D&G, famiglia tradizionale, fecondazione in vitro: Navratilova è con Elton John

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D&G, famiglia tradizionale, fecondazione in vitro: Navratilova è con Elton John

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La polemica sui social in seguito alle dichiarazioni di Dolce e Gabbana sul tema della Famiglia e della fecondazione assistita ha coinvolto molti personaggi famosi, anche Martina Navratilova dal mondo del tennis, che si è schierata con Elton John contro le loro dichiarazioni

“Viva la famiglia tradizionale”, quella composta da mamma e papà, s’intende.

Così il periodico settimanale Panorama ha intitolato la copertina del numero uscito lo scorso 12 marzo, contenente una fitta intervista agli stilisti Dolce e Gabbana.

“Non abbiamo inventato mica noi la famiglia. L’ha resa icona la Sacra famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Ma lei accetterebbe di essere figlia della chimica? Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni.”

E così ti ricordi di essere in Italia e in poche ore scopri che a Dolce e Gabbana è arrivata la tessera ad honorem di Forza Nuova per aver dimostrato il coraggio nel difendere il valore della famiglia tradizionale; tra qualche giorno ci faranno una puntata di Porta a Porta e la D’Urso si batterà la mano sul petto accaldato per sottolineare che siamo tutti uguali. E chissà che Dolce e Gabbana tra qualche settimana non facciano visita a papa Francesco.

Sul web la polemica impazza. Secondo l’analisi di Reputation Manager, società leader nell’analisi della reputazione dei brand e delle figure di rilievo pubblico nei canali on line, l’hashtag #boycottdolceegabbana lanciato su Instagram da Elton John ha prodotto in poche ore circa 30.000 tweet, raggiungendo 50 milioni di potenziali utenti.

“Come osi definire i miei meravigliosi figli sintetici?” – ha scritto Elton John che dal marito David Furnish ha avuto due figli proprio grazie alla fecondazione in vitro – “vergognatevi per aver puntato i vostri ditini giudicanti sulla fecondazione in vitro, miracolo che ha permesso a legioni di persone, eterosessuali e omosessuali, di realizzare il loro sogno di avere un figlio. Il vostro pensiero arcaico è fuori dal tempo, così come le vostre creazioni di moda. Non indosserò mai più nulla di Dolce e Gabbana #boycottdolceegabbana.”

Alle dure parole di Elton John è seguita la solidarietà (e lo sdegno) di numerose star internazionali tra cui Courtney Love, Ricky Martin, Victoria Beckham, Sharon Stone. Il tennis per ora è indifferente (troppo spesso lo è), tranne Martina Navratilova, la quale non è rimasta in silenzio.

“Wow non ne avevo idea. Bisognerà vedere se questa sciocchezza farà male al loro conto in banca. E ancora: le mie magliette D&G finiranno nel bidone, non voglio che nessuno le indossi #BoycottDolceGabbana”

Poche ore fa, Giuliano Federico, direttore di Swide, la rivista pubblicata da Dolce e Gabbana, ha rassegnato le dimissioni perché le dichiarazioni dei due stilisti sono totalmente incompatibili con la propria coscienza. Chapeau.

Personalmente sono rimasto abbastanza colpito da questa bagarre mediatica. Quando nel 2009 Stefano Dolce e Domenico Gabbana furono accusati di aver evaso il fisco ai danni dello Stato per circa 250 milioni di euro (accusa dalla quale sono stati pienamente assolti in cassazione lo scorso ottobre) non ricordo un simile clamore. Pochi giorni fa, a Torino, un ragazzo gay è stato preso a pugni sull’autobus dopo essere stato in discoteca. Similmente, nel weekend di Carnevale, un artista omosessuale è stato brutalmente picchiato all’interno di un locale gay da un gruppo di teppisti. Nessuna star ha minimamente commentato questi episodi, seppur gravi. Nessuno ha deciso di creare un hashtag contro il governo residente e la mancata esistenza di una legge contro l’omofobia. Troppo poco cool? Lontano dai propri interessi?

Dopo l’attentato alla sede di Charlie Hebdo si è parlato molto e giustamente di libertà di opinione ed espressione eppure questa vicenda, con le dovute differenze, dimostra che in qualche modo siamo obbligati a esprimere le nostre opinioni in base alle nostre dichiarate preferenze sessuali, il che fa pensare a una definizione alternativa di libertà vigilata.

Coerentemente con il tema dell’ultima sfilata milanese intitolata “W la mamma” e con l’ispirazione sicula insistita, Domenico Dolce ha espresso la propria opinione ma l’ha espressa proprio male, senza lo Stile che si darebbe per scontato in chi ha a che fare col costume e l’eleganza e soprattutto in chi, in quanto personaggio pubblico, ha un potere di comunicazione enorme. Sicuramente è comprensibile che quei bambini “sintetici” vengano liberati da questa definizione infelice simile a quella di un tessuto. Dall’obiezione alla fecondazione assistita (obiezione non condivisibile ma pienamente rispettabile), all’accusa di omofobia di cui si legge sui social però c’è una grande differenza. E le due cose, almeno per chi scrive, non sono minimamente comparabili.

Stefano Gabbana, in seguito alla polemica, ha ribadito la propria opinione in un’intervista rilasciata al Corriere.

“Noi due abbiamo sempre vissuto la nostra sessualità privatamente, non abbiamo mai gridato. Adesso ci mettono in bocca parole non nostre: saremmo contrari alle adozioni gay. Non è vero. Domenico ha semplicemente espresso la sua opinione sulla famiglia tradizionale e sulla fecondazione assistita. Altri fanno scelte diverse? Liberissimi. Ma noi pretendiamo lo stesso rispetto.”

Chissà se Domenico Dolce e Stefano Gabbana (ma anche la giornalista del settimanale Panorama che ha condotto l’intervista oggetto della polemica) abbiano mai ascoltato le parole di Giuseppe Ungaretti, intervistato nel 1965 da Pier Paolo Pasolini in merito al concetto di identità sessuale.

Alla domanda bruciante – considerando l’epoca- in merito all’esistenza o meno della normalità sessuale, Ungaretti risponde:

“Ogni uomo è fatto in un modo diverso, dico nella sua struttura fisica; fatto in un modo diverso anche nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali. Tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura. Questo sin dal primo momento, con l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura. E’ un atto contro natura.”

Non sono d’accordo con chi dice che l’uguaglianza dovrebbe tornare di moda. Che le persone omosessuali meritino di essere trattate come persone “normali”. Perché di normale non c’è niente. Perché nessuno è uguale, così come dichiara il grande Ungaretti. E la famiglia è una struttura sociale creata dall’uomo, non per natura ma per vocazione alla perpetrazione della società. La famiglia esiste anche in caso di associazione e non per forza di unione sessuale.

Non dovrebbe che indignarci sapere che l’Amore e la bellezza degli incontri tra esseri umani (non importa che siano etero o omosessuali) siano strumentalizzati come armi ideologiche per distruggere le identità e le differenze, trasformando la grandiosità delle infinite sfumature della natura umana in un unico – irreale- colore speculativo.

Heather Parisi, che a 55 anni ha avuto due gemelli, a differenza di molte star, non si è limitata a digitare 140 caratteri su twitter ma ha espresso la propria opinione in modo sincero, toccante, ragionato.

“Sono vissuta senza un padre fino all’età di 28 anni. Ho avuto una sorella con un padre diverso dal mio e ho avuto quattro figli da tre uomini diversi. Non propriamente una famiglia “tradizionale” e certamente non la “Sacra Famiglia”.”

La famiglia è un’istituzione fondamentale in ogni società umana. Tuttavia, malgrado la sua universalità o proprio in ragione di ciò, ha assunto e assume nei diversi contesti sociali, culturali e storici, una straordinaria varietà di forme. Per dirla con le tue parole, ma in senso completamente opposto al tuo, “si modifica” e non è immutabile.

Anche nella sua composizione.

La storia del genere umano, al pari di quella di almeno altre 1,500 specie viventi nel nostro mondo, è piena di comportamenti genitoriali in coppie omossessuali. Non sono migliori nè peggiori di quelli delle coppie eterosessuali. Sono altri colori di uno stesso arcobaleno.

La famiglia non è una questione di “natura”, ma di costrutto sociale, come qualsiasi altra istituzione.

Non esistono figli della chimica nè figli di un Dio minore, esistono FIGLI.

Non c’entra col tennis, ma sarebbe bello se c’entrasse. Boicottiamo l’indifferenza.

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