Focus
La strada per Rio passa per la Fed Cup e la Davis

Analizziamo in dettaglio le regole ITF che impongono ai tennisti di partecipare alla Coppa Davis o alla Fed Cup se vogliono poter sognare una medaglia olimpica a Rio, con un particolare sguardo alla situazione dei Top10 e dei tennisti italiani
Si è fatto un gran parlare, durante il recente primo turno di Fed Cup, di un “ritrovato” attaccamento alla maglia di alcune top-players che solitamente snobbano la competizione, attaccamento che secondo molti sarebbe legato alle condizioni imposte dall’ITF per l’eleggibilità olimpica. Infatti per essere ammessi a partecipare alla rassegna a cinque cerchi in programma l’estate prossima a Rio de Janeiro, ogni giocatore dovrà essersi reso disponibile a difendere i colori della propria Nazione un certo numero di volte durante il precedente quadriennio, o non sarà ammesso al tabellone principale (e non ci sono qualificazioni alle Olimpiadi) anche se la classifica dovesse essere sufficiente per la qualificazione.
Questa conditio sine qua non imposta dall’ITF non è una novità: anche la qualificazione alle Olimpiadi di Londra 2012 era stata subordinata alla disponibilità a giocare le gare ITF a squadre (Coppa Davis per gli uomini, Fed Cup per le donne) e tra le vittime illustri di questa regola si ricordano la futura campionessa di Wimbledon Marion Bartoli, sempre autoesclusasi dalla squadra transalpina per il rifiuto della Federazione Francese di farla allenare con suo padre anche in occasione dei match di Fed Cup, ed Alexandr Dolgopolov, che aveva sempre declinato le convocazioni per la nazionale ucraina di Coppa Davis.
Tuttavia dopo Londra le condizioni sono state ulteriormente inasprite, suscitando la reazione piuttosto seccata da parte della quasi totalità dei giocatori così come degli organismi che gestiscono il circuito professionistico (ATP e WTA). In questo modo la Federazione Internazionale ha voluto far leva sul fascino olimpico (e molto probabilmente sulla grande risonanza mediatica della manifestazione che fa tremendamente gola agli sponsor delle superstar della racchetta) per cercare di frenare la disaffezione dei grandi nomi del tennis verso le competizioni a squadre ITF che, con un calendario incerto e totalmente slegato dalle logiche del circuito, spesso e volentieri arrivano a disturbare i cicli di allenamento e scarico e vengono conseguentemente snobbate dai giocatori di punta.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio quali sono queste norme “draconiane” che tanto hanno fatto discutere. Per essere eleggibile a partecipare al torneo olimpico, un atleta deve “far parte della squadra definitiva (ovvero quella nominata al momento del sorteggio) di Coppa Davis o di Fed Cup in almeno tre occasioni nel quadriennio olimpico (ovvero a partire dalla conclusione del torneo olimpico di Londra 2012 fino all’inizio del torneo olimpico di Rio 2016), a patto che una di quelle occasioni sia nel 2015 o nel 2016”.
Sono previste però diverse eccezioni: il numero di presenze richieste scende a due nel caso in cui l’atleta in questione abbia raggiunto il traguardo di 20 settimane in Davis/Fed Cup in carriera (dove ogni incontro nei tabelloni ad eliminazione diretta ed ogni evento che si disputa con un girone all’italiana viene considerato come una settimana), oppure nel caso in cui la sua nazione di appartenenza abbia militato per almeno tre dei quattro anni del quadriennio in un gruppo zonale i cui incontri di Davis/Fed Cup si disputano con la formula del girone all’italiana (round robin).
“In ogni caso, il Comitato Olimpico dell’ITF si riserva il diritto di emettere il giudizio definitivo sull’eleggibilità di un giocatore alla partecipazione al Torneo Olimpico, tenendo in considerazione anche le seguenti circostanze particolari:
Infortuni di lunga durata
Un infortunio viene considerato di lunga durata quando impedisce ad un giocatore di prendere parte ad alcun torneo ufficiale per un periodo di almeno sei mesi. Il giocatore in questo caso è tenuto a fornire la documentazione medica, se richiesta, alla sua propria Federazione Nazionale;
‘Neofita’ in Coppa Davis/Fed Cup
Si verifica quando un atleta raggiunge la classifica sufficiente per essere selezionato per la propria rappresentativa Nazionale durante la seconda parte del quadriennio olimpico;
Forza della Nazione
Si verifica quando una nazione dispone di un elevato numero di giocatori di classifica tale da rendere la competizione per la convocazione in Nazionale molto selettiva, oppure quando i criteri interni di selezione in Coppa Davis/Fed Cup della nazione stessa limitano le opportunità di convocazione del singolo atleta.”
Come si vede si tratta di condizioni piuttosto specifiche, che tuttavia lasciano un certo margine discrezionale all’ITF, soprattutto quando si configurano le eccezioni descritte qui sopra. Il riferimento ai giocatori “di recente miglioramento”, infatti, è piuttosto vago, in quanto non viene chiaramente definito quale sia lo spartiacque tra la prima e la seconda parte del quadriennio. Più rigide sono invece le regole che regimentano gli infortuni (fu questo il cavillo che consentì di “salvare” la partecipazione della futura medaglia d’oro Serena Williams a Londra 2012) ed i giocatori di Nazioni con parecchi atleti di alto livello (come per esempio la Spagna in campo maschile o gli Stati Uniti in campo femminile).
Se si va a vedere la situazione delle prime 10 della classifica WTA (cui abbiamo aggiunto anche la n.11 Venus Williams in virtù del suo glorioso passato e della sua grande pericolosità in doppio con sua sorella), si nota come nessuna delle giocatrici abbia raggiunto la soglia di “anzianità” dei 20 incontri che consentirebbe uno sconto sul minimo richiesto, mentre l’unica che può beneficiare della riduzione concessa a chi milita nei gruppi zonali è la danese Caroline Wozniacki, la cui connazionale meglio classificata è tale Karen Barbat attualmente posizionata al n.561 del ranking WTA. La bella Caroline, però, non gioca in Fed Cup dal lontano 2011, e dovrà quindi disputare tutti i suoi incontri tra quest’anno ed il prossimo se vorrà partecipare alle prossime Olimpiadi. La squadra danese è addirittura nel Gruppo III, l’ultimo livello della competizione, e si giocherà le proprie chances quest’anno nel girone di Ulcinj, in Montenegro, dal 13 al 18 aprile prossimi.
Le sorelle Williams, sempre molto parsimoniose con le loro apparizioni in Fed Cup, sono tuttavia molto ben posizionate per soddisfare i criteri di qualificazione: entrambe hanno disputato due incontri nel quadriennio, di cui uno in febbraio 2015, per cui basterà loro un’altra partecipazione nelle prossime tre occasioni (lo spareggio di aprile contro l’Italia oppure uno degli almeno due incontri che gli USA disputeranno nel 2016 prima delle Olimpiadi) per staccare il nulla osta per Rio, a patto ovviamente di rientrare negli altri parametri (classifica sufficientemente alta per l’ammissione diretta dopo il Roland Garros 2016 e rientrare nelle massimo quattro partecipanti per Nazione concesse dal regolamento olimpico).
La n.2 Sharapova ha disputato il suo primo incontro del quadriennio nel 2015 (vittoria a Cracovia contro la Polonia delle sorelle Radwanska), e quindi dovrà rendersi disponibile in altre due occasioni nei prossimi impegni di Fed Cup della Russia. Se la compagine russa dovesse arrivare fino in finale quest’anno, Maria potrebbe ultimare il compito nel 2015, rimanendo così libera di programmarsi come meglio crede nell’anno olimpico. Hanno invece già conquistato tutti i “gettoni” necessari Simona Halep (già 3 presenze per lei, inclusa una nel 2015), Agnieszka Radwanska e Angelique Kerber (5 presenze di cui una quest’anno per entrambe). Tutte le altre Top-10 (Kvitova, Ivanovic, Bouchard e Makarova) hanno già disputato un numero sufficiente di incontri, ma devono necessariamente partecipare ad almeno uno dei prossimi nel 2015 o nel 2016 per soddisfare i criteri, e non dovrebbe trattarsi di un’imposizione troppo pesante.
Per quel che riguarda le azzurre, nessun problema per Errani e Vinci (già 5 incontri nel quadriennio di cui uno quest’anno) così come nemmeno per Giorgi e Knapp (3 incontri ed uno quest’anno), mentre rimane del lavoro da fare per Flavia Pennetta, che da Londra ad oggi ha collezionato una sola presenza, ma in virtù delle 20 convocazioni già ottenute in carriera avrà bisogno di disputare solamente uno dei prossimi tre incontri di Fed Cup prima di Rio per non dover ricorrere all’eccezione dell’infortunio di lunga durata o di quella del “neofita”, in considerazione dell’intervento chirurgico al polso destro che l’ha tenuta fuori dalle competizioni dall’agosto 2012 al febbraio 2013 con relativo scivolamento in classifica che l’ha messa temporaneamente fuori dai giro della Fed Cup.
In campo maschile, anche con le assenze di Djokovic, Federer e Wawrinka già annunciate per il primo turno di Davis del prossimo marzo, la situazione appare comunque abbastanza tranquilla per i Top 10. A tutti quanti basterà infatti partecipare ad un solo incontro tra il 2015 ed il 2016 per soddisfare i criteri di eleggibilità, ad eccezione di Rafael Nadal. Il maiorchino ha infatti una sola presenza al suo attivo nel quadriennio in corso, e dovrebbe quindi collezionare altre due partecipazioni per arrivare a tre; tuttavia può sempre giocare la carta della sindrome di Hoffa, che lo ha tenuto fuori dal campo per oltre sette mesi tra il 2012 ed il 2013, divenendo così potenziale beneficiario di un’eccezione che ben difficilmente gli verrebbe negata.
Flash
Rybakina critica la WTA: “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento”
Niente bye a Elena Rybakina al WTA di Tokyo nonostante sia la terza testa di serie, “sorpassata” da Sakkari e Garcia in virtù di una regola non nuova ma forse neanche esistente

Non fortunatissima con ranking, tabelloni e seeding, Elena Rybakina, che non ha ricevuto uno dei quattro bye al primo turno del WTA 500 di Tokyo nonostante fosse – e sia – la terza testa di serie al Toray Pan Pacific Open in programma a partire da lunedì 25 settembre. Esclusione che ha commentato piccata su Instagram.
Già lo scorso anno Rybakina aveva detto di non sentirsi la vincitrice di Wimbledon per via dei 2000 punti mancanti in seguito alla decisione della WTA di non assegnarli all’AELTC. Di conseguenza, niente balzo in classifica né Finals, con l’ulteriore beffa che, a differenza del regolamento ATP, quello del Tour femminile non prevede un posto al Master per la vincitrice Slam tra arrivata tra l’ottava e la ventesima posizione. Quest’anno, invece, aveva puntato il dito contro la WTA a Montreal dopo il suo match con Kasatkina, iniziato dopo le 23 e terminato quasi alle 3. “Poco professionale da parte – non direi del torneo perché penso che il ruolo fondamentale sia della WTA in questo caso” aveva detto al riguardo. “La dirigenza è debole al momento, ma speriamo che cambi qualcosa perché quest’anno ci sono state molte situazioni che proprio non capisco”. Elena sarebbe poi stata sconfitta nella semifinale canadese, al secondo match in quel di Cincinnati e al terzo turno (dopo un walkover) allo US Open, ultimo torneo disputato.
Decisamente meno pesante come conseguenze eppure piuttosto ambiguo dal punto di vista regolamentare è appunto l’episodio di questi giorni, sempre a seguito di una decisione dell’Associazione del Tennis delle Donne. Terza testa di serie a Tokyo, dicevamo, Elena giocherà il primo turno contro Linda Noskova invece di partire dal secondo turno, ciò a dispetto dei quattro bye inseriti in tabellone e che, naturalmente, vanno assegnati alle teste di serie secondo l’ordine discendente. “Performance bye” ha commentato su un storia di Instagram sopra al tabellone di Tokyo. “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento. Fantastiche decisioni come sempre @WTA”. Con tanto di applauso, clown e tendone del circo…

La spiegazione di quanto accaduto risiede nelle prime due parole della kazaka: a Sakkari e Garcia, dietro di lei in classifica, sono stati assegnati due “perfomance bye” in quanto semifinaliste a Guadalajara e i due restanti sono andati alle prime due del seeding, Swiatek e Pegula. Sakkari, quarta del seeding, sarebbe stata esentata dal primo turno anche senza questo tipo di bye; Garcia invece è quinta. Ma cos’è un performance bye?
È quello, chiariscono le WTA Rules aggiornate al 19 settembre scorso, “assegnato alla giocatrice sulla base della prestazione della settimana precedente, come stabilito dalla WTA in fase di approvazione del calendario e delle dimensioni dei tabelloni”. Quindi non sembrano un’invenzione dell’ultimo momento, anzi, in passato erano previsti anche per le finaliste di Anversa che avrebbero preso parte al Premier 5 di Dubai. Andando però a leggere il Regolamento WTA aggiornato al 19 settembre scorso, nell’articolo relativo ai bye si legge solo di quattro perfomance bye da assegnare alle semifinaliste del 1000 di Wuhan (peraltro, se Pechino è tornato in calendario quest’anno, Wuhan continua la sua assenza). Nessun accenno a Guadalajara/Tokyo.
Nell’inevitabile discussione su Twitter è intervenuta la doppista top 20 Nicole Melichar-Martinez, obiettando che “le regole non sono cambiate all’ultimo momento. L’informazione del performance bye era scritta nella scheda informativa del torneo…”.
Nella scheda di Guadalajara, almeno nel classico articolo della WTA “draws, dates, prize money and what you need to know”, non c’è traccia dei performance bye. Se ne parla invece in quella del Toray Pan Pacific Open, datata 15 settembre: “Le prime teste di serie, da quattro a sei (in attesa dei performance bye in base ai risultati di Guadalajara), riceveranno un bye al primo turno”. Per prima cosa, dunque, che fine ha fatto la parte per cui sarebbero state sei? Inoltre, siamo moderatamente sicuri che esista una differenza tra “le regole” citate da Rybakina e Melichar-Martinez e un’informazione contenuta nella di quell’evento.
Ancora nessuna precisazione da parte della WTA, che tuttavia, poche ore dopo, ha twittato una foto di Elena: “La sua prima qualificazione alle WTA Finals. Elena Rybakina sarà a Cancun!”.
ATP
ATP Zhuhai: Khachanov vince in rimonta su McDonald. Ok Korda
Terza semifinale in stagione per il tennista russo. Rullo compressore Korda che lascia solo tre game ad Etcheverry

Lo sfalsamento del calendario dei tornei cinesi che vedranno disputare le loro finali nella giornata di martedì hanno trasformato la giornata di domenica in quella dedicata ai quarti di finale.
La sessione mattutina dell’Huafa Properties Zhuhai Championships, torneo ATP in corso di svolgimento nella città cinese di Zhuhai ha delineato i primi due semifinalisti: la testa di serie numero 1 Karen Khachanov e la numero 4 Sebastian Korda.
[1] K. Khachanov b. [6] M. McDonald 4-6 6-4 6-4
Aveva saltato l’intera stagione su erba e tutta la preparazione per lo US Open per una frattura da stress alla schiena. Si era presentato negli Stati Uniti non al massimo, venendo spazzato via in tre set dal tennista di casa Mmoh. La trasferta cinese ci permette di ritrovare in campo una versione in forma di Karen Khachanov. Il russo dopo il doppio 6-4 rifilato a Bolt all’esordio, trova un altro successo, stavolta soffrendo e lottando in tre set sullo statunitense MacKenzie McDonald.
La testa di serie numero 1 del torneo cinese ha impiegato 2 ore e trentotto minuti per avere la meglio del numero 6 del seeding McDonald, conquistando la terza semifinale stagionale, dopo l’Australian Open e Miami, la diciannovesima a livello ATP in carriera.
Condizioni non semplici in Cina con caldo e umidità. Khachanov riesce a recuperare da una partenza ad handicap dopo aver perso il primo set a causa di scarse percentuali al servizio e ai pochi vinti in risposta, solo 6, quattro dei quali nel settimo gioco (break ottenuto a zero).
Il secondo set si rivela una battaglia durata oltre un’ora. Break e controbreak tra secondo e terzo game. Poi si alternano game veloci a game maratona. Nel nono gioco arriva lo strappo decisivo, Khachanov riesce ad ottenere il break a zero ed è poi una formalità chiudere per 6-4. Anche il terzo set si rivela una battaglia con Khachanov che fa la differenza grazie all’alta percentuale di punti con la prima di servizio, nonostante i tre doppi falli.
“È stato un match molto duro“, ha detto Khachanov. “Una sfida sia a livello mentale che fisico. Io mi sono trovato ad inseguire, quindi dovevo cercare di spingere e portare tutta l’energia per cambiare l’inerzia e l’andamento della partita. Penso che nel secondo set dal 4-4 sono riuscito spingere per vincere il secondo set. Mi ha dato più fiducia e nel terzo set sono riuscito ad assumere una posizione di comando verso la fine della partita che mi ha permesso di vincere.”
[4] S. Korda b. [5] T. M. Etcheverry 6-1 6-2
Si rivela una formalità il quarto di finale di Sebastian Korda. Dopo l’eliminazione all’esordio allo US Open per mani di Marton Fucsovics, Korda ritrova il giusto passo in Cina collezionando la vittoria numero 18 di una stagione, che ad inizio anno lo ha visto spingere sino ad un punto dalla vittoria del titolo in quel di Adelaide.
Korda ha dominato il match mettendo a segno ventidue vincenti a fronte di solo 6 errori forzati e non condendo nessuna palla break al suo avversario. Al contrario sono stati quattro i break piazzati dallo statunitense, che ha inoltre a messo a referto 9 ace. Ottima anche la prestazione a rete con 7 punti vinti su 9 contro un avversario che incassa la seconda sconfitta in altrettante sfide con Korda.
Per il numero 33 ATP è la sesta vittoria contro tennisti argentini nel circuito ATP e l’undicesima vittoria contro un Top 50 in stagione. Per Korda si tratterà della nona semifinale a livello ATP, la terza stagionale dopo Adelaide, Queen’s e Winston Salem.
Etcheverry, d’altro canto, conferma le difficoltà contro i top-50 sul duro collezionando la settima sconfitta in 8 match nel circuito ATP. Unico successo arrivato contro l’allora numero 39 Karatsev, al primo turno di Tel Aviv.
ATP
ATP Chengdu: Zverev rimonta un ottimo Kecmanovic. Anche Dimitrov in semifinale
Alexander Zverev esce vincitore da una maratona di quasi tre ore contro Miomir Kecmanovic. In semifinale trova Grigor Dimitrov, vincitore sull’australiano O’Connel

[1] A. Zverev b. [7] M. Kecmanovic 5-7 7-5 6-2
Al Chengdu Open Alexander Zverev trova la settima semifinale stagionale venendo a capo di un match tutt’altro che semplice contro la settima testa di serie Miomir Kecmanovic . Il serbo è stato a due punti dalla vittoria nel secondo set, ma si è visto respingere dalla grande carica agonistica di Zverev che con un paio di punti da grande campione è riuscito a strappare di slancio la vittoria nel secondo parziale per poi involarsi nel set decisivo.
IL MATCH- Sin da subito aggressivi in risposta ambo i giocatori, con un forcing costante e tanti scambi lunghi e pesanti. D’altronde entrambi amano trovare un buon ritmo per cercare poi l’accelerazione vincente, specie Kecmanovic, tra i due il meno provvisto di qualche jolly nel suo gioco. Annulla due palle break nel game d’apertura, se ne fa annullare una nel successivo, subendo uno Zverev offensivo. Il primo a strappare il servizio, nel quarto gioco, è però il serbo, nettamente superiore sulla diagonale destra, dove riesce sempre a trovare un colpo pesante che gli apra il campo o forzi l’errore di Sascha. Il tedesco rimane però una macchina da fondo, e quando la tds n.7 non riesce a muoverlo o mandarlo fuori tempo è lui a comandare lo scambio, soprattutto da centro con il rovescio, e così, approfittando anche di qualche errore, subito Zverev recupera il break. Proseguendo il match si trova stabilità nei servizi, tra i due è il tedesco a tenere in mano le redini del gioco. Ma, quando il tie-break sembra ormai imminente, e dopo aver sprecato una fondamentale palla break nell’undicesimo gioco, nel dodicesimo Zverev vacilla e crolla. Un paio di errori di manovra, con un ritmo un po’ scialbo nello scambio, conducono Kecmanovic a set point. Applausi poi per il serbo che aggancia con una risposta di dritto in allungo quello che era ormai un ace, e manda la pallina all’angolo del rettangolo del servizio, mettendo a segno il colpo della partita, che gli vale il primo set per 7-5.
Il n.1 del seeding è però bravo a non scomporsi, e inizia il secondo parziale a testa alta, partendo a dettare il ritmo sin da subito, impedendo a Kecmanovic di far suo il palleggio. La palla break arriva nel terzo game, subito capitalizzata al termine di uno scambio lunghissimo, giocato da entrambi in contenimento, con il serbo che è il primo a cercare di uscirne, incappando nell’errore. Il quarto game è un manifesto della differenza tra i due giocatori: il n.47 al mondo ha due chance di contro-break, ottenute trovando coraggio nello scambio. Ma Sascha su entrambe serve forte, quasi al limite, intessendo poi lo scambio più lungo dell’incontro sulla seconda, attendendo l’errore, per rimanere avanti. Tre palle break consecutive nel gioco successivo sembrano una definitiva condanna per il serbo, ma improvvisamente ritrova il meglio del suo gioco e, con una mano anche dal servizio, rimane attaccato. E, su questa scia, offrendo un tennis più contenitivo, e attingendo anche dal menu delle variazioni, opera il contro-break portandosi sul 4-4, mettendosi stavolta lui ad attendere l’errore che lo premi. Arriva poi anche a due punti dal match Miomir, sul 5-4, ma l’agonismo di Zverev, e la classe, tornano. Come si vede nell’undicesimo gioco, in cui, con un passante di rovescio in corsa quasi in tribuna va a strappare il servizio all’avversario, dopo una serie di punti giocati con massima spinta e precisione. Infine, con una prima vincente, di rabbia e foga, e dopo aver anche annullato una pericolosa palla break, Zverev chiude un secondo set in cui ha sofferto, ma ha alzato non di poco il proprio livello.
L’inerzia è chiaramente cambiata, tornando verso il tedesco, che apre con un break il terzo parziale, tramite un fantastico passante di dritto in corsa a cui, ad onor del vero, Kecmanovic si concede con un attacco un po’ casuale e con poco da offrire. Zverev appare avanti, e gioca a braccio sciolto, cercando di caricare la tensione sul serbo, che reagisce bene, annullando con coraggio una palla del doppio break e tenendo un buon palleggio da fondo, abbinato ad inusuali drop shot che contribuisce a tenere alto e godibile il livello dell’incontro. Si percepisce come però la stanchezza abbia ormai attanagliato la tds n.7, che non può resistere al ritmo imposto dal primo favorito del seeding, che con un settimo game ruggente in risposta, in cui il dritto e il rovescio cantano melodie troppo acute per Miomir, va a prendersi il doppio break. Chiude, Zverev, annullando anche un’ennesima palla break ottenuta da Kecmanovic, per 6-2, in 3 ore precise di gioco. Bravo a rimontare e mantenere la calma per esprimere il meglio del suo gioco e lasciare poco spazio al serbo, che nel terzo set mai praticamente è stato in campo e capace di reggere il tedesco.
[3] G. Dimitrov b. C. O’Connell 6-4 6-1 (Andrea Binotto)
Match agevole per Grigor Dimitrov, fresco del suo raggiungimento a quota 400 vittorie nel circuito ATP. Gli è servita un’ora e venticinque minuti al tennista bulgaro per regolare l’australiano Christopher O’Connell con cui aveva due soli precedenti (entrambi vinti, quest’anno a Ginevra in tre lottati set e nel 2017 all’Australian Open, vittoria in tre set sempre per Dimitrov). Ora il n.20 ATP sfiderà la prima testa del seeding Alexander Zverev per un posto in finale, la possibile seconda dell’anno, e magari sperare in un titolo che manca da quasi sei anni.
IL MATCH: Nel primo parziale una palla break annullata per parte sembrava traghettare entrambi i giocatori verso un inevitabile tie-break, ma Dimitrov nel decimo gioco ha fatto valere la sua esperienza brekkando al momento giusto, e quindi portandosi a casa il primo set in quarantanove minuti. Della seconda frazione c’è poco da dire: il tennista bulgaro ha da subito preso il largo lasciando le briciole all’avversario, per poi chiudere il match in un’ora e venticinque minuti. Poche prime per la terza testa di serie, ma comunque grandi percentuali di realizzazione con il servizio in aggiunta a 20 vincenti, 2 soli gratuiti e risposte decisive sulla seconda avversaria, hanno permesso a Dimitrov di surclassare l’australiano, che esce dal campo sconfitto con 14 onestissimi vincenti e appena 3 errori.