Elias Ymer, la fiammella su cui poggia il futuro del tennis svedese

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Elias Ymer, la fiammella su cui poggia il futuro del tennis svedese

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Elias Ymer si è messo in mostra a Barcellona confermando i progressi del 2015: su di lui punta un paese che ha scritto la storia del tennis fra gli anni Settanta e i Novanta e che ora annaspa nelle retrovie del ranking mondiale

Il tennis svedese prova a scongelarsi. Dopo anni di ibernazione, una piccola fiammella riscalda l’ambiente tennistico nel Paese scandinavo. Questa fiammella risponde al nome di Elias Ymer, 19 anni, che a Barcellona ha raccolto i primi frutti importanti (vincendo due partite di seguito in un Atp 500) di una carriera in costante ascesa. A lui si affida una nazione capace di dare i natali ad alcuni dei più grandi campioni di sempre, e di produrre nel suo periodo fertile una miriade di ottimi giocatori. E che ora, invece, vanta il primo classificato ATP al numero 192 (proprio Ymer), Christian Lindell (24 anni, 3 Futures vinti) al 242, lo sconosciuto Patrik Rosenholm al 371.

La Svezia, sino a quindici anni fa, produceva tennisti con un rapporto qualità-quantità spaventoso. Il motore trainante fu la consacrazione di sua maestà Bjorn Borg a metà anni Settanta. Come accaduto ad esempio per lo sci in Italia durante la Valanga azzurra e poi per l’esplosione della “bomba” Alberto Tomba, l’ascesa di Borg al trono del tennis mondiale favorì la pratica della disciplina nel Paese. La Svezia s’innamorava del tennis e trovava risorse da investire in strutture e allenatori. Si arrivava così ai fasti degli anni ottanta, il fortunato post-Borg rappresentato da fuoriclasse del calibro di Mats Wilander e Stefan Edberg (13 Slam in due), e da ottimi giocatori come Joakim Nystrom, Kent Carlsson, Jonas Svensson, Magnus Gustaffson, successivamente Thomas Enqvist, Magnus Norman, Thomas Johansson (che probabilmente ancora ringrazia Safin almeno una volta a settimana), Joachim Johansson e nel decennio scorso Robin Soderling. Tutti capaci di entrare nei top ten e di garantire, in due decenni, sei Coppe Davis (1984, ’85, ’87, ’94, ’97, ’98).

Il livello è andato scendendo in modo progressivo, sono calate le vittorie e le luci della ribalta si sono affievolite sul tennis svedese, da sempre più incline per caratteristiche intrinseche a sport invernali (sci nordico e alpino, curling, biathlon).

Da qualche anno il paese scandinavo fatica a produrre non solo prospetti interessanti, ma anche giocatori di discreto livello. In questo momento, come hanno confermato a più riprese ex agonisti come lo stesso Norman (ora allenatore di Stan Wawrinka), a mancare sono i fondi. Sono finiti i soldi da investire, anche perché non troverebbero un ritorno in termini di risultati e dunque di appeal commerciale. In più, a sfavorire il Paese scandinavo è la latitudine, che da sempre rende necessarie strutture al coperto (e di conseguenza più costose) visto il lungo periodo di buio durante l’anno. La Svezia, tra mille sacrifici, è riuscita a conservare i tornei ATP di Bastad e Stoccolma, due “classici”, ma il futuro potrebbe non essere scontato.

In questo quadro decisamente sconfortante, Elias Ymer si propone come buona speranza di rilancio. È presto per dire se riuscirà a diventare un ottimo giocatore, ma sembra finalmente in rampa di lancio dopo l’ottimo torneo disputato a Barcellona, dove ha beneficiato di una wild card ripagando la fiducia. La sua scalata nel ranking è comunque significativa: passato “pro” nel marzo 2013, in meno di un anno si è arrampicato al 769 (inizio gennaio 2014). Nella scorsa stagione Ymer ha guadagnato 542 posizioni in classifica (vincendo cinque Futures), cominciando questa da numero 227. Lunedì 27 aprile migliorerà il suo best ranking (n° 188 qualche settimana fa) salendo attorno alla 170.

Per questo 19enne di Skara (e di origine etiope), figlio di un ex maratoneta e una dottoressa, i margini di crescita sembrano notevoli. Vanta già un buon servizio, due fondamentali solidi da fondocampo, soprattutto il dritto che gioca con buona fluidità e sicurezza. Ha bisogno senza dubbio di potenziarsi a livello fisico e di trovare profondità nei colpi, arricchendo inoltre la varietà di repertorio, ma in questo scorcio iniziale di 2015 ha mostrato spavalderia e faccia tosta anche contro tennisti molto più esperti e forti di lui.

È presto per dire se nei prossimi anni se la giocherà con i vari Kyrgios, Kokkinakis, Zverev, Rublev e Coric, ma su una cosa siamo sicuri: la Svezia non può che appoggiarsi sulle sue spalle per uscire dall’era glaciale in cui è precipitata.

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