Il bicchiere mezzo vuoto del tennis italiano

Editoriali del Direttore

Il bicchiere mezzo vuoto del tennis italiano

Il dispiacere per la evitabilissima sconfitta di Francesca Schiavone che ci impedisce di portare tre azzurre agli ottavi con buone possibilità di andare oltre. Simone Bolelli gioca due ore di grande tennis ma poi crolla davanti alla solidità di Ferrer. Djokovic, Nadal e Murray passeggiano, Serena Williams rimonta Azarenka con polemica

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Avete presente quei giocatori che ripetono sempre “Think positive” , che in italiano molto traslato si può tradurre con “Vediamo il bicchiere mezzo pieno anziché quello mezzo vuoto”.

Beh, confesso di avere al riguardo un’attitudine un po’ negativa: godo e mi rallegro perchè Sara Errani raggiunge nuovamente gli ottavi di finale, vendicando la sconfitta dello scorso anno con la Petkovic n.10 del mondo (è passata da un 6-2 6-2 per la tedesca ad un 6-3, 6-3 per lei, bel salto no?), ma non riesco a non pensare a quale grande opportunità abbia mancato Francesca Schiavone, battuta forse più da se stessa che dall’incredula Andreea Mitu, n.100 del mondo, quando al prossimo turno avrebbe dovuo affrontare la belga Uytvank, n.93 del mondo, cioè un posto dietro a Francesca!

Anche Sara ha un quarto turno decisamente alla sua portata, la tedesca Goerges che però quando è in vena – come quando l’altro giorno ha fatto fuori la Wozniacki – è ben più forte del suo ranking n.72.

Insomma, ecco perchè mi viene in mente più il bicchiere mezzo vuoto: non solo potevamo avere tre ragazze negli ottavi di finale (con Flavia Pennetta già qualificata per la terza volta da venerdì a seguito dell’exploit su Carla Suarez Navarro) – e quello sì che sarebbe già stato un brillante risultato – ma potevano sognare anche di averle tutte e tre nei quarti, che sarebbe stato un risultato straordinario.

Pennetta-Muguruza cui assisteremo questa domenica, Errani-Goerges che vedremo lunedì e Schiavone-Van Uytvanck che non vedremo lunedì, erano match da giocare con ottime chances di vincerle.

Vabbè, torniamo al bicchiere mezzo pieno, per sottolineare che il ranking di Sara era a rischio – dopo i quarti raggiunti un anno fa – e ora è un po’ più protetto, così come quello di Flavia Pennetta che invece lo migliorerà dal momento che lo scorso anno aveva perso al secondo turno.

Insomma tanti paesi sarebbero più che soddisfatti di avere due superstiti agli ottavi ed è vero che le nostre donne con racchetta ci hanno abituato forse un po’ troppo bene, viziandoci.

A me pare che la Muguruza, che tira fortissimo ma senza troppo discernimento tattico – una similGiorgi un po’ più solida e più alta  – debba essere una tennista battibile dalla miglior Pennetta. Il punto è che non sai mai, soprattutto quando una tennista supera la trentina, se quella che scenderà in campo sarà la migliore oppure la peggiore versione di se stessa.

Ogni giorno è diverso. Se contro la Mitu fosse scesa in campo la Schiavone che aveva battuto la Kuznetsova non ci sarebbe stata partita, ma non è stato così e la ragazza rumena, quinta del suo Paese e n.100, continuava a dire di non credere ai suoi occhi – ancora bagnati dalle lacrime – nel ritrovarsi in ottavi di finale al primo Slam nel quale era finalmente riuscita ad entrare in tabellone. Ha un ottimo dritto ma poco più. E il servizio l’ha abbandonata spesso, come quando ha commesso doppio fallo sul secondo matchpoint a favore illudendo noi e Francesca (vittoriosa sulla Kuz dopo averle annullato un matchpoint).

“Avevo commesso doppio fallo anche sul matchpoint contro la Pliskova e quando ci sono arrivato contro la Schiavone mi sono detta: ‘Guai a te se lo rifai!’ e invece l’ho rifatto!”.

“C‘era anche mister Tiriac nel mio box, non l’avevo mai incontrato, ma nel mio Paese non c’è chi non ne abbia sentito parlare” diceva tutta in sollucchero, onorata da cotanta presenza.

Della partita la giovane rumena, la cui miglior amica è la Dulgheru – ci alleniamo spesso insieme a Bucarest…non scrivere Budapest eh!?, tanti si sbagliano – dice allentandosi in un sorriso, sottolinea: “Mi sono accorta che la sua palla aveva meno potenza dal 5-3 del primo set in poi, ma ancora non mi aspettavo di vincere neppure dopo aver vinto il primo set. Ancora non ci credo. Secondo me lei era stanca, forse più nelle braccia che nelle gambe…” mi ha detto la ragazza rumena i cui idoli di bambina erano “Le Williams, Kim Clijsters e la Capriati…” e, rendendo felice il collega belga Serge Fayat gli dà il titolo: “Eh sì, conosco più come giocava Kim Clijsters che come gioca oggi la Van Uytvanck”.

Fra Errani e Goerges c’è perfetto equilibrio, 2 vittorie ciascuna. A Birmingham nel 2009 vinse la Goerges, ma l’incontro è troppo datato, poi nel 2012 a Barcellona e nel 2013 a Doha ha vinto la Errani, lo scorso anno in Australia prevalse la tedesca. L’unico scontro sulla terra rossa insomma l’ha vinto Sara e questo fa bene sperare. Ma mentre quando gioca la Schiavone, perfino oggi che ha quasi 35 anni, si ha spesso la sensazione che l’esito delle partite dipenda più da lei che dalle sue avversarie, invece nel caso della Errani la sensazione è quella opposta.

Ne è consapevole la stessa Sara, almeno con certe avversarie, altrimenti non avrebbe detto con estrema umiltà dopo aver battuto la Petkovic: “I nostri match dipendono più da lei, se serve e soprattutto risponde bene oppure no…oggi è stata piuttosto fallosa”.

La Goerges, come la Petkovic, ha giornate in cui può servire molto bene. Ma poche donne rispondono bene come Sara, quindi se ci saranno molti break vincerà Sara, se invece ce ne saranno pochi è più probabile che sarà stata Sara a subirli (profezie che, ovviamente, mi aspetto possano essere smentite dai fatti).

E arriviamo alla prova di Bolelli. Bravissimo per tre set, anche il primo perduto, scomparso di scena nel quarto e nel quinto. Com’è il bicchiere stavolta? Direi più mezzo pieno perchè si sa che Ferrer è un vero …cagnaccio. Se ti monta sopra ti sbrana. E quando Simone non è più stato in grado di comandare, lo ha sbranato. Undici games di fila. Ha una forza nella testa, il giocatore che è il primo testimonial della Lotto, che è il doppio più impressionante di quella che mostra con le sue gambe. Le gambe che ruotano vorticosamente le notano tutti, ma la vera forza sta nella testa. Alla sua età, con tutto quello che ormai ha già vinto, non molla di un centimetro, si batte sempre come se fosse questione di vita o di morte. E quando gli avversari si spengono un tantino, lui si accende e brilla sempre di più. Un esempio, davvero. Per Ferrer è stata la 36ª vittoria consecutiva contro giocatori italiani. L’ultima sconfitta avvenne nel settembre 2005 al torneo di Palermo contro Francesco Aldi. Da allora ha battuto una volta Luzzi, Volandri, Viola e Dell’Acqua, 2 volte Lorenzi, 3 volte Bracciali, 5 volte Starace, 6 volte Bolelli e 8 volte a testa Seppi e Fognini.

Però Bolelli è in crescendo, vero crescendo. Lo ha dimostrato contro Troicki e anche con Ferrer. Gli fosse capitato un avversario un pelino meno tosto avrebbe vinto. Merita applausi.

Per quanto riguarda il Roland Garros non italiano beh i maschi hanno vinto tutti in tre set, fatta eccezione appunto per Ferrer e per Gasquet che ne ha lasciato uno a Anderson. Fra le donne hanno vinto tutte in due set, tranne Serena Williams che ha corso rischi pazzeschi con la Azarenka ma alla fine, dopo essere stata sotto di un set e 4-2 nel secondo, oltre che 2-0 nel terzo, ha colto la cinquantesima vittoria al Roland Garros, unica capace di tanto per esserci riuscita in tutti e quattro gli Slam (79 all’US Open, 72 a Wimbledon, 68 all’Australian Open). Infatti Evert e Navratilova avevano superato anche loro le cinquanta vittorie in tre Slam, ma non in quattro.

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