17 vittorie di fila per un imbattibile Djokovic. Il suo unico difetto? Le partenze diesel!

Editoriali del Direttore

17 vittorie di fila per un imbattibile Djokovic. Il suo unico difetto? Le partenze diesel!

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Il numero 1 del mondo è anche il primo a conquistare tutti e tre i primi Masters 1000 della stagione. Anche quando parte male, finisce bene. Riuscirà a ripetere il suo magico 2011? Intanto, ha pareggiato i 23 Master di Federer ma… I complimenti del Direttore alle azzurre di Fed Cup e a Barazzutti

E 17! Sono le vittorie consecutive di Novak Djokovic, giunto al secondo titolo qui al Country Club di Montecarlo, al quarto titolo dell’anno e al 23mo Masters 1000 della carriera, mentre il suo vantaggio su tutto il lotto dei tennisti nella race e nel ranking assume proporzioni sempre più vistose, se non epocali.

Vistoso anche il suo conto in banca, rimpinguato da 628.100 euro conquistati oggi.

Il Djokovic del 2015 ricorda sempre più da vicino il Djokovic del 2011.

Non dimentichiamo che Novak aveva vinto a fine 2014 anche il torneo di Parigi Bercy e le finali Atp di Londra, così come nel 2010 aveva portato la Serbia al primo trionfo in Coppa Davis.

Il Novak del 2011 è quello che non perse mai fino a giugno e che se Fognini al Roland Garros non si fosse dovuto ritirare per l’infortunio seguito al match con Montanes in ottavi avrebbe battuto il record d’imbattibilità stabilito da John McEnroe nel suo magico 1984.

Il record si infranse una partita troppo presto, quando in semifinale Novak si dovette arrendere ad un magnifico Federer dopo un’altrettanto magnifica partita.

Non è detto che lui sia davvero più forte di allora, ma a me pare che i suoi rivali principali siano un po’ meno forti di allora. Nadal non è ancora Nadal e nessuno sa se ritornerà il miglior Nadal, anche se qui al Country Club si è visto qualche suo confortante progresso.

Roger Federer non mi è proprio piaciuto nelle fasi decisive dell’incontro perduto contro Monfils, Andy Murray si è appena sposato e Tomas Berdych è diventato continuo come non mai nei risultati, ma non abbastanza da sconfiggere la nemesi che lo vede sempre battuto quando sta per sfiorare un exploit: quando vinse il suo primo Masters 1000, a Bercy nel nel 2005, nessuno pensava che sarebbero trascorsi 10 anni senza che lui – pur finalista a Wimbledon nel 2010 – ne vincesse un altro.

Oggi comunque c’è stata partita, come era già successo nei due precedenti duelli sulla terra rossa, entrambi conclusi al terzo set, proprio come oggi.

Si è visto subito, fin dal primissimo scambio, che il Tomas Berdych di oggi era più che determinato a vendere cara la pelle. E curiosamente, come già il giorno prima contro Rafa Nadal, Novak Djokovic – che ormai quando scende in campo ha tutto da perdere tanto è favorito contro chiunque giochi – è apparso un po’ teso all’inizio ed ha cominciato con l’handicap: 0-2. Poi diventato 1-3, con Berdych che prendeva molti più rischi, tirava fortissimo sia di dritto sia di rovescio, per non parlare del servizio.

Però contro un mostruoso difensore qual è Novak Djokovic non basta fare il punto uno volta: va fatto anche due, tre volte, perchè Novak è riprende tutto il recuperabile e anche l’irrecuperabile.

Così, con quattro games consecutivi del serbo, dal 3-1 per Berdych si è passati al 5-3 per Nole, con Berdych che nell’ansia di mantenere sempre l’iniziativa diventava improvvisamente piuttosto fallo, soprattutto con il dritto: 3 errori di dritto infatti gli sono costati il break nel sesto game, quello che ha consentito a Djokovic di riportarsi sul 3 pari, e due dritti gratuiti sbagliati più un errore di rovescio lo hanno fatto passare dal 15-0 sul 6-5 per Djokovic al 15-40. Il ceco incoraggiato al nuovo allenatore Jan de Witte, e dal sorriso della splendida fidanzata Ester (Satorova), ha annullato i primi due setpoint, ma non il terzo.

Nel secondo set Berdych ha mancato la grossa opportunità di portarsi sul 3-2 dopo essere stato avanti 0-40 sul servizio di Djokovic. La prima pallabreak l’ha mancata più per colpa sua che per merito di Novak, come invece le due successive.

Poi è caduta la pioggia, anche violenta. E quando, un’ora e dieci minuti dopo, i due finalisti sono rientrati in campo, di nuovo Djokovic ha avuto una partenza Diesel. Infatti, sia pur dopo aver avuto una pallabreak per il 4-2 è stato lui sul 3 pari a cedere la battuta, complice anche -dopo due pallebreak salvate – un doppio fallo nel penultimo dei 10 punti del game.

A Miami nella finale con Murray aveva dovuto salvare una pallabreak nel primo game e ceduto la battuta nel terzo. Tutte coincidenze?

Così Berdych è salito sul 5-3 0-30 (5 punti consecutivi), non si è lasciato impressionare dal game recuperato da Djokovic e, tenendo il suo servizio a 15 è approdatoad un meritatissimo terzo set.

Ma sta proprio qui la straordinaria forza mentale di Djokovic. Uno meno forte di testa al suo posto si sarebbe preoccupato, avrebbe pensato alle opportunità perdute, avrebbe magari smoccolato contro la pioggia che aveva interrotto il suo ritmo quando era salito sul 3-2 nel secondo…

Invece Djokovic che fa? Prima tiene a zero il servizio d’esordio nel primo game del terzo set, poi recupera da 40-15 per Berdych il secondo game con 5 dritti sbagliati nei primi due games. E sale 2-0, quindi 4-0, si concede una piccola e grave pausa lì. Gli poteva costare cara. Perchè dopo essere stato lui a mancare 2 pallebreak per il 5-2 ed ammazzare la partita, è stato Berdych a mancare la palla break del 3-4 con un errore di rovescio abbastanza gratuito dopo che Djokovic aveva servito una “seconda” a 140 l’ora.

Alla fine però Djokovic finisce sempre per vincere, almeno quest’anno dove conquistando il terzo Masters 1000 della stagione eguaglia il numero dei Masters 1000 vinti da Roger Federer, 23 – 4 meno di Rafael Nadal però… – e stabilisce un nuovo record, perchè nessuno ne aveva mai vinti i primi tre dell’anno, nemmeno lui nel 2011 quando saltò il torneo di Montecarlo. Finisce per vincere al di là della ormai solita partenza Diesel.

Spiritoso come sempre Novak nel rispondere alla mia domanda d’esordio: “Vorrei saper se per caso guidi una Peugeot Diesel…ogni volta cominci perdendo i primi due games, ieri con Nadal, oggi con Berdych. Piove… torni in campo e perdi il servizio. Con Murray a Miami salvi una pallabreak al primo game e perdi il servizio nel terzo!”).

E lui prontissimo (è impossibile fargli ace): “Hai ragione, guido una Peugeot Diesel. Mi fa risparmiare un sacco di energia! Ma ci vuole un po’ più di tempo per cominciare a muoversi…(E ride, lui – con i presenti nella sala interviste – tutto contento della propria abilità nell’escogitare l’immediato doppio senso…)”

Ha una prontezza di spirito, Novak, simile alla sua risposta al servizio. La migliore di tutti i tennisti contemporanei, direi.

Ora ci si chiede solo se qualcuno sarà in grado di fermarne la corsa. Forse sarà più difficile che nel 2011 perchè cme ha detto lui:” Ora sono più maturo, sono padre e marito, ho già vissuto quella situazione quando ho vinto più di 40 match di fila e mi veniva fatta la stessa domanda quasi dopo ogni match. Quanto durerà, quanto durerà…Non lo so, non posso né influire e prevedere…Quel che posso fare adesso è prendere due settimane di riposo. Sono stati mesi molto duri, ho giocato un sacco di match, è stato un periodo di grande successo, ho viaggiato tanto, la Davis, Dubai, Indian Wells, Miami, qui. Non ho avuto molto tempo, e sono passato alla terra rossa che è davvero una superficie diversa. Sto bene fisicamente, ho molta fiducia, ma devo riposarmi un po’ e il riposo è altrettanto importante che il lavoro che faccio sul campo”.

A Berdych bisogna rendere l’onore delle armi. Ha giocato come voleva e doveva, aggredendo Djokovic dal primo punto all’ultimo. Certamente anche commettendo molti errori, conseguenza di una strategia che non aveva alternative. Ha avuto le sue chances fino all’ultimo, perchè perfino dopo essere stato sotto 4-0 nel terzo ha avuo la possibilità di recuperare anche il secondo break, di portarsi sul 3-4 e servizio. Ma ha sbagliato una risposta di rovescio su una seconda battuta non irresistibile di Djokovic (140 km l’ora).

Tutto ciò significa che, anche se sono passati dieci anni dal suo primo ed unico Masters 1000 vinto (Parigi Bercy 2005) e cinque anni dalla finale di Wimbledon 2010, quest’anno tutti dovranno fare i conti anche con lui. Altro che Perdych ragazzi. Questo è un giocatore vero. E due Coppe Davis vinte con Stepanek ne fanno un eroe ceco che sarebbe stato eroe in tutti gli altri Paesi del mondo.

Chiudo complimentandomi con le ragazze di Fed Cup: una rimonta importante la loro. Vorrei dire che, anche se immagino che oggi si parlerà – anche al di fuori di Brindisi e delle Puglie – di Flavia Pennetta come dell’eroina della rimonta (e che stupenda soddisfazone deve essere stata per Flavia davanti alla sua famiglia, alla sua gente, ai soci del circolo di cui il papà è stato presidente) bisogna davvero levarsi il cappello di fronte alle performances di Sara Errani. Anche lei, come e più di Camila Giorgi, è stata in grado di creare grossi problemi alla più forte tennista del mondo. E’ stata a due punti dal match. E’ una Errani ritrovata quella che ci restituisce la Fed Cup…e forse anche il divorzio, tanto discusso, nel doppio femminile. Ha deciso di puntare al singolare, come quasi tutte le altre top-ten, e i primi risultati sembrano profilarsi. Complimenti a tutta la squadra, incluso Corrado Barazzutti che stavolta ha fatto le scelte più giuste e condivisibili.

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