Adrian Mannarino, c'è posto nel tennis che conta?

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Adrian Mannarino, c’è posto nel tennis che conta?

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Via dalla Francia, via dalla Federazione, via dal grande pubblico. Adrian Mannarino è uno che agisce a fari spenti per infiltrarsi nel tennis dei pesi massimi e strappare qualche pezzo di ribalta

Sarà pure ad un passo dalla top30 della classifica mondiale, ma non sono in molti a sapere chi sia Adrian Mannarino. In altre nazioni sarebbe sicuramente divenuto volto noto, protagonista del panorama sportivo, ma non in Francia, non nella Francia di Tsonga, Gasquet, Monfils e Simon. Non in quella generazione di talenti che sono sempre lì lì per esplodere salvo poi deludere le aspettative ad un passo dal successo. In una Francia che vive di rimpianti e di talenti precoci altrettanto precocemente tramontati, non c’è spazio per un tennista normale, ordinario e discreto.

Eppure Mannarino è la quinta forza francese della classifica mondiale, e sembra ad un passo dal sorpassare Richard Gasquet, l’ex enfant prodige dal rovescio ad una mano. “Abbiamo avuto una generazione super, alcuni ragazzi molto carismatici come Gael (Monfils), Jo (Tsonga. So che al di fuori del mondo del tennis, nessuno mi conosce. Non mi fa necessariamente stare male. Sta a me poi lasciare il segno.”

Che sia il carisma l’elemento che manchi a Mannarino? Adrian è mancino, compensa con il tempismo quello che non può fare con i fondamentali, e proprio per questo riesce a mettere in difficoltà i suoi avversari. “Non mi piace poi così tanto il mio gioco. Vorrei avere un gioco più incisivo, che picchia. Quando gioco male mi infastidisco facilmente e non mi piace. Il mio allenatore mi dice di divertirmi. Se inizio a divertirmi gioco molto meglio. Faccio le volée, provo cose diverse.. Eric me lo dice sempre: <<Dai! Divertiti!>> “

Mannarino è sempre stato un pendolare tra la top100 e fuori, con alcuni risultati di rilievo come l’ottavo di finale a Wimbledon 2013, ma non è mai riuscito a penetrare il gruppo dei migliori del mondo. Nel 2012 poi scivolò addirittura oltre la duecentesima posizione, salvo poi riprendersi con qualche vittoria nei tornei challenger. Wimbledon rimane il miglior risultato in uno Slam, ma nel 2014 Adrian ha messo a fuoco l’obbiettivo ed ha centrato i suoi piazzamenti migliori negli altri 3 tornei Major. Il francese aveva gettato solo la gamba per il passo che sta facendo con un ottimo 2015: finale ad Auckland, semifinale a Delrey Beach, un ottimo Indian Wells. In California è stato estromesso da Murray, ma ha messo a segno la combo Fognini-Gulbis, certificando come la tipologia di tennista psicologicamente instabile gli vada particolarmente a genio.

Ad Indian Wells si aggiunge Miami ed il prezioso scalpo di Stan Wawrinka, un campione dello Slam. Ma tanta solidità ed essere il quinto francese nel ranking non è ancora bastato per assicurargli la prima presenza di Davis Cup. “Non mi sento ancora nel gruppo di Arnauld (Clement, capitano di Coppa Davis, n.d.r.). Quando Gael stava per non andare in Germania (prima di cambiare idea), mi sono detto che sarebbe potuto succedere, anche se credo che giocatori come Jeremy Chardy lo meritino di più. Ma non vedo l’ora di giocare.”

Se comunque i risultati sono arrivati, è anche grazie ad una programmazione oculata del calendario, lontana dai ragionamenti extra-tennistici e dalle preferenze. “Ho preferito giocare a Zagabria piuttosto che a Marsiglia, anche se è in patria. Programmo tatticamente, come faccio sempre. Paragono le condizioni, guardo dove l’entry list mi è più favorevole..”

Un altro dei segreti delle recenti performance francese è sicuramente il suo allenatore,  Eric Prodon, che lo allena oramai da quasi un anno. I due non solo hanno affinità caratteriale, ma una differenza di età che li avvicina ancora di più. Eric ha 33 anni come Roger Federer, mentre Adrian ne ha 26. “Il nostro rapporto si è evoluto. Eric era ancora un giocatore quando abbiamo iniziato al Roland Garros. Ma stava programmando di mettere un cappellino da allenatore in testa per questo inverno. Sul campo può essere molto duro. Credo di star facendo bene e lui mi fa: <<Non hai mosso il culo per almeno mezzora. Non hai colpito mai pulito!>> A volte fa bene perché il giocatore non ne è consapevole.”

Eric Prodon è stata l’alternativa ad Oliver Ramos, coach della Federazone francese. “Ho lasciato la Federazione perché ho capito che Oliver non era abbastanza presente per me. Pago Eric di tasca mia e va bene. È una vergogna però che alcuni giocatori devono rimanere nella Federazione per ragioni finanziare e non sono contenti di come stanno le cose.”

Mannarino affronterà Dominic Thiem negli ottavi del Masters1000 di Miami, per accedere ad un quarto che potrebbe dargli la possibilità di rivincita su Andy Murray, dopo la sconfitta di Indian Wells.

 

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