Talento e spin, la ricetta per vincere sull'erba di Wimbledon

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Talento e spin, la ricetta per vincere sull’erba di Wimbledon

Si gioca a Wimbledon, e quindi siamo nel pieno della stagione su erba. Ma perché solo alcuni giocatori riescono ad adattarsi perfettamente a questa superficie? Proviamo a vedere, oltre al talento, quanto influisce la scienza

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L'erba di Wimbledon (foto Facebook Wimbledon)
 

Tutti gli appassionati sanno che su erba la pallina rimbalza più rapida e veloce e spesso ha rimbalzi irregolari rispetto alla terra rossa e anche alle varie superfici dure che si usano nel circuito (l’ITF l’International tennis federation, ne ha omologate oltre 300, elencate qui). Ma al di là di queste nozioni empiriche è possibile stabilire che cosa avviene su un campo in erba rispetto alle altre superfici?

Poco attrito e rimbalzi bassi
La questione è stata affrontata da molti studiosi in giro per il mondo, soprattutto fisici. Rod Cross, professore di fisica dell’Università di Sydney, ha scritto diversi libri e articoli scientifici sulla fisica del tennis. Ora è in pensione ma continua a collaborare con l’università e a occuparsi della materia. Ubitennis lo ha raggiunto per saperne un po’ di più sul tennis su erba. «I parametri chiave per definire le prestazioni di un campo da tennis – ci spiega – sono due: il coefficiente di frizione, COF, che indica l’attrito tra pallina e terreno al momento del contatto, e il coefficiente di restituzione, COR, che indica l’altezza del rimbalzo della pallina dopo il contatto con la superficie. L’erba ha un coefficiente di frizione COF intorno a 0,55/0,6, contro un COF di 0,8 per i campi in terra rossa. Questo vuol dire che la pallina scivola via sull’erba molto di più di quanto non faccia sulla terra. Il coefficiente di restituzione COR è invece, sull’erba, compreso tra 0,70 e 0,78, mentre sulla terra è di 0,85». Il rimbalzo su erba è quindi un po’ più basso rispetto alla terra.

Per misurare questi parametri con precisione, il dipartimento scientifico dell’ITF ha messo a punto una strumentazione a base di videocamere ad alta velocità e 3D che ha testato per la prima volta alle qualificazioni del torneo di Wimbledon nel 2006 e nel 2007. Durante lo studio è stato anche possibile misurare quanto l’erba accentui dopo il rimbalzo lo spin della palla che la colpisce. Sapendo che l’attrito è basso su erba verrebbe da pensare che non influisca molto sulla rotazione della pallina, ma in realtà non è così. Nel corso dei test a Wimbledon è stato misurato sul servizio degli uomini uno spin medio della palla dopo il colpo di 2.497 giri al minuto (rpm), che salivano in media 3.104 rpm dopo il rimbalzo sul campo in erba. Per le donne sono stati registrati spin sommato simili nei valori medi, ma con una maggiore variabilità di situazioni, a indicare, hanno poi concluso gli autori dello studio, che le tenniste mettono in campo una maggiore variabilità di tattiche sul servizio rispetto agli uomini. In generale lo studio dimostra indirettamente come mai il servizio slice su erba possa avere una sua notevole efficacia.

Perché c’è chi gioca meglio sull’erba?
Ma perché alcuni giocatori giocano sull’erba meglio di altri? Esistono studi scientifici che possano spiegarci il segreto del successo di Federer o di Murray su questa superficie? «È una bella domanda – risponde Rod Cross, ma purtroppo non sono stati fatti studi di questo tipo e non ho una risposta certa da darvi. Le palle rimbalzano più basse sull’erba, così può darsi che chi gioca meglio a Wimbledon lo fa perché preferisce colpire le palle basse o perché ha riflessi più rapidi, dato che i rimbalzi su erba sono più veloci e la pallina non rallenta molto dopo l’impatto con il terreno. Sampras sicuramente era uno che aveva queste doti. Ma per sapere esattamente perché certi giocatori si esprimano meglio sull’erba non credo sia la scienza a poter dare una risposta, bensì gli allenatori o i tecnici».

Però qualche conclusione si potrebbe azzardare. Le condizioni di gioco sull’erba possono cambiare molto, anche in base all’umidità della giornata o dell’usura dei campi. Con l’introduzione del tetto di chiusura del centrale di Wimbledon si è notato, in certe occasioni, che la palla tendeva rimbalzare più alta e lenta con il tetto chiuso. Per esempio, nell’edizione del 2011 Andy Murray, dopo una partita con Daniel Gimeno-Traver vinta al quarto set, si lamentò della lentezza del campo. In quell’occasione Mark Kidger, un esperto di balistica che lavora per l’Agenzia Spaziale Europea, suggerì che l’elevata umidità sviluppata nello stadio con il tetto chiuso aveva intriso anche le palline, rendendole più pesanti e provocando un rimbalzo più alto del normale.

Nei giorni finali del torneo, poi, la risposta dei terreni di Wimbledon è profondamente diversa rispetto alla prima settimana, con ampie zone che si comportano più come campi in terra che in erba. Non sembra azzardato, quindi, pensare che a Wimbledon possano prevalere i tennisti con maggiore capacità di adattamento e in grado di giocare, in una stessa partita e secondo le situazioni, colpi “da erba” o colpi “da terra”.

Tra questi Federer, cioè colui che ha vinto di più sulla superficie, vanta un curioso primato tra tutti i Fab Four: è infatti quello che, su erba, imprime mediamente meno spin alla palla con il suo diritto in top, 2.350 rpm contro i 2.550 di Djokovic, 2.562 di Murray e 2.688 di Nadal. Ma soprattuto, è quello più capace di tutti di passare dai colpi piatti ideali su erba allo spin fondamentale su terra. Misurazioni fatte sul suo diritto mostrano come sia capace di colpirlo, all’occorrenza, praticamente piatto, con solo 700 rpm, o molto arrotato, a oltre 5.000 rpm. Può darsi che risieda (anche) in questo la sua incredibile competitività nel tempio del tennis mondiale.

Riccardo Oldani

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