Ginevra e Lille per il pokerissimo del 2014

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Ginevra e Lille per il pokerissimo del 2014

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Racconto delle due trasferte di Davis come inviato per Ubitennis che chiudono un anno fantastico con ben 5 mission completate. Dalla tipica calma svizzera a Clerici che invita a dargli del “tu”, dal freddo di Lille alla vittoria di Federer e Wawrinka

Per quanto mi riguarda il 2014 rappresenta l’apice della mia avventura come collaboratore di Ubitennis.
Sono state ben 5 le trasferte o meglio dire gli eventi seguiti come inviato, visto che Napoli (Davis contro la Gran Bretagna) e Roma (gli Internazionali) per un napoletano non sono proprio trasferte da un punto di vista logistico.

Delle prime 3 (Napoli e Roma per l’appunto e la 1° settimana a Wimbledon) ho già ampiamente parlato in un altro articolo, qui mi ripropongo di raccontare le ultime due, la trasferta di Ginevra per la semifinale di Davis Svizzera-Italia e poi quella per l’assegnazione della mitica insalatiera svoltasi a Lille tra Francia e Svizzera.

GINEVRA

La “mission” ginevrina era stata preceduta in cuor mio da un atroce dubbio: Vado oppure no? Mi chiedevo se valesse la pena mettere in conto tutta una serie di sacrifici (richiesta ferie a lavoro, organizzazione familiare da demandare in quel week-end ai sacrifici di mia moglie) per andare a vedere una sfida della quale l’esito era già in partenza scontato pur se si trattava di una semifinale di Davis e soprattutto nonostante vi fosse l’Italia, che questo risultato non lo raggiungeva da ben 16 anni. Alla fine ha prevalso la passione per il tennis e per la Davis e soprattutto la convinzione che quando si può non si deve lasciare nulla d’intentato, mai, figuriamoci se si tratta della Davis e dell’Italia.
Così, una volta tranquillizzata mia moglie (che non finirò mai di ringraziare per tutto ciò che mi permette di fare per Ubitennis) alla quale prometto di tornare la domenica sera invece del lunedì come di solito accade con la Davis (così potrò poi accompagnare io i figli a scuola e non lasciare l’ennesima incombenza a lei), decido di dare il mio ok per l’accredito.
Saremo in 3 a Ginevra, con me il mitico Direttore e Laura Guidobaldi. La partenza è fissata per il giovedì, volo Napoli-Parigi-Ginevra. Una volta atterrato in Svizzera, la perfetta organizzazione della cittadina elvetica ti dà la possibilità di prendere un biglietto gratuito per i trasporti pubblici direttamente all’aeroporto. Il bus che passa proprio all’uscita dell’aeroporto ti porta nei punti nevralgici della città e di conseguenza anche a pochi passi dall’albergo dove alloggeremo. Il Direttore mi ha preceduto a Ginevra per seguire anche il sorteggio, così ci vediamo direttamente in albergo da dove poi in serata andiamo alla ricerca di un ristorante.
Ginevra pare una tipica cittadina svizzera, calma piatta (o quasi) dopo una certa ora della sera, traffico quasi inconsistente, ordine spaventoso ovunque.
Dopo una piccola passeggiata ci rifugiamo in un ristorante dal nome italiano (che onestamente non ricordo) dove però mangiamo abbastanza bene. Con il Direttore il tempo passa in maniera gradevole, dall’organizzazione del sito ai tanti suoi aneddoti, non finiresti mai di starlo a sentire, anche perché di esperienza ne ha tanta ma al contempo accetta anche le opinioni contrarie e quindi ne vien fuori un piacevole contraddittorio. Si torna in albergo, dove incontriamo anche Laura, veloce saluto ed appuntamento per l’indomani quando avrà inizio la semifinale.

Il venerdì mattina la colazione è come da tradizione abbondante (chissà cosa mai si mangerà, meglio mettere benzina nel serbatoio), così come all’aeroporto anche l’albergo ti fornisce un pass gratuito per i mezzi pubblici per il week-end, la fermata dell’autobus e a due passi e il pullman ci porterà proprio all’entrata della sala stampa del Palaexpò, teatro della sfida.
La sala stampa è bella, grande e spaziosa, ancora una volta incontro Gianni Clerici che già mi preannuncia le sue richieste di aiuto quando avrà problemi con il pc, l’onnipresente Martucci, il simpaticissimo Meloccaro, il collega di Radio Sportiva sin qui conosciuto solo telefonicamente, Stefano Semeraro di Eurosport. La cosa bella di queste trasferte è che una volta che le fai con una certa assiduità e come entrare a far parte di una grande famiglia nella quale ad ogni incontro parli agli altri delle tue vicissitudini personali come se fossero parenti. Il ristorante riservato ai giornalisti è di primo livello, cucina molto europea se non addirittura italiana (tortellini da non disdegnare), il dolce non manca mai, insomma tutto va per il meglio (eccezion fatta per la tribuna stampa, davvero posta male sugli spalti e lontana non poco dalla sala stampa).
Va male (ma quello invece era da pronostico) la semifinale, troppo forti Federer e Wawrinka, che vincono i due singolari ed ipotecano la sfida, chiusa poi da Roger la domenica contro Fognini dopo che gli azzurri avevano vinto il doppio (piccola soddisfazione, essere riusciti a portare l’incontro alla domenica).

Simpatico il siparietto post conferenza stampa dopo il 2-0 svizzero. Fognini nella sua intervista parla del miracolo di San Gennaro riferendosi alle possibilità che ha l’Italia di risalire dallo 0-2, paragone chiaramente compreso dai giornalisti italiani ma non da quelli stranieri. Che così vengono tutti al nostro desk a chiedere del perché il nostro tennista avesse tirato in ballo il Santo e toccherà a me, da buon napoletano e quindi parte in causa, spiegare il perché ci fosse stato quel riferimento e soprattutto in cosa consistesse il miracolo di San Gennaro.

Una cosa Ubaldo non lascia mai al caso, l’organizzazione della serata, per lui è fondamentale andare a mangiare qualcosa, se possibile anche in un locale carino. Così, insieme ad altri colleghi, individuiamo un ristorantino molto caratteristico che ci ospiterà per tutte e 3 le sere e dove mangeremo davvero bene, smaltendo poi i bagordi tornando a piedi in albergo.
Come detto la semifinale si chiude sul 3-1 per la Svizzera, le mie previsioni erano state esatte, alla chiusura del singolare decisivo vado direttamente dal Palaexpò all’aeroporto (distante una decina di minuti con il pullman), a tarda sera sarò già a casa per la felicità di mia moglie.

LILLE

Se per Ginevra avevo avuto dei dubbi, essere a Lille per un appassionato di Davis era un obbligo. Ma naturalmente proprio perché Francia-Svizzera aveva mille motivi di richiamo (Federer poteva vincere la sua prima Davis, 27.000 spettatori previsti, ecc.), le richieste di accredito erano state infinite e l’ITF aveva risposto al Direttore che sarebbe stato dato ad Ubitennis un solo accredito.
Ci sarebbe voluta tutta l’ars diplomandi di Ubaldo per ottenerne un secondo e consentirmi di aggregarmi a lui per la finale. Pochi giorni prima della partenza con Ubaldo ci sentiamo via Skype e proviamo a prenotare un albergo, giustamente il Direttore si preoccupa perché viste le tante richieste ed il gran numero di giornalisti accreditati i posti possano scarseggiare negli hotel ufficiali indicati dall’ITF. In effetti pare così, li chiamiamo tutti e nessuno ci dà disponibilità per le date della finale. Personalmente inizio a preoccuparmi, vuoi vedere che ho avuto l’accredito ma che non troviamo posto a Lille….dopo una ventina di minuti mi richiama Ubaldo e mi dice che uno dei numeri che gli ho dato è sbagliato, abbiamo chiamato un albergo per un altro…..mi rimetto a cercare con calma e stavolta non solo trovo il numero esatto ma riusciamo anche a prenotare. Vi risparmio gli epiteti (scherzosi) del Direttore, al quale rispondo in maniera altrettanto simpatica, ci facciamo due risate, il più è fatto.
Il viaggio per Lille è più semplice di quello che si possa pensare, si arriva a Parigi in aereo e poi direttamente dall’aeroporto in treno per la capitale del nord della Francia.

Anche in questa occasione Ubaldo mi ha preceduto per assistere al sorteggio e soprattutto per verificare le condizioni di Federer, la cui schiena ha scricchiolato prima della finale del Master costringendolo al ritiro. Ci vediamo come al solito direttamente in albergo, veloce riposo e poi si va al tradizionale appuntamento (in occasioni delle finali di Davis) del Media Party, serata organizzata dall’ITF per tutti i giornalisti accreditati.
La location è fantastica, un castello medioevale nella periferia di Lille (dove però fa un freddo incredibile), organizzazione perfetta, ecco che incontri i soliti Clerici e Martucci, i quali mi permettono di fare conoscenza con Claudio Mezzadri, ex tennista svizzero e primo capitano di Federer in Davis. Una persona amabilissima e molto disponibile con il quale scambio due chiacchiere sull’umore che si respira in casa svizzera. La serata passa in maniera molto piacevole, stringo amicizia con un giornalista ungherese, alla fine il Direttore si scatena in pista, verso mezzanotte si torna in albergo, la stanchezza si fa sentire.

L’indomani l’organizzazione è la solita, colazione abbondante, stavolta c’è un pullman che ci viene a prendere direttamente all’albergo e ci porta allo stadio di Lille, teatro della finale. Uno spettacolo il Pierre Mauroy, un qualcosa di fantascientifico che Ubaldo mi dice sia stato costruito in 4 anni (in Italia ce ne vorrebbero 25), davvero bello da vedere. La sala stampa però conferma un’impressione avuta da subito e cioé che Lille sia una cittadina molto gradevole, caratteristica, ma non pronta ad ospitare eventi di così grossa portata. I giornalisti accreditati sono oltre 400, la sala stampa è davvero piccola, siamo schiacciati come sardine, al mio fianco Clerici e Martucci cercano di porvi rimedio scovando postazioni vuote da occupare per lasciarci più spazio. Il ristorante dei giornalisti serve solo menù francesi, Vi lascio immaginare quanto sia stato difficile nella “tre giorni” trovare qualcosa di sano e commestibile (obbrobriosa la pasta che Clerici definisce “non nociva”).
La tribuna stampa sul campo è molto bella, quasi a livello terreno di gioco, io però lascio lì Ubaldo e mi sistemo in alto, dove sono più vicino alla sala stampa e quindi posso seguire il match con il pc e mettere subito sul sito la cronaca, la tempestività in questo caso è fondamentale (e altrimenti chi lo sente il Direttore). Clerici va più volte in affanno con il suo pc e mi chiede aiuto ed alla fine mi invita a dargli del “tu” (“mi fai sentire ancora più vecchio di quello che sono” le sue parole), scopro solo alla fine che Ubaldo lo ha soprannominato a suo tempo “Falso allarme”, perché in effetti “lo scriba” ogni volta che arriva in sala stampa si lamenta per aver dimenticato qualcosa che poi però dopo una decina di minuti come per magia ricompare.
La finale si decide il sabato, quando Federer e Wawrinka vincono nettamente il doppio. Sarà poi Roger a chiudere la disfida ed a conquistare il punto decisivo sul campo come tutti sappiamo. I francesi sembrano un po’ inesperti a livello di “public relations”, le conferenze stampe dei transalpini sembrano un po’ troppo improvvisate e volte a coprire qualche malumore interno alla squadra, alla fine si capirà che è andata proprio così. Tutt’altra musica quando arrivano gli svizzeri, più squadra, più uniti, nonostante le polemiche post semifinale del Master. Da brividi il canto della Marsigliese da parte dei tifosi francesi sugli spalti, fantastico il colpo d’occhio delle 27.000 persone presenti allo stadio, emozioni che ripagano di una finale senza particolari sussulti emotivi.

Dopo le prime due giornate nelle quali eravamo tornati molto tardi in albergo e di conseguenza andati subito a letto, la domenica sera ci riserviamo un giro in centro a Lille che mi dà un’ottima impressione. Il rammarico più grande di queste trasferte è quello di non riuscire mai a girare come si dovrebbe il luogo nel quale ti trovi e vi assicuro che Lille merita. Il centro della cittadina è molto carino, già addobbato per Natale, con una miriade di brasserie davvero molto accoglienti. Ci infiliamo in una di queste ma ci dicono che dobbiamo aspettare un’ora per mangiare, ed ecco il colpo di coda dell’ineffabile Direttore, che mostra il pass da giornalista e scherzando dice a colui che ci aveva accolto che l’indomani scriverà sul sito che ci hanno trattato male facendoci aspettare un sacco di tempo…..come per magia veniamo immediatamente portati nel locale a fianco dove ci fanno sedere e mangiare subito…..e Ubaldo a ragion veduta mi dice:”Hai visto, ecco a cosa serve il pass, perciò lo porto sempre”…… quante cose ho ancora da imparare, penso tra me e me.

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