Wimbledon interviste, Djokovic: “Boris vive le mie partite come se fossero sue”

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Wimbledon interviste, Djokovic: “Boris vive le mie partite come se fossero sue”

Wimbledon, semifinali: N. Djokovic b. R. Gasquet 7‑6, 6‑4, 6‑4. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic

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Qual è il miglior consiglio che ti abbia mai dato Boris Becker?

Mi dice che è tutta una questione di approccio mentale, specialmente nelle fasi finali dei grandi tornei e degli Slam, dove si incontrano molti ostacoli. È un piacere avere al mio fianco una leggenda del nostro sport a farmi da mentore.

Adesso che sei nuovamente in finale, mi piacerebbe parlare un attimo di quella dell’anno scorso. C’è stato un momento in cui ti sei tappato gli occhi e sembrava che stessi parlando tra te e te: cosa stavi dicendo?

Era un momento molto speciale: Wimbledon è il torneo che mi ha spinto a giocare a tennis. a diventare un atleta professionista e a sognare in grande. Vincere nel 2011 è stato incredibile perché si era finalmente avverato un sogno, ma l’anno scorso è stato ancora più speciale perché ho vinto giocando contro il più grande di tutti i tempi sull’erba, e forse il più grande di tutti i tempi in genere. È stato un match molto intenso sotto il punto di vista emotivo perché sarebbe potuto finire in quattro set, ma lui è rientrato in partita. Vincere mi ha richiesto moltissime energie, e la consapevolezza di cosa avevo passato per ottenere il trofeo mi ha scatenato un insieme di emozioni: ho pensato a tutte le persone che avevano reso possibile questo successo. Sono stato molto fortunato a poter condividere tutto questo con loro.

Parlaci della spalla. Non hai chiesto il medical time out: come stai?

Mi sono svegliato con una spalla molto contratta. Niente che mi possa preoccupare in vista del prossimo match.

Oggi probabilmente la chiave è stata vincere il primo set. Dopo ti sei tranquillizzato?

Il primo set è stato molto lottato. Richard ha giocato un ottimo tennis, specialmente con il rovescio. Per me era difficile colpire su quella diagonale perché rischiava molto, specialmente lungolinea, e otteneva molti vincenti. Vincere il tie-break è stato importante dal punto di vista psicologico.

30 anni fa, Boris ha vinto qui il suo primo torneo. Se domenica dovessi vincere, eguaglieresti le sue tre vittorie. Cosa significa questo per te?

Siamo un team: Boris vive tutto come se fosse lui a giocare. Ci sono dei giorni, prima dei grandi match, in cui non riesce a dormire. Ci deve essere questo tipo di connessione, di chimica, perché un team possa funzionare.

Un anno fa eri arrivato in finale dopo un anno e mezzo senza vittorie Slam. Poi hai vinto Wimbledon e quest’anno hai vinto in Australia. Tutto questo ti dà più fiducia?

Vincere qui l’anno scorso è stato molto importante, perché ho perso tante finali. Farlo in cinque set, sull’erba, contro Roger mi ha dato fiducia. In più, pochi giorni dopo mi sono sposato. Molte cose positive sono accadute nella mia vita: sono diventato padre e ho sperimentato una nuova dimensione di amore e felicità.

Com’è affrontare Roger in finale?

Roger mi ha reso un giocatore migliore: giocando contro di lui ho capito di cosa dovevo fare per arrivare a vincere. È il più grande giocatore di tutti i tempi, non esistono lodi sufficienti per ciò che fa. Questo è il suo campo, qui ha ottenuto sette vittorie. Affrontarlo è la più grande sfida che ti si possa presentare.

Se Jelena, la tua ex coach, fosse qui, cosa ti direbbe?

Mi ricorderebbe tutti i momenti che abbiamo passato insieme a immaginare il trofeo di Wimbledon. Mi direbbe che sono nato per questo lavoro, e questo mi darebbe grande ispirazione.

Hai ancora la pelle d’oca quando arrivi in finale o ormai per te è una cosa normale?

È normale. A volte, a causa degli standard molto alti che ci imponiamo, molte cose le diamo per scontate. Cerco sempre di ricordarmi che invece è un grande traguardo. Il tennis è uno sport complicato perché in pochi giorni hai di nuovo un altro match e devi lasciarti tutto alle spalle, e così a volte non hai tempo per riflettere sui risultati ottenuti.

Ieri Serena ha detto che non sente il bisogno di vincere un altro Wimbledon, le basta divertirsi. Vale anche per te?

Serena è una delle migliori giocatrici della storia del tennis sia femminile che maschile, ciò che sta facendo è incredibile ed è un piacere vederla giocare. Probabilmente sta cercando di attenuare la pressione: parlano tutti della possibilità che ha di fare il grande Slam. Sono sicuro che si diverta, ma sono anche sicuro del fatto che voglia vincere.

Cos’è più importante, vincere o divertirsi?

Vincere divertendosi (ride). Quale pensi che sarebbe la reazione del pubblico se domenica mi presentassi dicendo: “vincere non è importante, giochiamo per divertimento”?. In campo mi diverto, certo: ma quando sei in campo per trofei come questo, credetemi…vuoi vincere.

Traduzione di Gaia Dedola

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