Australian Open, parola a Bottazzi: tradizione e valori del tennis del Sol Levante, Kei Nishikori ultimo samurai

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Australian Open, parola a Bottazzi: tradizione e valori del tennis del Sol Levante, Kei Nishikori ultimo samurai

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In pochi sanno che il Giappone vanta una grande tradizione anche nel tennis. Kei Nishikori è soltanto l’ultimo rappresentante del tennis dei samurai, che ha in Zeno Shimizu la sua prima e non unica stella. Nel match con Wawrinka, il valoroso Kei ha dimostrato quanto la scienza dell’errore sia forse più importante di quella dei colpi vincenti

Australian Open 2015, il verdetto del campo nei quarti di finale è stato netto a favore dei vincitori. Un verdetto senza appello. Unica eccezione il confronto tra la giovanissima Madison Keys contrapposta alla veterana Venus Williams. Scontro generazionale giocato all’insegna dell’errore gratuito che ha visto Madison spuntarla sul filo di lana 6-4 al terzo set. In campo maschile è mancato l’equilibrio. Tutte le dispute si sono regolate tre set a zero. Per dare un idea chiara al lettore i perdenti Raonic, Nishikori, Nadal, Kyrgios, hanno confezionato insieme un totale di dieci palle break, trasformandone due. Una per cangurotto Kyrgios, una per Kei Nishikori. Un bottino che definire misero risulta quasi eccessivo. In verità, tra questi confronti, il match che forse, e ribadisco forse, ha evidenziato maggior equilibrio è stato quello vinto da spaccaossa Wawrinka, giustiziere dell’ultimo samurai. Incarnato per l’occasione da Kei Nishikori. Un incontro che ho avuto la fortuna di seguire e commentare su Eurosport in compagnia di Federico Ferrero.

Ebbene, il valoroso Kei trovatosi in giornata poco felice, probabilmente resa tale dal bombardiere d’oltralpe, ha combattuto fino all’ultimo respiro e scatto di muscoli, onorando le tradizioni secolari del suo meraviglioso paese. Forse tutti non sanno, che il Giappone vanta una grande tradizione anche nel tennis. Una tradizione che affonda le radici nel periodo intercorso tra le due guerre mondiali del secolo scorso. Zenzo Shimizu numero 4 del mondo nel 1920 è la prima stella del tennis del Sol Levante. Ultimo finalista nel torneo di Wimbledon “All Comers”, competizione che laureava lo sfidante del “Challenge Round” (formula abolita già nel 1922) contro il detentore del titolo. Zenzo perse in tre set filati dal grande Bill Tilden. L’anno successivo Shimizu, supportato dal compagno Kumagae, arrivò a sfidare in finale di Davis addirittura gli Stati Uniti, dopo aver conquistato in semifinale la terra d’Australia dei Brokes e dei Patterson. A Shimizu seguirono altri campioni come Takeichi Harada numero 7 mondiale nel 1926 e Jiro Sato semifinalista nello slam australiano, parigino e londinese, oltreché numero 3 del mondo nel 1932. Infine, al quartetto sopramenzionato come dimenticare Jiro Yamagishi, ottavo giocatore del tennis internazionale del 1938. Dopodiché la guerra e due bombe atomiche hanno allontanato il Giappone dal tennis che conta per molto tempo. Oggi il tennis dei samurai è risorto dalle ceneri attraverso le gesta di Kei Nishikori.

Orbene, il buon Kei ha tentato contro Stan Wawrinka di raddrizzare una partita, fin dal debutto, a lui poco favorevole. A mio parere Nishikori è stato autore di una lezione di tennis fondamentale che forse non tutti hanno saputo cogliere. L’ultimo dei samurai ha dunque dimostrato quanto la scienza dell’errore sia importante quanto quella dei colpi vincenti, anzi forse di più. I veri campioni hanno la capacità di rimanere sempre nel match qualsiasi cosa accada. I loro nervi sono saldi, non sono preda della sindrome della “mosca al naso” che fa perdere la testa a coloro i quali sono invece campioni con la “c” minuscola. Campioncini dotati di un talento inconsapevole dunque “out of control”. Tuttavia, capisco bene che il colpo vincente sia il nutrimento del pubblico generalista perché attrattivo e seducente. Di fatto cattura l’occhio, è immediato, facile, non necessita di studi o riflessioni che impegnino la mente.  Però, se la scienza dell’errore viene tradotta in modo semplice, la stessa si rivela a chiunque nella sua titanica dimensione e importanza. Personalmente ritengo questo fattore fondamentale da far scoprire, accettare e apprendere, sia ai bambini di una scuola tennis, quanto agli appassionati televisivi e perché no anche ai tanti lettori. Abituandoli quindi ad ascoltare, leggere e percepire cose diverse che vadano oltre l’ovvio delle immagini. Pertanto, diviene doveroso fornire al pubblico gli strumenti necessari ad elevarne gusto e competenze (Antonello Falqui).

 

Luca Bottazzi (www.lucabottazzi.it)

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