Sempre istrionico sui campi da tennis, Goran Ivanisevic, vincitore a Wimbledon nel 2001, continua a dare interessanti spunti di riflessione anche nella sua nuova veste di coach, e ne parla con l’emittente belgradese B92: “Mi piace questa mia nuova posizione, sopratutto quando Marin gioca bene, rende tutto più semplice. Allenare  molto più difficile che giocare, adesso riesco a comprendere meglio alcuni comportamenti dei miei vecchi coach. Non sono uno come Lendl, che non lascia trasparire nulla, io preferisco trasmettere le mie emozioni. E sono contento che molti miei ex colleghi stiano anche loro allenando, Bruguera, Chang, Becker, è bello vederli in spogliatoio”. A proposito della sua collaborazione con Cilic, che recentemente sta affrontando un periodo non proprio positivo: “Non gli ho insegnato nulla, l massimo gli ho fatto cambiare qualche approccio tecnico ai suoi movimenti. Aveva bisogno di qualcuno che lo scuotesse emotivamente, io gli ho fatto capire quanto bravo sia e quanto bene possa giocare: lo ha dimostrato agli US Open. Gli ho insegnato a divertirsi, sopratutto. Non sta passando un buon momento perché sta ancora recuperando dall’infortunio, ma questo torneo può cambiare molte cose”.

Gli incroci nel tabellone del Roland Garros hanno fatto molto scalpore, con Nadal e Djokovic che potrebbero affrontarsi in quarti di finale, e Ivanisevic racconta i suoi pensieri: “Novak sta dominando il tennis in ogni campo, ha alzato lo standard di tutti i concorrenti. non è mai stato il favorito al Roland Garros, ma quest’anno è diverso, si sta dimostrando superiore. Affrontare Nadal ai quarti è un bene per lui, perché è meglio scaricare la tensione subito: sarebbe stato ideale averlo al primo turno! Nadal non può essere escluso dai favoriti, il suo curriculum qui parla da solo: anche Murray e Federer hanno buone chance, anche se il tabellone può essere favorevole quanto vuoi, ma se non giochi bene non vai da nessuna parte. A me piacerebbe vincesse Djokovic, sarebbe bello vederlo conquistare il Career Grand Slam”.

Ultima riflessione sul suo successo a Londra nel 2001: “Wimbledon mi da sempre una sensazione indescrivibile: quando vedo il mio nome nell’albo d’oro capisco che in effetti non era un sogno, l’ho vinto davvero! Mancare la vittoria in un Grand Slam avrebbe lasciato un grosso vuoto in una carriera che credo sia stata comunque positiva. Giocare la finale è fantastico, certo, ma nessuno si ricorda del secondo arrivato”.