Intervista a Meloccaro, il volto di Sky per il tennis, già "stalker di Federer e Navratilova"

Interviste

Intervista a Meloccaro, il volto di Sky per il tennis, già “stalker di Federer e Navratilova”

Qualcuno lo chiama “il signore di Sky”. Lui è Stefano Meloccaro, volto di SkySport per il tennis, e a Wimbledon abbiamo colto l’occasione di fargli una intervista, parlando di McEnroe, Clerici e Tommasi come Borg e Connors e di come abbia fatto lo stalker a Federer e Navratilova

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Stefano Meloccaro
 

Stefano Meloccaro è uno dei volti storici di Sky e del tennis in tv. Approfittando della pausa pranzo e della sua cortesia abbiamo scambiato due chiacchiere (prima della finale femminile). È venuta fuori una conversazione piacevole tra un vero appassionato di tennis e un qualsiasi scribacchino.

Stefano, sono 15 anni di Wimbledon…
Sai da che cosa lo capisco? Una di queste telecamere avveniristiche di cui hai parlato l’altra volta mi ha ripreso da dietro. Se fai attenzione vedi il diradamento posteriore. Speriamo che non diventino come quelli di Nadal…

Cosa è cambiato in questi 15 anni?
Tutto e niente. Wimbledon ha questo di incredibile, è sempre tutto uguale ed è sempre tutto diverso. Tu c’eri l’anno scorso? Il ristorante ti ricordi che era sopra la sala stampa? I fiori sempre uguali e sempre diversi… Parlano sempre di tradizione tradizione… ma chi l’ha fatto il tetto? Ma la cosa assurda sai qual è? Che resta sempre lo stesso “family feeling”, il fascino antico non ti cambia. Io vengo qui e ancora non ci credo che ci posso venire ogni anno.

Com’erano i giocatori di 15 anni fa?
Bah, dovevo accontentarmi di Henman. Sampras era ormai alla fine, io c’ero quando ha perso con Bastl, ti ricordi?

Si (mento); ma erano più avvicinabili di ora o no?
È cambiato il codazzo. Tu magari li incontravi nei corridoi, davanti alla sala stampa, ti avvicinavi e chiedevi di fare due chiacchiere. Ma prova ora a intervistare Djokovic o Serena; devi chiedere ai loro agenti che magari ad un certo punto ti chiamano e ti dicono “ok, facci un paio di domande”.

Come va con gli italiani? Loro hanno qualche problema con la carta stampata…
Con la televisione è diverso, tendono a fidarsi di più. Lo diceva anche Panatta: preferisco rilasciare un’intervista alla tv, lì sono io che parlo; se qualcuno scrive chissà cosa scrive. In effetti se tu provi a scrivere “Fognini ha un tabellone facile” questa cosa resta scritta sulla carta, lui la legge e magari ci resta male e se lo ricorda la volta successiva che ti vede. Ma se gli porgi il microfono e gli chiedi “allora Fabio tabellone agevole..” quello magari ti dice “boh, guarda che Pospisil è forte sull’erba” e tutto finisce lì. La parola scritta, carta o web che sia, mantiene una certa solennità, che la televisione non ha.

Seppi? Con noi è sempre stato cortesissimo quindi immagino che anche con voi…
È il cugino altoateasino che vorremmo avere tutti, ragazzo straordinario. Devi considerare poi che io ormai comincio a diventar vecchio, quando li ho intervistati la prima volta erano ragazzini poi non è che diventano altezzosi. Ma poi con Seppi magari ti incontri in vacanza e scambi persino due palle.

Ci sono giocatori con cui vai d’accordo, con cui è più semplice entrare in contatto?
Mah, credo che almeno Federer ricordi vagamente la mia faccia. Se mi incontra mi saluta. Ma quello, così educato, saluta tutti… Poi lui è incredibile, l’hai sentito in conferenza stampa? Ricordava di aver messo otto prime nel primo game contro Murray. Non si scorda nulla. Ho fatto pure da stalker a lui e alla Navratilova. Arrivo al campo in cui si allena, vestito di bianco, con la racchetta in mano, pantaloncini… il prototipo del bravo tennista di Wimbledon insomma. Mi avvicino e gli dico “Roger, facciamo due scambi. A te non ti cambia niente, a me regali un ricordo meraviglioso”. Quello mi guarda in faccia, la racchetta, le scarpe, pare perplesso. Mi mette una mano sulla spalla e mi fa “le scarpe sono ok, la racchetta ce l’hai… vabbè continua ad allenarti, magari un giorno o l’altro facciamo due tiri”. Stessa scena con la Navratilova. Io sempre impeccabile nel mio completino bianco, da perfetto stalker ripeto la formuletta “a te non cambia niente ecc. ecc.” Lei mi guarda come Federer, però mi dice “e vabbè, facciamo ‘sti due scambi”. Ti rendi conto? Ho fatto due scambi con la Navratilova.

A questo punto pare inutile chiederti la soddisfazione più grande…
La soddisfazione più grande è sempre l’ultima in ordine di tempo. Ti faccio vedere (tira fuori il telefonino). Lo sai di chi è questo numero? (Sulla rubrica c’è scritto: John McEnroe).  Cioè ti rendi conto? Ho il cellulare di John McEnroe. Per intervistarlo ho pregato Sergio Palmieri, suo manager storico, di fare da tramite. Sergio mi richiama e mi fa: ti do il suo numero, ha detto che è ok, chiamalo. Gli ho scritto e mi ha risposto. Vedi questo sms? È suo. Quasi quasi me lo tatuo sul braccio…

Ma gli aspetti faticosi nel tuo lavoro ci saranno no?
Chiaro, come tutti i lavori ha anche i suoi momenti duri. Ma sono molti di più quelli belli, fidati. E poi abbiamo un gruppo ottimo. Tu hai parlato solo di quelli che sono qui a Londra, ma a Milano abbiamo cinque sale di montaggio. Una redazione tennis è una squadra di telecronisti e voci tecniche professionali e appassionati. Esempio: realizziamo l’intervista, i ragazzi la mandano a Milano dove la “lavorano” montatori bravissimi. L’intervista diventa un file da inserire in una scaletta. Assieme a mille altre cose. E poi, magicamente, 3, 2, 1… in onda! Ci vuole una squadra preparata e attenta perché tutto questo funzioni senza errori e risulti interessante per il pubblico. Che peraltro, nel tennis, è spesso composto di “studiosi” molto competenti, pronti a beccare ogni sbavatura…! E poi, fammi dire una cosa: i “famosi” – cioè quelli che vanno in onda, mi ci metto pure io – saranno pure bravi. Ma i “non famosi” – tutti quelli che lavorano dietro le telecamere: regia, coordinamento, tecnici, truccatori e parrucchieri,  devono esserlo altrettanto, se non di più. E fanno un lavoro delicato e mai abbastanza celebrato.

Ma come vivete questo cambiamento nel modo di comunicare? Sai che tanti rimpiangono Tommasi e Clerici.
Si, certo che lo so, figurati se non li amo anch’io. È stato un grande onore poter lavorare con loro. Ma rimpiangere Rino e Gianni è come rimpiangere Borg e Connors. Anche se io li ritengo delle colonne, e infatti qui abbiamo anche riportato Gianni al microfono, per parlare di Serena. Ma il passare del tempo va accettato.  Quindici anni fa si accendeva la telecamera e partivi con i convenevoli: “Buongiorno Roberto, come stai?” e magari aspettavi la risposta ecc. Oggi dopo 10 secondi devi già essere sulla prima notizia. Il ritmo è incalzante, della tua opinione frega poco, vogliono sapere cosa pensa Federer o Djokovic o Nadal. Che poi neanche decidi tu quando ascoltarli, ma ti chiama il loro staff e ti dice “due domande, fatteli bastare”.

Ma la qualità in qualche modo ne risente?
Credo sia cambiato il concetto stesso di qualità. Che un tempo era prevalentemente nel contenuto “giornalistico”. Oggi, parlo di TV, è nella qualità delle immagini, montaggio serrato, racconto senza troppi fronzoli e asciutto al massimo. Ma di tennis se ne sai, viene fuori comunque. E anche il contrario, chiaro…!

Stefano ne approfitto per una cosa che mi pare divertente. Visto che sono qui, i lettori – ma anche qualche nostro cronista, anche noi abbiamo una squadra folta – mi dicono: “ma scusa non puoi dire a Meloccaro” e partono con tutte le richieste del mondo. “Perché Sky non ha trasmesso Seppi? Perché i rumori di fondo del campo sono così attutiti?” Insomma Meloccaro, prenditi le tue responsabilità, migliora quegli effetti sonori!
Ma è ancora niente. Un giorno mi incontra una signora e mi dice “ma lei è il signore di Sky?”. Ti lascio immaginare. Io tutto contento “ma certo signora c’est moi. Sono io”. Quasi preparandomi per l’autografo… “Ah senta, volevo dirle… a casa mia Sky non si vede bene, forse c’è un problema con l’antenna ma lei non può fare nulla?”. Che dovevo dirle? Ma certo signora, adesso vengo a sistemare l’antenna.

Cosa ti ha divertito di più a Wimbledon?
La vuoi sapere una cosa? Io non so se te ne sei accorto ma ci sono queste signore, diciamo non più giovani, che si aggirano per i campi laterali. Se trovano posto si siedono e si guardano una partita per 2, 3 ore. Se ci fai caso ai cambi di campo bevono. Ma lo sai che quella non è acqua? E manco te. È vino bianco! Cioè se la partita si prolungano escono dal campo ubriache, credimi!

Ma sì, mi ero accorto di qualcosa… Mi ero insospettito quando avevo chiesto un sorso d’acqua ad una di queste signore e loro avevano cominciato a tergiversare imbarazzate… A proposito: un tuo momento imbarazzante?
Arriva Stich in studio. Io con la mia brava domandina ad un certo punto chiedo “cos’è che ricordi più intensamente della tua vittoria del 1991 a Wimbledon?” Lui con tranquillità mi risponde “quando l’arbitro disse Game, Set e Match Becker”. “Cavolo”, penso… “Ho sbagliato l’anno”. Però vedo che lui continua come se niente fosse. Ci ho messo un po’ a capire che mi stava raccontando dell’errore dell’arbitro che appunto chiamò Game, Set e Match per Becker invece che per Stich, solo che col boato del pubblico nessuno se ne accorse mai. Un’altra volta comincio un’intervista con Krajicek – per fortuna registrata – e parto. “Dopo la tua vittoria a Wimbledon del 1997…” “Ah bello”, mi interrompe, “guarda che era il 1996”. E pensa che io l’avevo detto in italiano….

Stefano, prima di andarci a vedere Serena che si mangia la Muguruza (copyright Melo durante LjuboTime) che farai adesso? Scriverai un libro?
Vedi che li hai anche tu i momenti imbarazzanti? Io un libro l’ho già scritto: Braccio d’oro. Ovviamente dedicato al grande Capitano, Paolo Bertolucci. Però dai, sei giustificato. Dopotutto l’hanno comprato solo i miei parenti intimi, e forse i suoi. Ah, la casa editrice è fallita subito dopo, non ho mai visto un centesimo. Anzi, sono andato in totale perdita, comprai il mio primo portatile per scriverlo…

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