Australian Open, parola a Bottazzi: vi spiego tre modi differenti di interpretare l'arte del tennis

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Australian Open, parola a Bottazzi: vi spiego tre modi differenti di interpretare l’arte del tennis

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Dal culto del “grunting” – le cui principali esponenti sono Serena Williams, Sharapova e Azarenka – al tennis fondato su una correlazione mente-corpo, del quale fanno parte Halep, Radwanska e Bouchard, atlete normali ma che sanno mantenere cervello e nervi fino all’ultimo punto. E poi c’è Camila, che con un esperto al fianco del padre potrebbe imparare l’arte dell’uso della testa 

Fiumi di pagine sono state scritte in questi giorni sul nostro Andreas Seppi e la sua folgorante cavalcata agli Australian Open. Avventura interrotta da quel satanasso di cangurotto Kyrgios che ha evidenziato, nuovamente, le stigmate del campione. Circa gli altri pretendenti al titolo in campo maschile, il quadro riflette le attese della vigilia con l’aggiunta di un ritrovato o meglio di un risorto Rafael Nadal. Per logica, quanto sopramenzionato, fa convergere la mia attenzione sul campo del gentil sesso.

Ordunque, la disputa australiana tra signore vede in campo, oltre alle ovvie favorite, esponenti che appartengono a scuole diverse, se non addirittura opposte. Ciò che invece stupisce è l’affermazione generale di tre modi differenti e sempre più diffusi, di interpretare l’arte del tennis. Tre modalità a cui si ispirano alcune tra le più note campionesse.

Serena Williams, Maria Sharapova e la rientrante pur se in rodaggio Vika Azarenka, sono le principali esponenti del primo modello dove il culto del “grunting” è il mantra. Da stabilire chi tra queste voci si aggiudicherà, quest’anno, la contesa per entrare alla Monster University e partecipare alle “Spaventiadi”. Una competizione questa, dove le grida umane riempono enormi contenitori di energia. In parole semplici chi urla di più e più forte, vince. A titolo di cronaca pare che il ruolo del rettore, Professoressa Tritamarmo detentrice del record di spavento, sia vacante.

Nel secondo indirizzo invece, abbiamo ammirato le folli gesta, generate dall’esplosione di gambe e di braccia rotanti, delle amazzoni Mattek-Sands, Camila Giorgi e Madison Keys. In verità Madison è ancora l’unica del terzetto in gara. Grazie al soccorso nel suo angolo della crocerossina Davenport, sembra stia imparando l’arte dell’uso della testa. Un fatto, tengo a precisare, inteso come processo del pensiero non delle capocciate. Forse, un esperto di comprovata competenza sarebbe opportuno intervenga al più presto, almeno ad affiancare padre Sergio, a lato di Camila.

Infine, nel terzo orientamento, si evolve il tennis di Simona Halep, di Aga Radwanska anche se qui estromessa da Venus, e di Eugenie Bouchard. Atlete normali, prive di fisici o talenti ipertrofici, che esprimono un tennis fondato sulla correlazione di mente e corpo con la situazione ambientale. Figure dal comportamento contenuto che sanno mantenere cervello e nervi nel gioco fino all’ultimo punto. Personalità rispettose della regola del silenzio. “Una volta incominciata la gara, la voce di un buon giocatore non si deve sentire che il meno possibile”. Recita un antico adagio del trattato Baddeley. Volume pubblicato nel 1895 da Ulrico Hoepli, editore libraio della Real Casa.

Infine, in merito alla sindrome del tennis “diversamente tattico”, più volte rilevata in versioni multiple  e non solo in questi Australian Open, mi sia consentito un ultimo piccolo suggerimento. Suggerimento indirizzato agli artisti della racchetta, uomini o donne che siano, in evidente necessità di revisione. Ebbene, in prima battuta, la buona lettura credo sia la via necessaria da intraprendere; è meglio di qualsiasi allenamento perchè è propedeutica a schiarirsi le idee. Aiuta a capire, a non rimanere imprigionati nei propri errori. “Vorrei che tutti leggessero. Non per diventare letterati o poeti, ma perchè nessuno sia più schiavo”. Insegna il famoso scrittore, pedagogista e poeta italiano Gianni Rodari.

 

Luca Bottazzi

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