Fra Sharapova e Los Angeles, Grigor Dimitrov cerca di essere il nuovo Birdman

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Fra Sharapova e Los Angeles, Grigor Dimitrov cerca di essere il nuovo Birdman

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Grigor Dimitrov
 

Prima si parlava di lui come “baby Federer”, ora come il fidanzato di Maria Sharapova. Storia di Grigor Dimitrov, il tennista bulgaro più forte di sempre, che ama Los Angeles, il vestirsi bene e prendere il sole in spiaggia con la sua fidanzata. Che però, a differenza di lui, ha già vinto titoli del Grande Slam

Birdman, film scritto e diretto dal regista messicano Iñárritu, di recente premiato con numerosi Oscar dall’Academy, parla della storia di un ex star del cinema che cerca di risollevarsi nel mondo dello spettacolo dopo un periodo buio. Birdman è stato però già una star, Grigor Dimitrov ancora no. Agli ottavi di finale dell’Australian Open 2015 ha perso contro Andy Murray senza mai dare l’impressione di poter vincere il match. È quello che gli succede spesso contro i migliori: dà l’impressione di essere lì, di poter vincere, ma in realtà è il topo con il gatto che balla dall’altra parte del net. Grigor compirà 24 anni quest’anno, è ancora giovane, e se oggi lo cerchi su Google, Instagram, Twitter e Maria Sharapova sono le prime parole chiave che l’azienda di Mountain View ti suggerisce. Un episodio la dice lunga sulla considerazione di Grigor nel circuito. Nell’edizione 2014 del torneo di Indian Wells, Novak Djokovic interruppe la conferenza stampa di Grigor Dimitrov, abbracciandolo. “Non dovete parlare di tennis con lui, parlate del suo look”. In questo scherzo di Novak Djokovic c’è un po’ spiegata tutta la storia del bulgaro, almeno fino ad oggi. Il paradosso è che parliamo di uno che è stato già numero otto del mondo, del tennista bulgaro più forte di sempre, appena ventitreenne, eppure sembra di scrivere la storia di un grande talento inespresso giunto a fine carriera.

Che Grigor Dimitrov sia uno dei tennisti più considerati come i campioni del futuro lo si evince anche dalla contesa dei vari brand per attaccargli le targhette sulla maglia. La Head, la casa austriaca del magnate inglese che ora ha deciso di diventare il re delle corde, giusto per dare fastidio a Babolat, ogni anno invia dei mold, degli stampi di racchetta, molto simili alla classica Wilson 95 che il bulgaro usa da anni. La Head ha capito che Dimitrov è la gallina delle uova d’oro del tennis futuro, e cerca di convincere Grigor a passare con la concorrenza. Murray e Djokovic, potenzialmente, non hanno il suo stesso appeal. Quest’anno, quando ai primi di gennaio Grigor è stato visto giocare con un telaio nero senza paintjob, la Head quasi pensava di avercela fatta. In realtà, Grigor, stava provando una delle 127 versioni dei telai scartati da Roger Federer prima di scegliere la RF97 autograph.

Grigor è cresciuto a Haskovo, cittadina a due ore mezzo da Sofia, e ha imparato a usare la racchetta grazie a papà Dimitar, il quale lo ha cresciuto in Bulgaria e può già ritenersi soddisfatto. Il piccolo, infatti, è l’unico tennista bulgaro ad aver mai vinto un titolo ATP. È inoltre un top 10, e del suo talento si parla già da molti anni. “Grigor – ricorda il padre – aveva talento. Qualsiasi gesto gli facessi vedere, lui assimilava il movimento in maniera naturale. Aveva comunque voglia di imparare, sempre di più”.

Grigor è molto orgoglioso delle sue origini, e della sua famiglia, che ritiene la culla del suo talento. “Penso che il tennis sia nei miei geni grazie a un papà tennista e a una mamma pallavolista. Il rovescio ad una mano lo devo a mio padre, ché è un amante del gesto. Sono veramente fiero di avere un papà così”. Il padre però si è dimostrato lungimirante e coraggioso quando ha mandato il figlio a Barcellona all’età di tredici anni: separarsi da un figlio a quell’età è roba difficilissima. In caso di fallimento della carriera di agonista, nessuno ti avrebbe restituito l’adolescenza di tuo figlio da trascorrere assieme. Certo, quando quattro anni dopo, nel 2008, all’età di diciassette anni, Grigor trionfò sia a Wimbledon che allo Us Open, allora il padre poté tirare un sospiro di sollievo. La scelta compiuta si rivelò quella giusta. Fu lì che la stampa coniò l’appellativo di “baby Fed”, cosa che dapprima piacque a Grigor, salvo poi ripudiare il soprannome qualche anno dopo, quando era affacciato stabilmente nel circuito maggiore dove sbalordiva il pubblico con i suoi magici colpi.

Su YouTube infatti la la parola suggerita subito dopo Dimitrov è “Hot Shot”. Il bulgaro è noto infatti per i suoi colpi spettacolari, eseguiti in tutte le maniere possibili. Mouratoglu, attuale coach di Serena Williams che l’ha seguito durante il periodo parigino, ha detto di lui: “A Grigor piace fare gli hot shot per la gente, gli piace compiacere la folla. Il tennis gli scorre nelle vene e lui sa anche come vincere i match oltre che come fare i bei punti, ma di questo la folla sembra non accorgersene”. Su Grigor possibile vincitore di uno Slam, Mouratoglu è rimasto invece sul politicamente corretto: “Può vincere Slam ma ha bisogno di tempo”.

Rovescio ad una mano al salto, l’avete visto fare da altri?

Dopo Parigi arriva il tempo di Roger Rasheed, già coach di Hewitt. Iniziano quindi gli allenamenti punitivi durante il periodo di Natale, necessari per la crescita fisica di Grigor. Difatti, le sue prime esperienze nel tennis tre su cinque, finiscono puntualmente con lui in preda ai crampi, fisicamente non pronto alle tre, quattro ore, spesso necessarie per una partita su lunga distanza. E allora bisogna potenziare il fisico con pesi e tanta corsa. Rasheed si rivela l’uomo giusto, tanto è vero che arrivano i primi quarti di finale di uno Slam, in Australia, dove Grigor impegna Nadal. Il match finì con lui in lacrime, forse pensava di aver sciupato un’occasione, però capì che stava arrivando il suo tempo ai piani alti del tennis. Corollario: Adriano Panatta sostiene che Rasheed non sia il coach più adatto per lui.

Intanto Grigor gioca sempre meglio, e comincia a stizzirsi quando legge sui giornali “baby Fed” invece del suo cognome. Proprio il paragone con Federer, dal punto di vista del gioco, non è propriamente azzeccato. Se stilisticamente le esecuzioni dei fondamentali si assomigliano, è proprio l’uso di questi che è completamente diverso. Roger Federer gioca con i pedi sulla linea di fondo, e utilizza le traiettorie verticali come pochi altri. Grigor gioca ben dietro la linea, usa diritto e rovescio per aprirsi il campo, perché gli piace far correre la pallina. Il suo gioco è più laborioso e più figlio della tattica. È forse per questo che il paragone è ingeneroso. Per Federer i coach sono stati più o meno quello che le dame di compagnia erano per la borghesia dell’800 francese, per Grigor invece il coach è un riferimento. Nick Bollettieri ha sempre parlato in maniera entusiasta del bulgaro. “Non è una cosa semplice da dire, ma io avrei voluto essere lui. Gioca in maniera spettacolare. Per me è un top player in divenire; lui fa sul serio. Spero non legga queste mie dichiarazioni, perché quello di cui necessita più di altro è escludere il mondo dalla sua testa, per concentrarsi solamente sull’avversario oltre la rete” disse qualche tempo fa il Re di Bradenton in una intervista.

A cancellare quel nomignolo frutto del tennis, ne è arrivato un altro che forse è ancora più fastidioso: “il fidanzato di Maria Sharapova”. I due stanno insieme da oltre un anno e ora abitano a Manhattan Beach, a sud di Los Angeles. “È la cosa migliore che può capitare a un tennista” dice riferendosi allo stesso mestiere praticato dalla coppia. “Ma non è facile fra viaggi, media, allenamenti e palestra: raramente ci vediamo”, dice del loro rapporto. Grigor ha diversi hobby fuori dal campo. Gli piace correre in motocicletta, ma anche ballare. “È bello fare cose che esulano dal nostro solito ambiente”, dice il bulgaro, che non beve. “Mai provato l’alcol, mentre Maria mi invita spesso a bere del buon vino”. Da russa qual è, come sorprendersi?

Lui non ha mai fatto mistero di amare la moda, curando sempre i particolari del suo outfit, ovvero del suo modo di vestirsi. La Nike, impegnata nella sua impresa di rendere il mondo un’unica palla da tennis fluo, ha scelto per Dimitrov un completo sobrio. Le linee, ricalcano un po’ lo stile metrosexual del bulgaro, non nuovo a maniche troppo corte o scollature pronunciate in versione outdoor. I quattri anni trascorsi a Parigi gli hanno lasciato in testa sicuramente qualcosa a livello di moda. “Fin da bambino – ricorda in una intervista – sapevo benissimo come volevo vestirmi. Mi sarebbe piaciuto avere una linea di tennis personalizzata, unica e differente da quello che era disponibile”. Grigor, non ha mai abbandonato il progetto di creare una sua linea di abbigliamento. Potrebbe sorprenderci nel prossimo futuro in tal senso.

Ma dal trasferimento di novembre 2012, quando passò dalla “Good To Great Tennis Academy” di Stoccolma per spostarsi a Los Angeles, dove vive con Maria, da lui ci si attende di più. Il tennis è cambiato, si dice, e non si vince più da giovani. Nell’immaginario cinematografico il nostro modello di campione che si prepara alla grande vittoria è ancora Rocky che si allena nel freddo russo tagliando legna e scalando montagne correndo. Non esattamente come a Los Angeles, la città della mondanità, di Beverly Hills, degli Oscar, delle ville in collina e dei fixer che risolvono i problemi delle tante star che hanno scelto la Città degli Angeli come dimora, i vari Ray Donovan del caso.

Nick Bollettieri ritiene che Maria, che è più grande del bulgaro di quattro anni, sia la persona più adatta per dargli i consigli giusti, in termini di vittorie e pressione da gestire. Tesi contrapponibile a quella di Nick, vorrebbe Maria, che ha già vinto i suoi titoli importanti, rappresentare un (nuovo) problema e non la soluzione. Distrazioni continue, i titoli dei giornali per una fidanzata così importante (meglio fare la riserva alle ATP Finals di Londra o fare shopping con Maria, sempre a Londra?) e paparazzi sempre alle calcagna anche quando i due prendono una semplice tintarella. Nel livellatissimo tennis di oggi, dove i migliori si concedono qualche pausa ma poi tornano a fare i cannibali nei tornei dello Slam, non c’è spazio per distrazioni forse, specie se vuoi vincere un torneo del Grande Slam. Qualcosa va forse sacrificato se infatti chi domina il tennis di oggi ha fidanzate o mogli di lungo corso (Federer, Nadal, Djokovic, Murray) oppure le ha mollate proprio per concentrarsi sul tennis (Wawrinka).

Intanto, il 2014 è stato meglio del 2013, anno della conquista del suo primo titolo, conquistato a Stoccolma. Lo scorso anno Grigor ha arricchito il palmares con i tre titoli del Queen’s, di Bucarest e di Acapulco. Proprio in Messico, nel torneo che tanto ci aveva fatto sperare per la definitiva consacrazione di Grigor, è arrivata anche Maria Sharapova a rubare altro tempo agli allenamenti. Fra un tuffo e l’altro.

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