Un match indecifrabile porta Djokovic in finale per la quinta volta

Editoriali del Direttore

Un match indecifrabile porta Djokovic in finale per la quinta volta

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Difficile cercare di spiegare la deludente e strana seconda semifinale tra Djokovic e Wawrinka. Occhi puntati già sulla finale di domenica che vedrà sfidarsi per la terza volta il serbo ed Andy Murray, sperando che non sia un match puramente difensivo

Novak Djokovic approda alla quinta finale australiana, dopo aver vinto tutte le prime quattro, ma se gioca come oggi contro Stan Wawrinka, clamorosamente e quasi inspiegabilmente scoppiato nel finale (76 36 64 46 60 in 3h 30 minuti: io credo abbia ceduto più di nervi che di fisico), non è favorito contro Andy Murray, sebbene qui in due finali lo abbia battuto due volte su due (e anche nella semifinale del 2012).
Però attenzione, Novak ha perso con Andy le due che forse contano di più, negli Slam più prestigiosi cioè, lo US Open 2012 e Wimbledon 2013.

Raramente cinque set sono anche una brutta partita, ma questa purtroppo lo è stata. Forse perché ci si aspettava un altro match spettacolare come i tre precedenti, e quando si pretende troppo poi si resta delusi. I due hanno commesso caterve di errori. Djokovic che ha vinto quasi il doppio dei vincenti, 49 a 27…ed ha vinto! D’altra gli errori di Wawrinka, 20 in più, 69 contro i 49 di Djokovic sono stati mal bilanciati da 42 vincenti,  alcuni anche bellissimi (fantastici certi rovesci lungolinea, specialità della casa) ma non abbastanza.

Hanno giocato spesso male insieme e in qualche set uno più dell’altro. I punti più belli li ha fatti Wawrinka che ha preso molti più rischi dall’inizio alla fine, e in specie nel secondo e nel quarto set quando Djokovic ha ammesso lui per primo:”Sono stato troppo passivo”.  Contagiato da Nadal?
Beh nel quarto set Djokovic non ha fatto un solo vincente, a fronte di 14 errori non forzati, e questo dice molto. Remava a due metri dalla linea di fondo, aspettando solo gli errori di Wawrinka che, nel quinto set, però ha fatto di tutto per accontentarlo.
Mi è venuto in mente uno dei match di Muhammad Alì quando si difendeva e schivava Joe Frazier che lo attaccava incessantemente mandando però un sacco di pugni a vuoto e sprecando troppe energie, fino ad esaurirle. Wawrinka ha fatto il Frazier.

Il fatto che gli errori gratuiti (per quanto conteggiati come sempre in maniera assai soggettiva) siano molto più  numerosi dei vincenti  spiega perché questa sia stata di gran lunga la più brutta delle quattro maratone giocate dai due semifinalisti che avevano dato straordinario spettacolo due volte qui e una all’US Open.

Intanto sgombriamo il campo da chi possa pensare che quattro maratone consecutive di cinque set fra gli stessi avversari negli Slam possa essere un record: guai a chi toglie un record al tennis italiano! Seppi e l’uzbeko Istomin hanno giocato cinque volte 5 set negli slam.
Dopo questa sconfitta il campione in carica Stan the Man scende in classifica, finisce al nono posto. E i Fab Four tornano ad essere i primi quattro come non erano più stati dal luglio 2013.
Nelle altre tre maratone chi aveva perso il primo set aveva poi finito per vincere, ma stavolta non è andata così.
Però oggi dopo un’ora e 10 minuti Djokovic, che aveva perso una sola volta il servizio in 74 turni di battuta e salvato 10 breakpoints su 11, aveva già subito due break.
E alla fine il serbo ha ceduto cinque volte il suo servizio, lo svizzero addirittura sette. 12 break sono dati più da tennis femminile che da tennis maschile. Almeno il tennis maschile ad alto livello.

È stata una partita indecifrabile perché quando uno sembrava prendere il sopravvento subito consentiva all’altro di tornare in corsa. Ad un break seguiva un controbreak. Ha ragione Wawrinka a dire: “È stato un match molto strano. Ho perso perché ero stanco mentalmente. Troppi alti e bassi non è stato di sicuro il miglior match. Fisicamente stavo bene, ma mentalmente no. Forse lo stress della Coppa Davis, poi ho vinto Chennai prima di arrivare qui, ma già ieri ho detto al mio coach (Magnus Norman) che ero completamente morto mentally. Anzi sono sorpreso che siamo andati ancora al quinto.
Nel primo game del primo set e del quinto, ma anche nel terzo ho sbagliato rovesci facili, oggi non c’ero là. Anzi sono sorpreso che sono tornato su nel quarto…”.

Djokovic diceva cose simili, ma ovviamente dal punto di vista del vincitore: “Ho giocato bene solo per salire 2 set a 1, ma poi gli ho consentito di tornare in partita. Il punto cruciale è stato tenere il primo game del quinto set e poi fargli subito il break e salire 3-0. Non ho giocato al livello che speravo prima del match...”

Ma che anche Djokovic non fosse lucido lo si è capito già quando ha vinto il primo set senza rendersi conto di esserci riuscito.
“L’ultima volta mi é capitato quando ero junior…ma può capitare che perdi la traccia dello score…meno male che nel finale del match ho servito meglio”.

Ora, come si diceva all’inizio, Djokovic giocherà le sue chances di vincere la sua quinta finale . “Secondo me il favorito è Novak, quando va sul fisico e sulla forza mentale lui normalmente è il più forte di tutti”, ha confermato Wawrinka.

Il bilancio dei duelli fra Djokovic e Murray, che si conoscono e hanno giocato contro da quando avevano 12 anni – soltanto una settimana di maggio separa la due nascite nel 1987 – vede il serbo – che è maturato prima – avanti 15-8 e con le ultime quattro partite vinte, tutte quelle del 2014.
Ma nel 2014 Murray, operatosi alla schiena a fine 2013, non è quasi mai stato lui. Quindi il bilancio sarebbe molto più equlibrato se togliessimo le prime e le ultime partite.
Certo il rischio è che tutti e due facciano una partita difensiva e il match possa essere noioso. Speriamo di no. Ci si attendeva talmente tanto da quello di stasera che ora siamo delusi. Se non ci aspettiamo troppo dalla finale, magari sarà bella e memorabile.

Il grosso timore è che anche la finale femminile possa non essere granchè. Serena Williams ha battuto le ultime 15 volte Maria Sharapova, che non la batte più al 2004 e sembra nutrire una specie di complesso. Stamattina Serena era venuta ad allenarsi ed è tornata a casa fra un colpo di tosse e l’altro. Mi ha ricordato Eugenio Castigliano, ex n.2 d’Italia recentemente socmparso, che dopo un match di Davis fu intervistato dalla RAI, mi pare da Ivana Vaccari, e quando lei gli chiese: “Signor Castigliano, ma il suo colpo migliore qual è?” lui rispose da buon romano e in romanesco: “Er colpo di tosse!” lasciandola trasecolata.

Speriamo almeno, se Serena sta bene, di vedere un buon match. Berdych che batte Nadal dopo 17 sconfitte consecutive, docet.
E se invece non lo fosse speriamo che Bolelli e Fognini dopo 56 anni diano una soddisfazione al tennis italiano iscrivendo il loro nome nell’albo d’oro di uno Slam. Onestamente sarebbe l’ora. E le qualità per riuscirci ce l’hanno di sicuro. Conterà molto la saldezza di nervi e la forza mentale, oltre che quella tecnica perché se bastasse solo quella gli azzurri vincerebbero di sicuro.

 

 

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