno di notare che anche nel gioco di contenimento ci possono essere delle differenze: un conto è rimandare di là la palla sempre allo stesso modo, facendo affidamento sul fatto che a lungo termine prevarrà la propria maggiore resistenza; un conto è giocare colpi di volta in volta diversi, per fronteggiare l’avversaria più potente con situazioni di gioco differenti. E se queste possono sembrare diversità marginali, ricordo che in altre occasioni Radwanska ha saputo variare tattica in modo ancora più profondo.
Ad esempio nella partita contro Roberta Vinci a Sydney (gennaio 2013), Aga ha accettato il confronto a tutto campo, non rinunciando alle discese a rete e perfino al serve&volley:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=OsKGIrZa7OY#t=1004

Ne è uscito un match quasi d’altri tempi con il 55% dei punti totali conclusi a rete (87 su 157).

Accanto ai molti aspetti positivi, non si può dimenticare che per il momento Agnieszka ha dimostrato di non riuscire a risolvere il “rebus” delle prime due giocatrici del mondo: contro Serena e Azarenka, che sono tenniste complete tecnicamente e che sul piano della potenza la sovrastano, sembra proprio che non riesca a trovare soluzioni all’altezza.

Questo spiega in parte perché sino ad ora Radwanska non sia ancora riuscita a vincere un Major, e personalmente non sono sicuro che riuscirà a farlo in futuro. Come ho già avuto modo di scrivere, le giocatrici di attacco, in grado di colpire forte prendendosi molti rischi, negli Slam possono presentarsi al meglio grazie al giorno di riposo, e il più delle volte la pesantezza di palla diventa decisiva.
E’ vero che ha raggiunto una finale (Wimbledon 2012) e l’ha persa in tre set; però in quel match secondo me i destini della partita sono sempre rimasti in mano a Serena.
Semmai il vero rammarico di Aga potrebbe essere la semifinale di Wimbledon di quest’anno in cui ha perso sul filo di lana da Sabine Lisicki; fosse riuscita a prevalere, si sarebbe presentata in finale da grande favorita contro Marion Bartoli, considerati i precedenti inequivocabili (7-0: un solo set perso, il primo giocato nel 2007, e poi 14 set consecutivi vinti).

Dicevo che rispetto a molte giocatrici limitate e schematiche, Aga sa fare tante altre cose, e le sa fare bene. In quanto professionista, è chiaro che le utilizza perché sono funzionali al suo gioco, visto che per qualsiasi giocatrice l’obiettivo rimane sempre quello di vincere le partite.
Io però, da spettatore, magari reduce da un match disputato da due “integraliste” della scuola di Bollettieri che si esibiscono in scambi ai minimi termini, non posso che ringraziarla ogni volta che la vedo giocare. Perché Radwanska è testimone della ricchezza tecnica, fisica, tattica del tennis; e quando vedo lei mi ricordo perché il tennis è ancora uno sport che merita di essere seguito.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement