Eric Quigley, il tennis per sbarcare il lunario

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Eric Quigley, il tennis per sbarcare il lunario

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È il numero 463 del mondo e il suo migliore risultato in carriera è la vittoria di un Future nell’Illinois due anni fa. A Delray Beach arriva la svolta di Eric Quigley, statunitense di 26 anni, con il primo ingresso in un tabellone ATP. È l’inizio di una nuova carriera per l’ex fenomeno da college?

Come accade spesso, la carriera da professionista non rispecchia fedelmente quella promessa dai risultati ottenuti da giovanissimi. Gli esempi sono molteplici e in Italia l’esempio più lampante e malinconico è quello di Diego Nargiso, campione a Wimbledon junior ma mai andato oltre il terzo turno in uno Slam quando è passato tra i professionisti. A livello internazionale, lo spread più ampio tra aspettative e risultati ottenuti è quello di Donald Young, che da junior ha vinto di tutto e da pro sta alternando discreti risultati (per esempio un ottavo di finale a New York) con periodi di buio completo (le diciassette sconfitte consecutive nel 2012).

Per certi versi, la storia di Eric Quigley è simile a quella di Young, come Quigley nato nel 1989. Quigley non ha mai raggunto grandi risultati, eccezion fatta per le 172 vittorie ottenute nei college americani e la finale NCAA raggiunta con l’Università del Kentucky nel 2012. Il suo esordio tra i professionisti arriva nel 2008 quando gioca un challenger negli Stati Uniti e perde all’esordio contro Vincent Spadea, allora numero 80 del mondo. Fuori categoria, allora. Ma dal 2009 ad oggi i risultati non sono migliorati di molto. Nel 2012, anno della finale NCAA, arrivano le prime semifinali e la prima finale in un Futures (persa contro Ante Pavic). Il 2012 è anche l’anno in cui Quigley posa a Cincinnati con Roger Federer prima di poter palleggiare con l’allora numero uno del mondo. Il salto successivo, quello nei challenger, è rimasto per ora solo un timido tentativo di svoltare la carriera: in ventitré match, ne ha vinti appena sei. A leggere ora i prize money ottenuti in carriera da Quigley e Federer, la differenza è abissale: lo svizzero ha guadagnato finora 88.771.615 dollari vincendo 83 tornei del circuito maggiore, Quigley è a 41.097 dollari, con un solo Futures ottenuto in carriera (nel 2013 a Decatur, Illinois) ed avendo staccato al massimo un assegno di 1.200 dollari.

Nonostante il tennis del college non sia un ingresso privilegiato nel tennis che conta (con le dovute eccezioni), Eric Quigley non si aspettava certo di dover aspettare così tanto per poter entrare dalla porta principale del circuito ATP. Ci è riuscito questa settimana a Delray Beach, a ventisei anni, dove è arrivato da numero 463 del mondo, il suo attuale best ranking. Battendo Facundo Mena (n.525 ATP), Chase Buchanan (n. 170) e Victor Hanescu, numero 139 ATP, Quigley si è garantito un posto nel primo torneo del circuito maggiore, lui che fino ad allora aveva vinto appena sei match in un challenger e mai due di fila. Prima di questa settimana, l’avversario migliore battuto da Quiggy Smalls (come lo chiamano gli amici rifacendosi al soprannome del rapper Notorius B.I.G., Biggie Smalls) era Alex Bogdanovich, numero 314 del mondo.

L’anno scorso Quigley ha giocato 29 tornei che gli hanno fruttato 11.402 dollari. Un tennis a rendita zero, che però non ha mai impedito a Quigley di smettere di sognare. Alla fine il posto al sole se l’è conquistato: “Non posso dire che non sia stato difficile, ma poi giocare questi tornei ti ripaga“. E anche l’assegno da oltre 4.000 dollari dovrebbe essere un buon palliativo per tutte le sofferenze patite da Quigley sui campi dei tornei minori. Un assegno che potrebbe anche raddoppiare qualora Quigley riuscisse nell’impresa impossibile, battere il primo top-50 (e top-100) che affronterà in carriera, la testa di serie numero cinque, Adrian Mannarino. A Delray Beach Quigley è arrivato, come al solito, risparmiando: ha prenotato con grande anticipo la camera d’albergo tramite Priceline.com, anche se poi ci ha pensato l’ATP ad offrirgli una camera quando ha conquistato il posto nel tabellone principale. E, come al solito, ci è arrivato da solo perché con lui non ci sono né il coach Dennis Emery, che lo segue dai tempi del college, né il suo fisioterapista. Naturalmente non può permettersi di pagargli il viaggio. Ma se a Quigley mancano i dollari, di certo non gli manca l’ingegno: per racimolare un po’ di soldi si è inventato un logo formato dalle sue iniziali e ha cominciato a vendere magliette con il suo logo a 22 dollari. Dice di averne vendute tra le 300 e le 400, un risultato notevole ma che difficilmente gli permetterà di pagare le trasferte al suo team. “L’ho fatto per divertimento” racconta. “Mi sono inventato questo logo e poi un amico mi ha suggerito di farlo stampare su delle magliette a Louisville. Cerco solo di far quadrare i conti“.

Se riuscirà a far quadrare anche il suo tennis, dopo aver fatto quadrare i conti, la carriera di Quigley potrebbe cominciare davvero. E il ricordo di quel palleggio con Roger Federer potrebbe anche far spazio a risultati più memorabili.

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