Prime impressioni da Melbourne: c’è qualche dubbio su Nadal e Murray ma si attendono test più probanti, Serena se sta bene è ingiocabile per tutte. Bravo Paolo Lorenzi a fare lo sgambetto a Dolgopolov

Australian Open 2015: le sensazioni nel torneo maschile indicano stabilità, tempo sereno con solo qualche nuvola sparsa. Sereno per quanto riguarda le prime due teste di serie Djokovic, Federer e in generale per le altre che nutrono qualche concreta speranza di vittoria finale. Alcune nuvole, dicevo, si registrano sopra il cielo di Nadal e Murray che devono a mio parere registrare qualche test attendibile in più, prima di sciogliere le riserve sulle rispettive possibiltà di far bene in questa edizione degli Australian Open. Mi hanno molto colpito le parole di Nadal a Mats Wilander perché il maiorchino mi è sembrato un pugile suonato dagli infortuni. Alle ripetute domande sulle sue condizioni ha risposto sempre in maniera evasiva: “Non so, vedremo“. Strano per un tennista sempre lucido nell’analisi come lui.

In campo femminile, a parte qualche parziale sorpresa che ha coinvolto la prematura sconfitta di diverse teste di serie, Ivanovic e Kerber su tutte, si presenta un quadro che mantiene inalterati gli equilibri di chi detiene reali possibilità per la vittoria del titolo. L’unica riserva in campo femminile che mi sento di affrontare è quella di Serena Williams, la quale, se decide di giocare da Serena, non può che aggiudicarsi l’ennesimo titolo. In questo caso, le altre concorrono per il secondo posto.

Tra gli azzurri rimasti in gara da registrare la sorprendente vittoria di Lorenzi contro Dolgopolov e l’attesa del match tra braccio d’oro Bolelli e sua maestà Roger Federer. Circa le ragazze come d’abitudine tutto bene fatta eccezione del duello fratricida fra Pennetta e Giorgi che ha visto la dipartita prematura dal torneo di Flavia. Se Camila toglierà il paraocchi la aspetta un grande futuro, altrimenti la sua carriera sarà un’alternanza di exploit e delusioni. Peccato per questo incontro di primo turno tra le nostre connazionali, direbbe anche Jacques de la Palice.

Luca Bottazzi